A 10 anni dalla morte del Comandante Hugo Chávez Frías (5 marzo 2013), “comuna o nada” rimane il grido di battaglia del popolo venezuelano che avanza nella rivoluzione bolivariana.
Il 20 ottobre 2012, durante l’ultimo consiglio dei ministri del Governo venezuelano a cui partecipò Hugo Chávez Frías, l’allora presidente pronunciò quello che sarebbe poi entrato nella storia come il “Golpe de timón”, il “cambio di direzione” della politica bolivariana verso il socialismo.
Nel suo discorso a Palazzo Miraflores, Chavez invitava all’autocritica e a moltiplicare l’efficienza della gestione statale; questo non semplicemente aumentando le risorse finanziarie e il potere istituzionale dei ministeri, bensì rafforzando il potere popolare attraverso le comunas.
La rivoluzione bolivariana non doveva limitarsi alla presa dello Stato borghese e quindi alla sostituzione di una classe dirigente con un’altra. Al centro del processo doveva stare la sua trasformazione in un Estado Comunal in cui le comunas costituissero la base politica ed economica della futura società socialista e in cui il popolo organizzato possa costruire le condizioni per rispondere ai suoi propri bisogni. Chávez concluse il suo discorso scandendo lo slogan “comunas o nada” – o la rivoluzione investe nell’autorganizzazione e nell’autogoverno popolare, oppure la rivoluzione sarà tradita.
Il problema che poneva Chávez nel suo ultimo discorso al consiglio dei ministri era e rimane reale e affronta quello che potremmo definire uno dei problemi centrali di ogni movimento rivoluzionario, cioè il rapporto tra partito, governo e popolo organizzato in quel processo chiamato “edificazione del socialismo”. Sulla base di uno studio minuzioso delle esperienze rivoluzionarie nella storia, Chávez si chiese come animare il processo politico del socialismo al di là dell’azione dello Stato, nella via popolare stessa.
Quel seme che Chávez seminò 10 anni fa – “comuna o nada” – nel frattempo è cresciuto e si è fatto fiore; un fiore delicato che il popolo venezuelano organizzato continua a proteggere con tutti i mezzi necessari contro le tempeste che si abbattono su di lui. In questo modo il popolo comunero continua ad avanzare nel percorso della rivoluzione socialista.
Al di là della retorica dei mass media occidentali, il popolo venezuelano ancora oggi costituisce l’attore principale della rivoluzione bolivariana e le comunas lo strumento primario per la costruzione del socialismo. Il Ministero del Potere Popolare per le Comunas e i Movimenti Sociali presidiato da Jorge Arreaza ha censito oltre 3.600 comunas iscritte regolarmente nel registro ufficiale. C’è un però: “la stragrande maggioranza di queste comunas non esiste realmente; altre esistono solo formalmente, senza auto-attivazione sui territori, aspettano che il governo intervenga con finanziamenti e servizi. Le comunas realmente attive in tutto il Paese sono circa 500”. A parlarmi è Ángel Prado, uno dei fondatori della comuna El Maizal nello Stato di Lara e membro della Dirigenza nazionale dell’Union Comunera. Nel 2021 Prado è stato inoltre eletto sindaco di Simón Planas per il PSUV, il Partito Socialista Unito del Venezuela fondato da Chávez nel 2007.
Un anno fa, il 4 e il 5 marzo 2022, circa 60 comunas delle cinque regioni del Venezuela hanno fondato l’Union Comunera in un primo congresso tenutosi proprio nella comuna El Maizal. L’Union Comunera è una sorta di sindacato delle comunas, risultato di un processo organizzativo avviato anni prima. L’Union Comunera oggi occupa un ruolo determinante nella vita quotidiana delle comunas: coordina e funge da moltiplicatore delle esperienze comunere accumulate negli ultimi 15 anni, elabora e diffonde – all’interno e all’esterno – la linea politica dell’organizzazione e costruisce programmi di formazione politica, ideologica e tecnica secondo le necessità nei territori. “L’Union Comunera è stato un importante passo in avanti nella stabilizzazione dell’idea delle comunas nel Paese”, aggiunge Prado.
La comuna El Maizal costituisce sicuramente una delle esperienze comunere più importanti del Paese. Nata il 5 marzo 2009, ingloba un territorio di 2.300 ettari tra i due Stati di Lara e Portugesa nell’occidente del Paese e oltre 3.500 famiglie per un totale di 14.320 persone. Si tratta di un territorio che prima dell’avvio della rivoluzione bolivariana era abbandonato dalle istituzioni pubbliche e in cui le persone vivevano nella povertà assoluta con abitazioni precarie e una produzione agricola che bastava a malapena per l’autoconsumo. La vendita dei prodotti eccedenti doveva per forza passare da commercianti intermediari che li pagavano un misero prezzo, rivendendoli poi per farci sopra un guadagno. Attraverso questo meccanismo si riproduceva una subordinazione dei produttori diretti all’arbitrio degli intermediari, dei grandi proprietari terrieri e delle multinazionali.
Con l’ascesa del chavismo, la situazione è cambiata radicalmente. “Nel 2009 il governo di Chávez ampliò l’autostrada che collega Caracas con l’Occidente. Il Comandante visitò il cantiere e si fermò nel Comune di Sarare dove ci venne a trovare. Questo incontro è stato determinante per lo sviluppo della nostra comuna e quindi di tutto il territorio”, ci dice José Luis Sifontes, uno dei coordinatori della politica comunera del PSUV provinciale. “Dal 2009 in poi abbiamo iniziato ad occupare terre e serre abbandonate e avviato le unità di produzione comunere poi regolarizzate dal Governo. Inoltre abbiamo costruito case per circa 300 famiglie e strutture scolastiche per tutto il territorio. I finanziamenti sono arrivati dalla Gran Misión Vivienda Venezuela e dal Ministero del Poder Popular para la Educación, ma i lavori li abbiamo fatti noi stessi”.
Gli inizi della comuna El Maizal è esemplare per la dialettica tra governo socialista e potere popolare delle comunas. Spinto dalla vittoria elettorale di Chávez e dalla democratizzazione delle strutture politiche ed economiche del Paese, il popolo autorganizzato ha agito sul territorio creando le condizioni per rispondere autonomamente ai propri bisogni. Il governo chavista, a sua volta, ha fornito sostegno laddove le comunas lo necessitavano, rispettando le forme di autogoverno territoriale. È in questa logica che si devono leggere la regolarizzazione delle terre occupate, il finanziamento di abitazioni e scuole e tanti altri progetti governativi sui territori. Il governo dunque non dirige semplicemente la vita pubblica con politiche dall’alto, ma fornisce l’alveo entro cui il popolo espande il protagonismo dal basso. Gli attivisti della comuna insistono però sul fatto che costruire l’auto-governo non è semplicemente un atto di equilibrio (precario) tra istituzioni pubbliche e potere popolare, bensì la ricerca permanente di un’autonomia totale sui territori tramite le comunas.
Oggi, a 14 anni dalla fondazione della comuna El Maizal, circa 120 produttori diretti gestiscono 14 unità produttive di generi alimentari: mais bianco e giallo, carne bovina e suina, uova, latte e formaggio, caffè e vari tipi di verdure. Inoltre, un’azienda creata nel 2011 gestisce la distribuzione del gas in tutto il territorio della comuna. Grazie a questa gestione collettiva della produzione e distribuzione dei prodotti di prima necessità, la comuna riesce a garantire in gran parte una sovranità alimentare che gli attivisti comuneri definiscono un’arma fondamentale contro le sanzioni imposte dagli Stati Uniti che soprattutto nel periodo 2015-2021 hanno martoriato la popolazione venezuelana.
Una seconda arma fondamentale contro l’isolamento politico ed economico prodotto dall’imperialismo statunitense è la solidarietà internazionale. Il movimento brasiliano dei lavoratori agricoli senza terra (MST) è presente in Venezuela con attivisti della sua brigata permanente Apolônio de Carvalho, ormai dal 2005. La sua funzione si riassume nello slogan “tecnicizzare le conoscenze, elevare la coscienza”. Nelle diverse zone di produzione agricola del Paese, l’MST sostiene i produttori grazie alle esperienze e alle conoscenze accumulate negli ultimi 40 anni di occupazione di terre, costruzione di accampamenti in tutto il Brasile e sviluppo di un’agricoltura sostenibile contro l’agrobusiness che sfrutta i lavoratori e distrugge i territori.
Nella comuna El Maizal, nel concreto, da tre anni la brigata internazionalista gestisce la Scuola agricola Che Guevara. Grazie alla presenza permanente di compagni del MST, la scuola offre corsi tecnici, ma anche politici ed ideologici in cui diverse decine di giovani del territorio possono perfezionare l’apprendimento delle tecniche agricole e elaborare concretamente il legame teorico e pratico tra produzione territoriale e costruzione del socialismo. La Scuola Agricola Che Guevara non sostitutiva della scuola pubblica, ma si aggiunge ad essa.
Se El Maizal rappresenta l’esempio ideale di una comuna agricola, la Comuna socialista 5 de Marzo Comandante Eterno è una delle comunas urbane più avanzate per quanto riguarda il radicamento territoriale. Situata nel quartiere El Valle, a Caracas, si estende su una collina di oltre 11 ettari di città, accorpa circa 6.000 abitanti e conta 19 unità produttive di proprietà sociale. Si tratta di un territorio in cui i problemi sociali esistevano da prima della Rivoluzione e continua ancora oggi ad essere un territorio problematico: tante case non usufruiscono di acqua corrente, l’elettricità è precaria, per raggiungere le abitazioni più in alto si devono salire centinaia di scale senza possibilità di utilizzare un trasporto pubblico.
I giovani militanti attivi nel barrio sono perlopiù organizzati nel Frente Cultural de Izquierda (F.C.I.). Nella bottega che accosta la strada principale Av. Intercomunal de El Valle i due militanti Gabriela e Ericsson mi accolgono e mi raccontano il loro percorso: “L’F.C.I. nasce negli anni 2010/2011 come movimento studentesco. Entriamo in contatto con il mondo delle comunas inizialmente grazie a El Maizal in un percorso di formazione politico-ideologica. Poi, negli anni 2017/2018, costruiamo delle brigate che si spostano all’interno del Paese per mettere insieme le esperienze delle comunas. Da lì nasce l’idea dell’Union Comunera.”
Nella loro idea, le comunas non sono solo delle strutture politico-organizzative di un territorio; è previsto che ogni comuna includa anche una base economico-produttiva propria. Visto il contesto urbano, qui le imprese di proprietà sociale non possono produrre alimenti, ma sono attive nel settore dei servizi e della distribuzione. La bottega ha un ruolo fondamentale nel quartiere. Gabriela mi spiega: “Qui vendiamo i prodotti che provengono dalle altre comunas, come per esempio il caffè, la panela, il cacao, prodotti delle zone andine. Questo intercambio economico costituisce la base finanziaria delle comunas. Però non è tutto, perché la costruzione di una rete di produttori e territori ha uno scopo politico e formativo: in questo modo rafforziamo il ruolo delle comunas e insistiamo sulla centralità della nostra organizzazione nel processo rivoluzionario.”
Sono almeno altri due i progetti della Comuna 5 de Marzo che meritano attenzione. Nel primo caso si tratta di un sistema di riciclaggio che da un lato aiuta a portare avanti la raccolta differenziata e sostenibile, dall’altro offre posti di lavoro alle persone che vivono il territorio. Insieme al Ministero del Potere Popolare per l’Ecosocialismo è stata inoltre aperta una scuola di formazione sul riciclaggio in cui le persone possono imparare alcune tecniche lavorative di riuso, riciclaggio e trattamento dei rifiuti – un altro esempio di dialettica governo-autorganizzazione popolare con lo scopo di rafforzare la via popolare al socialismo. Questa “economia morale” è un elemento essenziale per la formazione di una coscienza operaia che non si basa semplicemente sul valore di scambio, bensì su concetti come autorganizzazione, mutualismo, sostenibilità.
Il secondo ambito di lavoro politico della Comuna 5 marzo si chiama La Ruta de las Flores. Si tratta di una politica comunera femminista che offre risposte ai bisogni delle donne, dei bambini e degli adolescenti del territorio. Me ne ha parlato la compagna Emily, 24 anni, anche lei militante del F.C.I., nella Casa Comunal Colectiva Tejiendonos Mujeres, centro d’incontro femminista del 5 de Marzo. Mi spiega che la loro organizzazione non si ferma semplicemente all’intervento femminista “pratico”, come l’educazione sessuale, le campagne contro le violenze di genere, la rete di psicologhe in sostegno a donne e bambini etc. Le compagne stanno anche lavorando alla stesura di un testo di orientamento teorico che fissa una linea femminista comunera e che riesca a coniugare contraddizioni di genere e contraddizioni di classe: “Non siamo contro gli uomini, non vogliamo metà della torta o capovolgere i rapporti di genere, non vogliamo essere né capi né oppressi. Quello che vogliamo è cambiare la ricetta della torta, vogliamo un altro modo di relazionarci su tutti i livelli.”
Il capitale non costituisce semplicemente un rapporto economico tra lavoratori e padroni, ma un rapporto che tocca ogni sfera sociale, anche al di fuori del mondo del lavoro, in ogni ambito di vita. Il socialismo quindi non può limitarsi al cambiamento dei rapporti di proprietà, il socialismo è anche una questione culturale e morale. La Ruta de la Flores è un esempio che risalta il significato morale delle comunas intese come strumenti organizzativi che ambiscono a creare, permanentemente, nuove relazioni sociali. Iniziato nella Comuna 5 de Marzo, questo progetto femminista oggi esiste in altre quattro comunas negli stati di Sucre, Lara, Miranda e Táchira.
Dieci anni dalla morte di Hugo Chávez, il protagonismo popolare, l’autorganizzazione e l’autogoverno dal basso continuano a costituire anima, corpo e cuore del chavismo. La costruzione del socialismo però non si può limitare all’attivismo locale. José Luis Sinfontis ricorda come anche Chávez insisteva su questo aspetto: “Prima della sua morte, il Comandante Chávez l’ha spiegato in modo preciso in un suo intervento: chi si ferma al locale non può costruire il socialismo; il localismo è controrivoluzionario.”
L’altro slogan comunero – indipendencia, comuna y socialismo – riassume proprio questa prospettiva internazionalista. Indipendiencia: dall’ingerenza straniera, soprattutto dall’imperialismo yankee, ma anche dalle multinazionali e dalla borghesia nazionale con interessi particolari (latifondisti, investitori privati, intermediari etc.); un’indipendenza che significa anche sovranità alimentare, politica, economica. Comuna: “comuna o nada” appunto, un processo rivoluzionario non top-down; solo il protagonismo comunero garantisce uno strumento contro la burocratizzazione del partito e del governo. Socialismo: il locale non è sufficiente, le comunas senza verticalizzazione, senza un governo e senza politiche socialiste rischiano di ridursi ad un localismo piccolo-borghese non in grado di incidere permanentemente nella vita del popolo.
I militanti incontrati nei diversi territori del Paese proteggono il delicato fiore delle comunas per farlo diventare, nel futuro prossimo, un resistente albero, un pilastro portante dello Stato socialista comunero. Perciò questo movimento popolare merita tutta la nostra attenzione e la nostra solidarietà.