post voto

Spazio Catai Padova

Finora Potere al Popolo ha tenuto fede agli obiettivi che si era dato quando è nato a novembre.

Le elezioni sono state attraversate e utilizzate come un’occasione, un mezzo grazie a cui lanciare un messaggio di solidarietà e giustizia sociale, ma anche di entusiasmo e determinazione. Certo, dopo lo slancio con cui abbiamo vissuto le ultime settimane di campagna elettorale speravamo in un risultato migliore, ma, oltre alle 370.000 persone che hanno votato (con un voto assolutamente non casuale!) per questo progetto, un altro fenomeno ci dice che siamo sulla strada giusta: l’incredibile attivazione che c’è stata nei giorni immediatamente successivi al voto, in cui tantissime persone in tutta Italia hanno scritto alla pagina nazionale o alle singole assemblee territoriali chiedendo come sostenere il movimento, come partecipare  o addirittura se fosse possibile tesserarsi…

D’altra parte l’esito complessivo del voto ci dimostra proprio la necessità di un progetto come quello di PaP.  La composizione del nuovo parlamento certifica da un lato lo spostamento a destra della società e dall’altro il fatto che le soluzioni ai problemi materiali che affliggono i “nostri” (lavoro, pensioni, sanità, casa) vengono richieste a soggetti politici che non sono evidentemente in grado di fornirle. Proprio qui potrebbe inserirsi PaP nei prossimi mesi, mettendo in atto una sorta di “controllo popolare” sul Parlamento. Ovvero mettendo in luce come sia presente una maggioranza parlamentare che potrebbe anche convergere su alcuni obiettivi, come l’abolizione della legge Fornero o la limitazione del lavoro nel commercio la domenica e i festivi, ma che quasi sicuramente non lo farà, preoccupata di non turbare troppo lo status quo, la stabilità e l’Europa. Una campagna su questi temi, unita al sostegno attivo alla proposta di legge di iniziativa popolare sulla scuola (LIP), ci permetterà di relazionarci efficacemente all’attività parlamentare pur non essendo riusciti a entrare in Parlamento e di conseguenza costruire una opposizione al governo che verrà formato.

Il nostro obiettivo prioritario deve rimanere comunque quello di organizzarci sempre meglio, di dare sostanza a PaP. Per fare questo abbiamo bisogno di aprire sedi, dove non ce ne siano già, tanto nelle città più grandi quanto nei paesini di provincia. Dobbiamo creare una rete di “case del popolo” che siano punti di organizzazione materiale di attività mutualistiche, di pratiche di solidarietà, di sostegno alle lotte di quel determinato territorio, e al contempo luoghi di incontro, formazione e dibattito, in cui dare forma a comunità solidali e contrastare la desertificazione sociale che viviamo dopo 10 anni di crisi e 30 di attacco sfrenato del capitale alle condizioni di vita delle classi popolari. Il nostro compito primario è contribuire alla costruzione di legami sociali attraverso momenti di solidarietà e lotta, gli unici capaci di smontare in concreto la gabbia della guerra tra poveri in cui da sempre le classi dominanti tentano di rinchiuderci. Immaginiamo la nascita in ogni regione d’Italia di “reti di solidarietà popolare”, sul modello di quella già esistente a Napoli, che possano coordinare efficacemente questo lavoro di impianto di nuove attività mutualistiche e di collaborazione tra realtà e associazioni già esistenti.

Così potremo davvero radicarci nel tessuto sociale, farci riconoscere dal nostro popolo e continuare a creare aggregazione politica intorno al progetto a partire dalla nostra presenza costante e intelligente nei territori, nella vita quotidiana delle classi popolari.

Un utile elemento potrebbe essere anche una sorta di tesseramento a PaP, con cui fornire un elemento di identificazione politica e cominciare a pensare in modo strutturale all’autofinanziamento.

Crediamo che Potere al Popolo sia il soggetto politico di cui avevamo bisogno e che dobbiamo costruire.

Da Padova, da questo NordEst che è un caposaldo dell’onda leghista che ha investito l’Italia, non possiamo che pensare di essere sulla strada giusta, una strada tutta da costruire insieme. Ora abbiamo una bandiera e uno strumento in più per fare quello che facevamo prima con ancora più forza. Possiamo e dobbiamo portare avanti pratiche di mutualismo e solidarietà che non si riducano all’assistenzialismo ma che siano fattore di riconoscimento e di attivazione. Rompere l’autoreferenzialità tornando a camminare domando, ripartendo dai gesti di umanità, dalla costruzione di comunità solidali. Senza pensare di avere verità in tasca, e invece bussando ad ogni porta, ascoltando, sporcandoci le mani.

Il Catai è un piccolo spazio sociale. Lo abbiamo chiamato così immaginando quel posto lontano che però possiamo raggiungere modificando il nostro sguardo sulle cose. Il suo nome vuole indicare un altrove che è già qui.

Nelle nostre attività quotidiane verifichiamo che, a volte, basta davvero poco – una biblioteca popolare, un’aula studio autogestita, uno sportello contro lo sfruttamento – per non sentirsi più soli e rassegnati. Per intravedere un mondo migliore.

Insieme possiamo costruire anticipazioni di potere popolare, dimostrando e dimostrandoci, materialmente, che si può fare.

“Al profitto e al suo volere tutto l’uomo si tradì. Ma la Comune avrà il potere, dov’era il no faremo il sì.”

ADELANTE!

POTERE AL POPOLO!

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