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“Mi riconosci? Sono un professionista dei Beni Culturali”

Potere al Popolo! aderisce all’appello lanciato dal gruppo “Mi riconosci? Sono un professionista dei Beni Culturali” per la realizzazione di una manifestazione nazionale di tutti i lavoratori e le lavoratrici della cultura.

Un modo per unire e rivendicare i diritti di tutti gli operatori del settore che lottano contro il lavoro gratuito e sottopagato, contro le esternalizzazioni e le privatizzazioni; un modo per chiedere adeguati investimenti per la cultura visto che l’Italia ne uno dei più bassi d’Europa a fronte del più grande e importante patrimonio artistico e culturale del mondo.

Soltanto accogliendo le istanze che arrivano dai lavoratori stessi – dalla base –  potrà avvenire un’inversione di tendenza rispetto agli ultimi trent’anni di politiche della cultura che, portate avanti da governi e amministrazioni di ogni colore, hanno distrutto i diritti dei lavoratori, hanno mortificato il nostro patrimonio e reso sempre più difficile una ricerca in campo artistico con continui tagli e con una concezione neoliberista della cultura, considerandola come un business da cui ricavare il massimo profitto.

La cultura per noi è una priorità di inestimabile valore sociale: una forza capace di educare alla libertà e alla critica, alla solidarietà e di sviluppare una società con un nuovo senso comune e un’immaginazione creativa; non la si può lasciare in mano al caso, a chi ha il potere o la vuole solo mercificare.

Populismo, razzismo, fascismo e mafia trovano terreno fertile dove la società è culturalmente debole e manipolabile.

La cultura come patrimonio va tutelata e resa accessibile in quanto risorsa dei cittadini – anche e soprattutto di tutti e tutte quelli che ad oggi ne sono ancora esclusi.

Inoltre la cultura come realtà occupazionale è centrale perché riguarda 700 mila lavoratori circa che, come altre in altre categorie, stanno subendo l’erosione dei loro diritti, mentre le nuove generazioni, come in tutti i settori, si vedono precluse la possibilità di cominciare a lavorare.

Archeologi, orchestrali, bibliotecari, attori, archivisti, storici dell’arte, coristi, diagnosti dei beni culturali, operatori museali, cantanti, coristi, tecnici e amministrativi, ballerini e tutti gli altri lavoratori e lavoratrici del mondo della cultura rivendicano la loro centralità nell’economia italiana. Una centralità che si traduce in 250 miliardi di euro (il 17% del PIL) generati dal sistema produttivo creativo e culturale, mentre il numero dei lavoratori rimane al fondo della classifica europea per l’occupazione nel comparto culturale.

Quindi aderiamo a questa manifestazione che si svolgerà nel prossimo autunno e ci impegneremo per costruirla e generalizzarla il più possibile perché pensiamo ci sia bisogno di coesione tra i lavoratori e le lavoratrici della cultura per lottare uniti e per chiarire il fatto che il lavoro, la professionalità e le competenze di questi sono inestimabili per tutti e tutte e quindi vanno riconosciute e tutelate.

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