Puglia

[Lecce] Lettera al Ministro Martina da una terra avvelenata

Caro Ministro Martina,
mi rivolgo a Lei con queste righe ma in realtà non è con Lei che voglio parlare.

Da circa dieci giorni penso a ciò che avrei voluto scriverLe in una lettera vera, dove e come avrei dovuto spedirgliela; cosa che non ho fatto né farò.

Sa, mi ero convinta del fatto che scriverle nel pieno degli effetti collaterali del Taxolo avrebbe compromesso la mia lucidità perciò ho aspettato che mi passasse un pò di rabbia ma questa rabbia non passa. Credo di aver capito che non passerà mai.

Così non Le ho scritto e non lo farò.

Oggi 9 Maggio 2018 mi sento bene, la ripresa è sempre più lunga dopo ogni ciclo ma non importa. La lotta è l’unica risposta: lo era prima e lo è a maggior ragione adesso. Sa cosa ho pensato quando i medici mi hanno dato la diagnosi? Che non era che l’ennesimo motivo per essere comunista.

Domani mi aspetta un altro ciclo di chemioterapia; il sesto.

Sono una giovane donna di 33 anni, una ricercatrice, una diagnosi di carcinoma mammario triplo negativo e per completare il quadro una mutazione BRCA1. Sa cos’è una mutazione BRCA1, Ministro?

Guardi, è semplice: ha sentito parlare del caso Angelina Jolie? Ecco.

Ho 33 anni e non ho figli, caro Ministro. Non avevo mai pensato seriamente alla maternità fino a due mesi fa: sempre stata precaria, anche prima di essere una Dottoranda coronando il sogno di una vita; in passato ho più che altro pensato all’adozione.

Sa, ho scoperto del cancro mentre organizzavo la mia missione all’estero.

Che scherzo del destino, eh, Ministro?

Così adesso, invece di lavorare al mio progetto di ricerca, lotto per avere un futuro, per restare in vita.

 

Ed eccomi qui, caro Ministro.

Una donna come tante: precaria e malata di cancro.

Quale fronte di lotta preferisce tra i due?

L’esercito dei giovani – e non – precari o l’esercito dei malati oncologici?

Oppure l’esercito delle donne colpite dai cosiddetti “tumori femminili”, un esercito di donne mutilate?

Forti, indistruttibili, vive ogni giorno di più ma MUTILATE.

 

Lei si starà chiedendo: e dunque?

Vede caro Ministro Martina, non le scrivo per lamentarmi.

La sofferenza me la sto portando dentro come fa ogni malato oncologico e cresce ogni giorno perché si nutre di rabbia.

Ma noi non possiamo soffrire troppo, lo sa? Perché ogni smorfia di dolore amplifica il dolore e il sentimento di impotenza che logora i nostri familiari, i nostri compagni, i nostri amici. Certo, i crolli ci sono; qualche giorno fa, ad esempio, piangevo come una bambina davanti al mio compagno.

Non scrivo neanche per parlare del cancro, anche se ho scoperto a mie spese che non se ne parla mai abbastanza. Ad esempio si parla pochissimo delle mutazioni genetiche eppure noi “mutati” siamo sempre di più e ormai tutti i Poli Oncologici forniscono risposte e supporto in questo senso.

 

Torniamo a noi, caro Ministro.

Lei, Maurizio Martina, Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, con il decreto legge “Misure di emergenza per la prevenzione, il controllo e l’eradicazione di Xylella fastidiosa nel territorio della Repubblica Italiana” pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 6 aprile scorso, ha deciso di avvelenare la mia terra: il Salento.

Lei, Maurizio Martina, ha IMPOSTO per legge di contrastare il fenomeno della Xylella OBBLIGANDOCI a quattro trattamenti chimici all’anno tra Maggio e Dicembre; erbicidi, pesticidi e insetticidi da utilizzare in maniera massiccia nelle Province di Lecce, Brindisi e Taranto.

Lei, Maurizio Martina, un giovane del PD, ha DECISO di CONDANNARE la mia terra, di mettere in ginocchio centinaia e centinaia di aziende e cooperative agricole e biologiche che stanno riscattando un futuro di incertezze e povertà, di CONTAMINARE DELIBERATAMENTE il suolo, le acque e l’aria di questa martoriata Repubblica Italiana.

Quel Decreto porta il suo nome, quel Decreto mette a rischio la VITA e la SOPRAVVIVENZA di uomini e donne, di un intero territorio.

 

Io ho vissuto metà della mia vita in un’altra Regione, la Campania.

Una Regione che mi ha mostrato un’umanità unica, la sua enorme bellezza.

Anche questa una terra martoriata.

Ci abbiamo fatto l’abitudine; l’abitudine a vedere le persone morire. Diagnosi che si rincorrono come le foglie in autunno. Pile e pile di referti, migliaia di ecografie, di elettrocardiogramma, di analisi del sangue, Tac, Pet-tac, Scintigrafia ossea, Risonanza Magnetica, liste d’attese, follow-up; aspettativa, licenziamenti…sofferenza, sofferenza, sofferenza.

Il cancro ha delle cause, Lei questo dovrà pur saperlo. Le mutazioni genetiche hanno delle cause.

La scienza ci salva la vita e Lei, e tanti altri come Lei, piegano la scienza in nome del profitto per toglierci la vita.

Discariche abusive da celare sotto il tracciato (la S.S. 275) di un progetto di “ammodernamento” stradale, l’impianto Enel di Cerano, l’Ilva di Taranto, il Tap che vorreste far approdare a Melendugno e adesso le piogge di pesticidi che ricordano tanto le multinazionali e lo sfruttamento dell’America Latina.

Ci ammaliamo e se non ci ammaliamo ci fermate a colpi di scudo e manganello quando contrastiamo i vostri scellerati progetti, le vostre opere inutili; salvo poi ammettere dopo vent’anni che avevamo sempre avuto ragione.

 

Ecco, Caro Ministro; io non mi rivolgo a Lei; queste righe non le scrivo a Lei.

Sono per me.

Perché io non possa mai dimenticare questa sofferenza che è collettiva, globale.

Di cancro si muore. Ma contro il cancro si lotta. E anche contro persone come Lei.

Con il sangue agli occhi.

CONTRO L’OBBLIGO DI PESTICIDI SARÀ DISOBBEDIENZA. E RESISTENZA.

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