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FIORIRE IN MEZZO AL POPOLO! ORGANIZZARSI E RESISTERE SUI TERRITORI.

“Siamo come i semi e il popolo è come la terra.
Ovunque andiamo, dobbiamo unirci al popolo,
mettere radici e fiorire in mezzo al popolo”

Quello che avete tra le mani è un manuale diretto a chiunque voglia impegnarsi, nel proprio territorio, per costruire presidi di solidarietà e resistenza, cultura e pratiche ribelli a quelle di sistema. Si tratta di un piccolo strumento, frutto dell’esperienza diretta di questi anni, che speriamo possa essere concretamente utile ad altr che vorranno impegnarsi insieme e dopo di noi.

Qualsiasi movimento che viene dal basso e non gode di appoggi mediatici, di finanziamenti privati e sponsor milionari ha la sua ricchezza più grande nelle persone che ne fanno parte, che si attivano e partecipano. La militanza, l’impegno volontario e l’adesione a un progetto fondato sulla condivisione di un obiettivo e di una visione del mondo rappresentano un tesoro da custodire e valorizzare. Senza il lavoro silenzioso e incessante delle “basi” non sarebbero possibili grandi campagne, iniziative popolari, raccolte fondi, petizioni, cortei e flash mob; insomma tutti gli strumenti attraverso cui chi è escluso dalla rappresentanza politica istituzionale può far ascoltare la propria voce, proporsi al resto della società, costruire reti.

Ecco perché dare forma a queste brigate informali, organizzare e federare le “bande ribelli” che già agiscono, anche se disordinatamente e con discontinuità, in modo tale da garantirgli durata nel tempo, stabilità, propensione all’autogoverno e alla capacità di formazione e discussione collettive, è una priorità per chiunque auspichi una trasformazione sociale radicale. È a questo processo che ci riferiamo quando parliamo di assemblee territoriali, della formazione e della strutturazione interna di nuclei di attivist.

Nelle pagine successive del testo ci concentreremo sul lavoro specifico, lo scheletro e gli strumenti che riguardano la costituzione e lo sviluppo delle assemblee territoriali. In questa introduzione, invece, ci interessa sottolineare perché esse sono imprescindibili.

Perché dove il capitalismo frammenta e isola, noi vogliamo unire. Le condizioni in cui svolgiamo quotidianamente le nostre attività, nei luoghi della formazione o sui posti di lavoro, non sono un mistero per nessuno. Dispositivi consolidati da decenni di politiche padronali spregiudicate quanto reazionarie hanno costruito un clima di iper-competizione, diffidenza reciproca, in cui ci si sente continuamente giudicat o abbandonat, “fallit” o “non meritevoli”. La caduta rovinosa delle grandi organizzazioni di mediazione politica e sindacale della sinistra italiana ha accelerato questa deriva. Tocca a noi ricostruire questi legami sociali, creare meccanismi di riconoscimento e empatia reciproci tra le persone a partire dal vissuto comune che condividono. L’assemblea territoriale incarna, in nuce, questa aspirazione.

Perché nessun progetto di trasformazione della società può vincere senza radicarsi. Ogni giorno, nella nostra vita personale o nella nostra attività politica e sociale, la realtà ci pone un’enormità di esigenze e problemi a cui rispondere. Vogliamo essere ambiziosi e incisivi: vogliamo superare questi ostacoli e non limitarci a un’azione testimoniale. Per farlo sappiamo che le idee e i programmi che elaboriamo possono essere vincenti se saremo capaci di diffonderli e farli vivere nella carne viva della società. L’assemblea territoriale è il centro propulsore che costruisce, intorno alle nostre pratiche e alle nostre rivendicazioni, elementi di contatto e consenso con i settori popolari di cui vogliamo rappresentare istanze, bisogni, desideri. Le assemblee territoriali sono i luoghi in cui organizzare il lavoro territoriale, progettarlo, metterlo a verifica e raffinarlo.

Perché abbiamo bisogno di stimolare e accrescere la partecipazione popolare. Un progetto che vuole davvero aprirsi al mondo e sfidarlo, può farlo solo accendendo la miccia del protagonismo popolare. Le assemblee territoriali sono le nostre braccia collettive, devono sapersi protendere all’esterno, pronte ad accogliere chiunque voglia mettersi alla prova insieme a noi, chi voglia far parte della comunità e contribuire, come e quanto è nelle sue possibilità, allo sviluppo del progetto comune. Tenere viva la partecipazione, aggregare nuove forze man mano che si procede, sono le uniche garanzie per non arenarsi, non chiudersi nell’autoreferenzialità e garantire il ricambio generazionale di cui abbiamo costantemente bisogno.

Perché abbiamo bisogno di crescere e di formarci per essere all’altezza della sfida. Le assemblee territoriali sono imprescindibili laddove non si rivolgono “semplicemente” all’esterno della comunità che le costituisce, ma svolgono una funzione essenziale per gli/le stess attivist. Sono le “palestre” per educare, nell’esperienza concreta delle lotte territoriali, futur militant alle pratiche di autogoverno, cooperazione, conflitto. Ci aiutano a sviluppare, tramite la discussione e lo studio collettivo, un livello di coscienza, formazione, competenze, che non ci offrirà nessun altro contesto.

Nelle prossime pagine, troverete alcuni spunti per portare a termine questi quattro obiettivi. L’opuscolo è suddiviso in quattro parti: nella prima abbiamo esplicitato i cinque scopi di un’assemblea territoriale, che devono sempre essere tenuti presenti della programmazione del vostro lavoro politico; nella seconda parte abbiamo definito compiti, caratteristiche e strumenti a disposizione dell’assemblea territoriale; nella terza parte abbiamo approfondito alcuni aspetti della vita quotidiana di un’assemblea territoriale, fornendo consigli pratici per affrontare questi momenti; abbiamo poi inserito una serie di allegati utili per l’attività quotidiana. Un grande movimento politico collettivo non può nascere soltanto dal volontarismo estremo, ma innestando sulla disposizione volontaria un’organizzazione che la preservi e la accresca. Guardando all’Italia di oggi, alla crisi profondissima in cui è sprofondato il nostro Paese, è forte la tentazione a credere che sia tutto “inutile”, a non impegnarsi ché tanto “non cambia mai nulla”. Ma non è così: non esiste azione, seppur piccola, che non provochi una reazione. Non esiste modello che non generi imitazioni e contrapposizioni. Con la consapevolezza di poter ancora incidere sull’esterno per trasformarlo, ognuno di noi può impegnarsi a denunciare lo stato di cose presente, incrinarlo, prefigurare un futuro differente e metterlo alla prova già qui e ora.

Buon lavoro con la vostra assemblea territoriale!

Ex Opg_Fiorire in mezzo al popolo_2023

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