Cosa succede davvero a in Catalogna? Cosa sta spingendo le masse a scendere in strada, a occupare le piazze e a sfidare una dura repressione pur di ottenere l’indipendenza dallo stato spagnolo? Siamo davvero davanti a mero “egoismo” promosso dalle élite borghesi catalane, ansiose di liberarsi dal giogo economico di Madrid? Oppure le imponenti mobilitazioni sono generate da un desiderio di cambiamento reale che parte dal riconoscimento della lingua, della cultura e della storia catalana per arrivare all’indipendenza e alla giustizia sociale? D’altronde nei partecipati scioperi di ottobre dopo aver effettuato numerosi picchetti, i lavoratori hanno svolto vari cortei a Girona, Lleida e Tarragona, chiedendo la deroga della riforma del lavoro del PP, l’aumento del salario minimo, la fine delle privatizzazioni e del precariato. Da segnalare la mobilitazione degli scaricatori del porto di Barcellona, la chiusura della Seat di Martorell e i numerosi blocchi stradali. Gli scioperi sono stati, a detta degli organizzatori, “un efficace strumento messo a disposizione di tutta la popolazione per la difesa dei diritti civili e politici” minacciati dai tribunali spagnoli e “per la costruzione della repubblica catalana dei lavoratori”. Dov’è, dunque, che l’indipendentismo lascia spazio al più ambizioso obiettivo della rivoluzione?
Senza la pretesa di avere risposte precostituite, “Lettere dalla Catalogna” affronta la montante effervescenza catalana affrontandone le contraddizioni, dando spazio alla viva voce dei militanti di una battaglia capace di toccare punte altissime di partecipazione popolare e di mettere in crisi la teoria dell’ “ordine” portata avanti non soltanto dallo stato spagnolo ma da tutte le istituzioni politiche ed economiche europee.

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