La storia di Sacko, la nostra Storia
Sacko lavorava come bracciante nella piana di Gioia Tauro, per una paga infame di 2 euro all’ora. Sacko era iscritto al sindacato USB e lottava per la dignità di chi come lui faticava sotto il caporalato. Sacko viveva in una baraccopoli dove immigrati africani, asiatici ed est europei “soggiornano” per la durata della campagna. Sacko è morto con un colpo di fucile alla testa, mentre aiutava due compagni a recuperare pezzi di lamiera in una fabbrica abbandonata da anni, proprio per costruire la baracca in cui tornare alla sera dopo una giornata a spaccarsi la schiena.
Una storia terribile, no? Eppure merita l’attenzione dei giornali solo per qualche giorno e solo per capire se si adatta al loro racconto. Era clandestino? Stava rubando? Se l’è cercata? Se non si possono raccogliere voti continuando la guerra fra poveri, allora è una storia inutile. Inutile parlare della criminalità organizzata, che gestisce nell’omertà migliaia di ettari di coltivazioni. Inutile parlare di chi ci guadagna come la Grande Distribuzione Organizzata, che sfrutta questo lavoro sporco per farci comprare frutta e verdura con offerte imperdibili nei nostri supermercati. Meglio dimenticare.
Invece no. Il nome di Sacko Soumayla è un nome da ricordare perché ci parla di riscatto, di dignità e giustizia. E insieme, italiani e stranieri, dobbiamo cominciare a scrivere la sua storia perché è la nostra: quella della lotta contro lo sfruttamento, contro la guerra tra poveri, il razzismo, l’omertà e il servilismo. Allora la pacchia, per qualcuno, sarà finita davvero.
Potere al Popolo! Parma invita tutti e tutte a un presidio di solidarietà
Venerdì 8 giugno alle 18.30 in Piazza Garibaldi
