post voto

Alberto Cicciarelli: studente di Fisica, Cerveteri (Roma)

Breve commento sul risultato elettorale.

Il risultato elettorale è stato a mio parere più che incoraggiante. PaP è nato il 17 dicembre 2017. In meno di tre mesi ha convinto più di 300.000 persone. Sono dati di crescita importanti considerando come questi voti non possono essere considerati di protesta o occasionali. Una forza politica schierata in tal modo, ovvero in un “verso” preciso, non può essere votata per protesta, l’elettore non rischierebbe tanto. Ecco quindi che quel 1,12% acquista un certo spessore se considerato come uno zoccolo duro su cui aggiungere percentuali.
Lo stesso discorso non può essere fatto per i partiti populisti veri vincitori di questa tornata elettorale. M5S e Lega non sono schierati in maniera chiara, seppur la seconda si può considerare destra. Assieme hanno raccolto più del 50% degli elettori italiani, di questi molti sono stati attratti dal pensiero “votare per distruggere”. Per avere riscontri sperimentali di quanto si scrive basta interrogare 10 elettori a cinque stelle e ascoltarli mentre dicono “Ho votato per protesta”.
Gli “altri” (FdI, FI esclusi) sono voti di gente sinistroide, che ha visto in partiti come PD o LeU l’unico freno ad un’ondata di populismo distruttivo e di conseguenza la scelta più ovvia ad esclusione (non per rappresentazione).
Molti poi si sono astenuti perché non si sentono rappresentati o, peggio, non provano interesse verso il loro paese definendo la politica come tutta “robaccia”, non credendo che esista un vero partito che possa essere definito tale.
Questo è il quadro che emerge dai risultati: una sinistra da ricostruire, con un partito che non può più tenere da solo il peso di rappresentarla e un populismo che cresce in maniera direttamente proporzionale al nervosismo del popolo.
In questo quadro si inserisce quel piccolo ma significativo 1,12% di persone che ancora credono in “qualcosa”. Bisogna dunque stabilire questo qualcosa e trovare idee per portarlo avanti e diffonderlo.

Come continuare in sintesi.

Per esporre la mia idea partirò dalla conclusione del paragrafo precedente. Bisogna stabilire “qualcosa” in cui credere, qualcosa da diffondere. Ad oggi PaP risulta come un cantiere aperto di idee, che però a mio parere ha bisogno della giusta architettura per non crollare.  Bisogna dunque stabilire cos’è Potere al Popolo. Che sia un partito di sinistra è chiaro e netto, ciò lo distingue. Ma quanto ha senso parlare di sinistra ad oggi, nel terzo millennio? Non bisogna perdere i valori del passato che ci hanno dato un’identità e questo è fuori discussione. Ma neanche rimanerci ancorati in maniera fissa. Per sopravvivere prima e vivere poi dobbiamo trovare il coraggio di rinnovare certe idee e costruire un’ideologia di partito. Per ideologia di partito si intende una filosofia da seguire, che vada oltre le singole scelte. Una volta elaborata una sorta di costituzione interna (oltre lo statuto quindi), che non lasci a interpretazioni personali le idee del partito, si può incominciare a diffondere e difendere. La domanda è, come si può fare ciò? In parte già lo si sta facendo, tra assemblee territoriali ed incontri, ma la democrazia di partito deve essere tale che anche il milionesimo iscritto potrà essere ascoltato. Il movimento 5 stelle mostra come internet possa essere sfruttato per la partecipazione generale. Con questo non voglio intendere di prendere quel sistema e farlo nostro, ma prendere in prestito l’idea di partecipazione via web. Sulle modalità attraverso cui questo può essere reso possibile si può discutere in vari modi (per esempio quest’iniziativa è un buon punto di partenza).

Dunque è chiaro che le priorità per potere al popolo in questo momento risultano essere quelle di trovare una propria ideologia e gestire nella maniera più democratica possibile la partecipazione degli attivisti. Stiamo dunque parlando di organizzare il partito, di canalizzare le nostre energie in un sistema organizzato e costruito dal popolo per il popolo, guidato da un congresso eletto periodicamente con un leader da scegliere tutti insieme. Molti di questi primi passi dal 18 dicembre sono stati mossi in questa direzione, ma a mio parere serve più organizzazione ed un aumento delle connessioni interne a PaP.

Dopo aver costruito con la partecipazione generale la nostra ideologia e dopo aver regolato al meglio l’organizzazione interna, PaP acquisirà una maggiore credibilità. Questo avrà un riscontro positivo in molte persone, scettiche nei nostri confronti. Chi ci ritiene dei fuochi di paglia è perché è convinto che non saremo in grado di organizzare e gestire la nostra forza. Bisogna dimostrare il contrario per convincere la gente di sinistra (che in Italia non manca mai, PCI docet) a sbarrare il nostro simbolo.
Bisogna far capire ai voti di protesta del M5S che siamo noi la vera scelta rivoluzionaria, l’unica garante di un’alternativa concreta ad un sistema nazionale destinato al fallimento.
Bisogna riconquistare gli astenuti con le nostre idee e dobbiamo puntare a conquistare i giovani e a portarli all’interesse per qualcosa che reputano morto. Queste devono essere le aree da conquistare per andare oltre quel 1,12%.
Per “attaccare” certe zone dell’elettorato è necessaria una macchina della diffusione che lavori al massimo, programmata con obiettivi futuri da raggiungere (es. un certo numero di partecipanti alle assemblee, di iscritti o semplicemente di likes).
Le assemblee territoriali, le battaglie sociali e i canali social sono già presenti nella vita di PaP, ma vanno rafforzati. C’è bisogna di maggiore sensibilizzazione verso l’impegno di ogni attivista per promuovere le idee del partito e partecipare in maniera diretta allo sviluppo di quest’ultimo. Molti ignoravano la nostra esistenza prima del 4 marzo, ora da queste elezioni abbiamo acquisito maggiore notorietà (come programmato), sfruttiamo quest’ondata di pubblicità e facciamoci conoscere con qualsiasi mezzo a nostra disposizione.

Ideologia, partecipazione e diffusione sono i punti da cui bisogna partire. I primi due soprattutto risultano necessità per l’organizzazione interna senza la quale diffondere ed attrarre risulta impossibile o quanto meno limitato. Il moto deve essere dall’interno all’esterno.

Breve conclusione.

Ringrazio per l’attenzione e spero di poter esporre meglio, telematicamente o fisicamente, le mie idee. Il 18 sarò presente, quindi a presto, compagni!

Alberto Ciccarelli

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