C’è stato un tempo in cui gli appelli per un’Europa libera dal nucleare risuonavano in tutto il continente. È iniziato con l’Appello di Stoccolma (1950), che si apriva con le potenti parole “Noi esigiamo l’assoluto divieto dell’arma atomica. Noi consideriamo che il governo il quale utilizzasse contro qualsiasi paese l’arma atomica, commetterebbe un crimine contro l’umanità e dovrà essere considerato come criminale di guerra” e si è poi approfondito con l’Appello per il disarmo nucleare europeo (1980), che lanciava l’agghiacciante monito “Stiamo entrando nel decennio più pericoloso della storia umana”. Circa 274 milioni di persone firmarono l’appello di Stoccolma, tra cui – come spesso riportato – l’intera popolazione adulta dell’Unione Sovietica. Eppure, dall’appello europeo del 1980, sembra che ogni decennio sia sempre più pericoloso del precedente. “Mancano ancora 90 secondi alla mezzanotte”, hanno scritto a gennaio i redattori del Bulletin of the Atomic Scientists (i custodi del Doomsday Clock). La mezzanotte è l’Armageddon. Nel 1949, l’orologio era a tre minuti dalla mezzanotte e nel 1980 si era leggermente ritirato dal precipizio, tornando a sette minuti dalla stessa. Nel 2023, tuttavia, la lancetta dell’orologio si è spostata fino a novanta secondi dalla mezzanotte, dove si trova tuttora, il momento più vicino all’annientamento su larga scala.
Questa situazione precaria rischia di raggiungere oggi un punto di svolta in Europa. Per comprendere le pericolose possibilità che potrebbero essere scatenate dall’intensificarsi delle provocazioni in Ucraina, abbiamo collaborato con No Cold War per produrre il briefing n. 14: NATO’s Actions in Ukraine Are More Dangerous than the Cuban Missile Crisis. Vi invitiamo a leggere attentamente questo testo e a diffonderlo il più possibile.
Negli ultimi due anni, in Ucraina è scoppiata la più grande guerra europea dal 1945. La causa principale di questa guerra è il tentativo degli Stati Uniti di espandere l’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO) in Ucraina. Ciò viola le promesse fatte dall’Occidente all’Unione Sovietica durante la fine della Guerra Fredda, come ad esempio che la NATO non si sarebbe mossa “di un solo centimetro verso est”, come assicurò il Segretario di Stato americano James Baker al Presidente sovietico Mikhail Gorbaciov nel 1990. Nell’ultimo decennio, il Nord globale ha ripetutamente snobbato le richieste russe di garanzie di sicurezza. È stato questo disinteresse per le preoccupazioni russe che ha portato allo scoppio del conflitto nel 2014 e alla guerra nel 2022.
Oggi, una NATO armata di armi nucleari e una Russia armata di armi nucleari sono in conflitto diretto in Ucraina. Invece di prendere provvedimenti per porre fine a questa guerra, negli ultimi mesi la NATO ha fatto diversi nuovi annunci che minacciano di far degenerare la situazione in un conflitto ancora più grave, con il potenziale di estendersi oltre i confini dell’Ucraina. Non è esagerato dire che questo conflitto ha creato la più grande minaccia alla pace mondiale dai tempi della crisi dei missili di Cuba (1962).
Questa pericolosissima escalation conferma la correttezza della maggioranza degli esperti statunitensi sulla Russia e sull’Europa orientale che da tempo mettono in guardia contro l’espansione della NATO nell’Europa orientale. Nel 1997, George Kennan, il principale architetto della politica statunitense durante la Guerra Fredda, ha affermato che questa strategia è “l’errore più fatale della politica americana nell’intera era post-Guerra Fredda”. La guerra in Ucraina e i pericoli di un’ulteriore escalation confermano appieno la serietà del suo monito.
In che modo la NATO sta intensificando il conflitto in Ucraina?
I più pericolosi sviluppi recenti di questo conflitto sono le decisioni prese a maggio da Stati Uniti e Gran Bretagna di autorizzare l’Ucraina a utilizzare le armi fornite dai due Paesi per condurre attacchi militari all’interno della Russia. Il governo ucraino ha immediatamente utilizzato questa possibilità nel modo più provocatorio possibile, attaccando il sistema di allarme rapido per missili balistici della Russia. Questo sistema di allarme non ha alcun ruolo nella guerra in Ucraina, ma è una parte centrale del sistema di difesa della Russia contro gli attacchi nucleari strategici. Inoltre, il governo britannico ha fornito all’Ucraina i missili Storm Shadow, che hanno una gittata di oltre 250 km e possono colpire obiettivi non solo sul campo di battaglia, ma anche all’interno della Russia. L’uso di armi della NATO per attaccare la Russia rischia una contro-risposta russa equivalente, minacciando di estendere la guerra oltre l’Ucraina.
A ciò ha fatto seguito l’annuncio di giugno del Segretario generale della NATO Jens Stoltenberg della creazione di un quartier generale della NATO per le operazioni nella guerra in Ucraina presso la base militare statunitense di Wiesbaden, in Germania, inizialmente composta da 700 persone. Il 7 giugno il Presidente francese Emmanuel Macron ha dichiarato che il suo governo stava lavorando per “finalizzare una coalizione” di Paesi NATO disposti a inviare truppe in Ucraina per “addestrare” le forze ucraine. In questo modo le forze della NATO entrerebbero direttamente in guerra. Come hanno dimostrato la guerra del Vietnam e altri conflitti, tali “addestratori” organizzano e dirigono i combattimenti, diventando così bersaglio di attacchi.
Perché l’escalation in Ucraina è più pericolosa della crisi dei missili di Cuba?
La crisi dei missili di Cuba fu il prodotto di un calcolo avventuristico sbagliato da parte della leadership sovietica, secondo cui gli Stati Uniti avrebbero tollerato la presenza di missili nucleari sovietici a soli 144 km dalla costa statunitense più vicina e a circa 1.800 km da Washington. Tale dispiegamento avrebbe reso impossibile per gli Stati Uniti difendersi da un attacco nucleare e avrebbe “livellato il campo di gioco”, poiché gli Stati Uniti avevano già tali capacità nei confronti dell’Unione Sovietica. Gli Stati Uniti, com’era prevedibile, hanno chiarito che ciò non sarebbe stato tollerato e che lo avrebbero impedito con ogni mezzo necessario, compresa la guerra nucleare. Con il Doomsday Clock a 12 minuti dalla mezzanotte, la leadership sovietica si rese conto dell’errore di calcolo e, dopo alcuni giorni di intensa crisi, ritirò i missili. Seguì un allentamento delle tensioni tra Stati Uniti e Unione Sovietica, che portò al primo Trattato sulla messa al bando parziale degli esperimenti nucleari (1963).
Nel 1962 non volarono proiettili tra Stati Uniti e URSS. La crisi dei missili di Cuba fu un incidente a breve termine estremamente pericoloso che avrebbe potuto scatenare una guerra su larga scala, anche nucleare. Tuttavia, a differenza della guerra in Ucraina, non derivava da una dinamica di guerra già esistente e in via di intensificazione da parte degli Stati Uniti o dell’URSS. Pertanto, pur essendo estremamente pericolosa, la situazione poteva anche essere, ed è stata, rapidamente risolta.
La situazione in Ucraina, così come il crescente conflitto intorno alla Cina, sono strutturalmente più pericolosi. È in corso un confronto diretto tra la NATO e la Russia, dove gli Stati Uniti hanno appena autorizzato attacchi militari diretti (immaginate se, durante la crisi del 1962, le forze cubane armate e addestrate dall’Unione Sovietica avessero effettuato importanti attacchi militari in Florida). Nel frattempo, gli Stati Uniti stanno aumentando direttamente le tensioni militari con la Cina intorno a Taiwan e al Mar Cinese Meridionale, oltre che nella penisola coreana. Il governo statunitense è consapevole di non poter permettersi di subire l’erosione della propria posizione di supremazia globale e ritiene, a ragione, di poter perdere il proprio dominio economico a favore della Cina. Per questo motivo si sposta sempre più spesso sul terreno militare, dove mantiene ancora un vantaggio. La posizione degli Stati Uniti su Gaza è determinata in modo significativo dalla consapevolezza di non potersi permettere un colpo alla propria supremazia militare, incarnata dal regime che controlla in Israele.
Gli Stati Uniti e i loro partner della NATO sono responsabili del 74,3% della spesa militare globale. Nel contesto della crescente spinta degli Stati Uniti verso la guerra e l’uso di mezzi militari, la situazione in Ucraina, e potenzialmente intorno alla Cina, sono in realtà altrettanto e potenzialmente più pericolose della crisi dei missili di Cuba.
Come devono negoziare le parti in guerra?
Alcune ore dopo l’ingresso delle truppe russe in Ucraina, entrambe le parti hanno iniziato a parlare di una riduzione delle tensioni. Questi negoziati si sono sviluppati in Bielorussia e in Turchia prima di essere vanificati dalle assicurazioni della NATO all’Ucraina di un sostegno infinito e senza limiti volto a “indebolire” la Russia. Se questi primi negoziati si fossero sviluppati, migliaia di vite sarebbero state risparmiate. Tutte le guerre di questo tipo finiscono con i negoziati, ed è per questo che prima si sarebbero potuti svolgere, meglio sarebbe stato. Questa è un’opinione ormai apertamente riconosciuta dagli ucraini. Vadym Skibitsky, vice capo dell’intelligence militare ucraina, ha dichiarato a The Economist che i negoziati sono all’orizzonte.
Da molto tempo ormai, il fronte Russia-Ucraina non si è mosso in modo drammatico. Nel febbraio 2024, il governo cinese ha pubblicato una serie di principi in dodici punti per guidare un processo di pace. Questi punti – tra cui l’”abbandono della mentalità da Guerra Fredda” – avrebbero dovuto essere presi in seria considerazione dalle parti belligeranti. Ma gli Stati della NATO li hanno semplicemente ignorati. Alcuni mesi dopo, dal 15 al 16 giugno, si è tenuta in Svizzera una conferenza guidata dall’Ucraina, alla quale la Russia non è stata invitata e che si è conclusa con un comunicato che ha preso in prestito molte delle proposte cinesi sulla sicurezza nucleare, sulla sicurezza alimentare e sullo scambio di prigionieri.
Mentre alcuni Stati – dall’Albania all’Uruguay – hanno firmato il documento, altri Paesi che hanno partecipato all’incontro si sono rifiutati di sottoscriverlo per una serie di motivi, tra cui la sensazione che il testo non prendesse sul serio le preoccupazioni della Russia in materia di sicurezza. Tra i Paesi che non hanno firmato ci sono Armenia, Bahrein, Brasile, India, Indonesia, Giordania, Libia, Mauritius, Messico, Arabia Saudita, Sudafrica, Thailandia ed Emirati Arabi Uniti. Pochi giorni prima della conferenza in Svizzera, il Presidente russo Vladimir Putin ha presentato le sue condizioni per la pace, che includono la garanzia che l’Ucraina non si unirà alla NATO. Questo punto di vista è condiviso dai Paesi del Sud globale che non hanno aderito alla dichiarazione della conferenza tenutasi in Svizzera.
Sia la Russia che l’Ucraina sono disposte a negoziare. Perché si dovrebbe permettere agli Stati della NATO di prolungare una guerra che minaccia la pace nel mondo? Il prossimo vertice della NATO, che si terrà a Washington dal 9 all’11 luglio, deve sentirsi dire, a voce alta e chiara, che il mondo non vuole la sua pericolosa guerra o il suo decadente militarismo. I popoli del mondo vogliono costruire ponti, non farli saltare in aria.
Il briefing n. 14, una chiara valutazione degli attuali pericoli legati all’escalation in Ucraina e dintorni, sottolinea la necessità che Abdullah El Harif del Partito della Via Democratica dei Lavoratori in Marocco e io stesso abbiamo già articolato nell’Appello di Bouficha contro i preparativi per la guerra del 2020, cioè la necessità che i popoli del mondo:
- si oppongano al guerrafondaio imperialismo statunitense che vuole imporre guerre pericolose a un pianeta già fragile;
- si oppongano alla saturazione del mondo con armi di ogni tipo, armi che infiammano i conflitti e spesso spingono i processi politici verso guerre senza fine;
- si oppongano all’uso del potere militare per impedire lo sviluppo sociale dei popoli del mondo;
- difendano il diritto dei Paesi a costruire la propria sovranità e la propria dignità.
Le persone sensibili di tutto il mondo devono far sentire la loro voce nelle strade e nei corridoi del potere per porre fine a questa pericolosa guerra e per avviarci verso un percorso che superi il mondo del capitalismo delle guerre senza fine.
Con affetto,
Vijay
*Traduzione della ventiseiesima newsletter (2024) di Tricontinental: Institute for Social Research.
Come Potere al Popolo traduciamo la newsletter prodotta da Tricontinental: Institute for Social Research perché pensiamo affronti temi spesso dimenticati da media e organizzazioni nostrane e perché offre sempre un punto di vista interessante e inusuale per ciò che si legge solitamente in Italia. Questo non significa che le opinioni espresse rispecchino necessariamente le posizioni di Potere al Popolo. A volte accade, altre volte no. Ma crediamo sia comunque importante offrire un punto di vista che spesso manca nel panorama italiano.