Articolo di Lavinia Borhy, Potere al Popolo – Civitavecchia
Guinea – Giovedì 7 novembre 2019
Giovedì mattina, le strade di Conakry si stanno affollando, sempre più persone si uniscono a chi è già in strada, e quasi tutti indossano maglie rosse con la scritta “Non au 3ème mandat”. Noi non siamo lì, ma possiamo assistere in qualche modo grazie alle testimonianze dirette e quasi immediate del profilo Instagram Amoulanfe. E proprio questa, “amoulanfe”, è la parola d’ordine di ciò che sta avvenendo in Guinea da ormai diversi mesi e con conseguenze amare nelle ultime settimane. Nella lingua sossou questa parola vuol dire “non funzionerà” e si riferisce, in questo caso, al progetto di riforma della Costituzione proposto dall’attuale Presidente della Repubblica Alpha Condé.
Eletto nel 2010, per la prima volta nel Paese attraverso elezioni democratiche, il Presidente 81enne sta ora svolgendo il suo secondo mandato, con scadenza nel 2020, che sembra però non bastargli più. La riforma costituzionale da lui proposta gli consentirebbe infatti di candidarsi per un terzo mandato consecutivo. Questa operazione, oltre ad essere contraria a quanto sancito dalla Carta Africana della Democrazia, delle Elezioni e della Governance – ratificata dalla Guinea nel 2011 – e ai principi fondamentali dell’ECOWAS, si discosta chiaramente dalla volontà del popolo, come dimostrano mesi di manifestazioni organizzate in tutto il Paese e al di fuori.
La Guinea, paese dell’Africa Occidentale che conta meno di 14 milioni di abitanti e che suscita scarso interesse a livello internazionale, sta dando prova di un forte attivismo e di una profonda coscienza civica. Di fronte alla deriva autoritaria del Presidente, la società civile guineana insieme ai sindacati e ai partiti di opposizione ha reagito con la costituzione, nel mese di aprile, del Fronte Nazionale per la Difesa della Costituzione (FNDC). A partire da quel momento le azioni si sono susseguite senza sosta, in luoghi diversificati e coinvolgendo anche le diaspore.
Nonostante le continue espressioni di dissenso da parte dei cittadini, nel mese di settembre il Presidente Condé ha dato il via alle consultazioni sulla riforma della Costituzione, necessaria e voluta – a quanto dice – da parte del popolo guineano, e ha preannunciato la possibilità di un referendum sul tema. La risposta dell’opposizione è stata la prima di una serie non ancora terminata di manifestazioni, che ha avuto inizio con il corteo non autorizzato del 14 ottobre. In questa occasione la reazione delle forze dell’ordine è stata dura, portando ad un totale di 9 decessi per ferite da arma da fuoco, a un alto numero di feriti e diversi arresti, non soltanto nella capitale Conakry, ma anche in altre città del Paese.
Il 22 ottobre 5 esponenti del FNDC sono stati condannati a pena detentiva, di un anno per il coordinatore Abdourahmane Sanoh e di 6 mesi per gli altri. Durante il processo, gli accusati non hanno perso l’occasione per denunciare i trattamenti disumani subiti durante il fermo cautelare. Le parole “Gustizia corrotta!” hanno risuonato nell’aula subito dopo la pronuncia di una delle sentenze, mentre Mohamed Traoré, uno degli avvocati, ha parlato di “processo iniquo, diretto da magistrati sotto l’influenza del potere esecutivo”, definendolo un modo per intimidire la popolazione, dimostrando che chiunque si opponga al progetto del terzo mandato sarà processato e condannato. Commentando questi avvenimenti, il presidente Condé ha accusato i manifestanti di aver commesso gli omicidi, al fine di poterne poi incolpare le forze dell’ordine.
Il 24 ottobre ha avuto luogo una seconda mobilitazione, stavolta autorizzata, il cui itinerario non ha però toccato alcun luogo di potere. Il Fronte ha rivendicato una partecipazione di 1 milione di persone nella capitale Conakry e il capo dell’Unione delle Forze Democratiche della Guinea, Cellou Dalein Diallo, ha dichiarato, rivolgendosi ai poteri dello Stato: “Continueremo ad organizzare queste manifestazioni di protesta per esigere la liberazione dei nostri colleghi incarcerati e la rinuncia al terzo mandato da parte di Alpha Condé”.
Il 31 ottobre Condé, di rientro da un viaggio all’estero, è stato accolto da un vivace corteo in suo favore, che lo ha accompagnato dall’aeroporto al Palazzo del Popolo. L’opposizione accusa il governo di aver pagato i manifestanti o di aver quantomeno presentato come obbligatoria la presenza dei cittadini.
Oltre alle diaspore guineane, anche i paesi limitrofi si sono mossi per sostenere la causa del movimento Amoulanfe: sabato 2 novembre una marcia pacifica a sostegno del popolo guineano ha avuto luogo anche a Dakar, capitale senegalese. Lo scorso lunedì, 4 novembre, una nuova mobilitazione generale ha visto scendere in piazza persone in tutta la Guinea e a Conakry si è svolto il corteo funebre che ha accompagnato le vittime dei precedenti scontri dall’obitorio dell’ospedale al cimitero musulmano di Bambeto, nella periferia della città. Ulteriori scontri sono avvenuti durante le cerimonie funebri, con uso di lacrimogeni, lancio di pietre e l’uso di getti d’acqua da parte delle forze dell’ordine per placare le rivolte. Il bilancio è stato di 2 decessi e diversi feriti.
Ieri, 6 novembre, alcuni rappresentanti del FNDC hanno incontrato le forze dell’ordine in vista del corteo previsto per oggi, insistendo su un servizio di sicurezza il più discreto possibile, per evitare le ripercussioni a cui si è assistito nelle scorse settimane. In un video apparso sui social media, il FNDC ha ribadito ancora una volta le proprie rivendicazioni: la liberazione dei 5 rappresentati condannati a pena detentiva il 22 ottobre; giustizia per le vittime delle manifestazioni (che salgono a 17, secondo il Fronte, dalla metà di ottobre ad oggi) e una dichiarazione pubblica con la quale in Presidente rinunci alla riforma costituzionale.
La dinamica operata da Alpha Condé non è affatto nuova alle popolazioni dell’Africa Occidentale: è “la malattia endemica dei nostri dirigenti africani” per dirlo con le parole del compagno e sindacalista senegalese Babacar Sylla. È doveroso, a questo proposito, ricordare la crisi politica che colpì il Gambia per ragioni analoghe a cavallo tra il 2016 e il 2017, quando, una volta avvenute le regolari elezioni, il presidente uscente Yahya Jammeh rifiutò di cedere il posto al neoeletto Adama Barrow e tentò di imporre la continuazione del proprio mandato. Il capriccio autoritario di Jammeh causò settimane di disordini, il dispiegamento di forze armate da parte dei paesi limitrofi e la fuga in Senegal di numerosi gambiani, tra cui lo stesso Barrow. L’attuale Presidente prestò giuramento al Paese il 19 gennaio 2017 presso l’ambasciata del Gambia a Dakar. Due giorni dopo, in seguito ad un ultimatum dell’ECOWAS, Jammeh lasciò il Gambia diretto in esilio in Guinea Equatoriale. Non c’è forse da sorprendersi se nello stesso Senegal il Presidente della Repubblica Macky Sall, eletto per il secondo mandato nel mese di marzo, sembra già ipotizzarne un terzo.
Alla luce dei fatti qui descritti, che tentiamo di riportare nel modo più fedele possibile a quanto ci giunge dalle poche fonti locali e internazionali che trattano il tema, ribadiamo con fermezza la nostra opposizione a qualsiasi autoritarismo e riteniamo indispensabile continuare ad informarci ed informare su ciò che avviene in realtà che ci vengono spesso dipinte come diverse e distanti, ma che si rivelano profondamente simili nelle rivendicazioni e nelle misure adottate per tutelare diritti e denunciare ingiustizie e irregolarità di ogni sorta. Il popolo guineano sta dando al mondo un grandissimo esempio di convinzione ed impegno, che noi abbiamo l’opportunità ed il dovere di cogliere e testimoniare, per crescere insieme e per costruire risultati comuni, innovativi e definitivi.
Fonti e link utili:
Creazione FNDC
Comunicato FNDC del 5 novembre https://www.facebook.com/frontnationalGN/photos/rpp.265716091026996/419408765657727/?type=3&theater
https://www.lepoint.fr/afrique/guinee-la-psychose-reste-vivace-25-10-2019-2343550_3826.php
http://www.rfi.fr/afrique/20191031-guinee-manifestation-soutien-alpha-conde
https://www.bbc.com/afrique/region-50059129
https://www.lemonde.fr/afrique/article/2019/10/24/guinee-nouvelle-manifestation-contre-une-presidence-a-vie-d-alpha-conde_6016811_3212.html
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