Mi chiamo Marta Collot, ho 26 anni e probabilmente sono la più giovane candidata alla carica di governatore dell’Emilia Romagna che si sia mai vista.

Sono nata a Treviso, e la storia del mio territorio e della mia famiglia è parte di quello che sono. Le origini di mio padre mi hanno trasmesso i valori contadini e operai, la famiglia di mia madre, attraverso le sue figure femminili, mi ha insegnato la forza e l’emancipazione delle donne.

Ho scelto di venire a Bologna anni fa per studiare all’università e al conservatorio. Una scelta che mi fa entrare immediatamente nelle fila dei milioni di precari che sono la spina dorsale di questo paese. Ma non è scappando all’estero, non è studiando materie “che ti danno un lavoro” al posto di quelle umanistiche, non è abdicando alle proprie aspirazioni che ci si può salvare… io credo che solo unendosi e impegnandosi per un mondo diverso si può vincere.

Insieme alla musica, ho scelto di stare dalla parte di chi lotta contro l’ingiustizia. L’impegno contro la sopraffazione sociale, la difesa dell’ambiente, e la costruzione di un movimento studentesco forte, coerente e incisivo.

Provo a elencare alcuni passaggi che credo siano stati importanti nel determinare quella che sono oggi.

La mia coscienza politica è iniziata da piccola, quando i miei genitori mi portavano a manifestazioni, presidi, banchetti durante la mobilitazione contro la guerra, contro l’intervento militare in Iraq. Era il 2003.

Dopo essermi vissuta gli anni del movimento studentesco dell’Onda al liceo, nel 2011 organizziamo la compagine trevigiana di Democrazia reale Ora!, corrispettivo italiano del movimento degli Indignados spagnoli. In particolare, decidiamo di centrare la nostra azione sul rifiuto del debito e contro le politiche di austerità made in UE.

A cavallo tra superiori e università faccio la spola tra il nuovo mondo universitario e la battaglia per gli spazi giovanili e sociali che nel frattempo ho iniziato con i compagni della mia città d’origine. Insieme lottiamo contro la normalizzazione e l’ossessione securitaria, costruendo una socialità alternativa, contrapponendo ai concetti di legalità o proprietà quello di giustizia sociale.

Nel 2013 entro a far parte del neocostituito gruppo giovanile Noi Restiamo. Insieme a loro sperimentiamo un’avanzata intersezione tra questione giovanile e lotta per il diritto all’abitare. Oltre a ciò, quest’esperienza mi permette di coltivare il valore dell’internazionalismo: organizzo gli incontri del Forum to Fight per due anni (forum europeo di organizzazioni politiche giovanili), mi reco spesso in Paesi Baschi e in Catalogna, seguendo da vicino la vicenda del referendum per l’indipendenza, ho visto cos’è la guerra a Kobane, nelle settimane in cui infuriava la battaglia tra Isis e combattenti curdi.

In uno di questi momenti, nella primavera del 2018, partecipo a Bilbao a una settimana internazionale sull’economia alternativa e cooperativa, un incontro incentrato sulla costruzione del potere popolare.

La voglia di dare vita a un’alternativa per gli sfruttati anche in e con Potere al Popolo credo sia una naturale conseguenza di questo piccolo e parzialissimo impegno che però, nonostante la mia giovane età, può già dirsi decennale. In questo percorso non sono sola. La forza di questo progetto sta nella rottura dell’esistente che vogliamo e dobbiamo cercare, così come sta nella collettività che questa rottura deve studiare, organizzare, produrre.

Per questo, al di la della mia esperienza singola, voglio essere un megafono per tutti gli sfruttati della nostra regione. Questa è la vera sfida che abbiamo da portare avanti.

Una regione che ci raccontano essere ricca, prescelta tra tantissime per essere invitata al banchetto dei ricchi dell’UE, nel tavolo centrale di quelli che decidono la morte e lo sfruttamento delle periferie; ma noi sappiamo bene come invece questa nostra regione presenti disuguaglianze sociali fortissime, privatizzazioni selvagge sfruttamento brutale. Insieme a molti stiamo costruendo la possibilità di rompere con lo schema fisso che ci impongono dall’alto. Insieme a tutti, piano piano, costruiremo questa rottura. Non abbiamo un semplice programma da proporre agli emiliano-romagnoli, abbiamo un intero sistema differente e incompatibile con quello esistente.

Un lungo cammino inizia sempre con un piccolo passo. E noi siamo pronti per una maratona.

Ci vediamo ai banchetti, alle assemblee, agli incontri, alle manifestazioni, alle feste di Potere al Popolo in tutte le province dell’Emilia Romagna!