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No al bavaglio contro la solidarietà al popolo palestinese! Blocchiamo il ddl Gasparri!

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Gli eredi del fascismo italiano lavorano, in Parlamento, ad un DDL (n. 1627) denominato “Disposizioni per il contrasto all’antisemitismo e per l’adozione della definizione operativa di antisemitismo”. Per capire perché l’attuale maggioranza – costituita dal partito della Gioventù Meloniana, da eredi del Movimento Sociale, cosplay di Hitler e altra gente non particolarmente nota per la lotta alle discriminazioni antiebraiche – abbia abbracciato in maniera così focosa la causa del contrasto all’antisemitismo occorre fare un passo indietro.

Al Governo non interessa l’antisemitismo, ma l’antisionismo

Dal 7 Ottobre 2023, chiunque osasse criticare, anche solo lievemente, la mattanza della popolazione di Gaza da parte delle forze di occupazione israeliane, veniva sistematicamente accusato di essere contro gli ebrei. L’accusa è parte di una storica opera di mistificazione volta a screditare – derubricandole come manifestazioni di razzismo antiebraico – tutte le critiche alle politiche di espansione illegale dello Stato denominato Israele.

Questo è l’esito di un movimento politico, denominato sionismo, che dalla fine del XIX secolo ha prima promosso e organizzato migrazioni di ebrei europei in Palestina, poi ha avuto la concessione per un insediamento ebraico sotto il mandato britannico e infine, nello shock successivo alla scoperta dello sterminio nazista, ha ottenuto che, in territorio palestinese, nascesse uno stato per gli ebrei di tutto il mondo (dal 1950 ogni ebreo, di qualunque parte del mondo, può trasferirsi in Israele e avere la cittadinanza); dal 2018 Israele è definito da una legge fondamentale lo stato nazionale del popolo ebraico.

Il sionismo non aveva il sostegno unanime degli ebrei europei e americani; proprio nel 1948, nomi illustri come Albert Einstein e Hannah Arendt presero pubblicamente posizione contro il primo ministro israeliano, Begin, appartenente ad un’organizzazione di estrema destra con dichiarate simpatie fasciste.

Pochi anni dopo la fondazione dello Stato d’Israele fu subito chiaro quale fosse il ruolo e lo scopo di questa nuova entità statuale: quello di stato coloniale di insediamento, presidio imperialista in un territorio, quello mediorientale, strategico sul piano economico e politico. È diventato quindi fondamentale, sul piano ideologico, accusare chi critica l’entità sionista di essere mosso da pregiudizi antisemiti; in questo modo, richiamando in modo ossessivo l’Orrore per eccellenza del XX secolo, si ergeva un potentissimo scudo protettivo contro l’illegale e continua espansione dello stato israeliano nella regione.

La definizione di antisemitismo dell’IHRA: vietato criticare Israele

L’Unione Europea e ora la bozza del DDL adottano la definizione di antisemitismo di un’organizzazione internazionale nata nel 1998, l’International Holocaust Remembrance Alliance.
Questa definizione include esplicitamente le accuse ad Israele nella categoria di antisemitismo. Non si può dire che Israele sia razzista e non si possono fare paragoni tra Israele e il nazismo.

Il capolavoro è la precisazione che è possibile rivolgere ad Israele le stesse critiche che si rivolgono ad altri stati, ma non lo si può criticare in quanto manifestazione di collettività ebraica. Peccato che sia Israele stessa, con l’ultima delle sue Leggi Fondamentali, a definirsi come espressione di collettività ebraica, trasformando così ogni attacco in odio antiebraico.

È importante sottolineare quanto sia irrituale questo processo. Un’organizzazione internazionale priva di alcuna rappresentatività (sono solo 35 gli stati membri) elabora una definizione “operazionale” di antisemitismo; al termine viene attribuito un significato preciso, voluto da un’autonominatasi autorità, posto come indiscutibile, quando per nessun termine, che non sia ultratecnico, c’è un’autorità a definirne il significato; questa definizione entra in raccomandazioni parlamentari, direttive e oggi disegni di legge, con tanto di sanzioni penali per chi, sulla base di ciò, viene accusato di odio e discriminazione nei confronti degli ebrei.

Zittire e reprimere a partire dalla scuola

Un ruolo centrale, nel ddl Gasparri, ce l’hanno il Ministero dell’Istruzione e del Merito e quello dell’Università e della Ricerca. Avrebbero, infatti, il compito di organizzare una formazione continua sull’antisemitismo e sulla cultura ebraica e israeliana (notare la distinzione) per il personale e gli studenti, e di prevenire e reprimere ogni episodio di antisemitismo nei luoghi del sapere.

La repressione in nome dell’antisemitismo l’abbiamo già sperimentata; il prossimo passo sarà l’indottrinamento a senso unico, perché ovviamente non esiste una sola cultura ebraica e in realtà nemmeno una sola cultura israeliana, come non esiste una sola cultura francese, o italiana, dal momento che, per fortuna, la produzione culturale di uno stato, o di un popolo, ma anche di uno stato nazionale che si vuole unico rappresentante legittimo di un popolo, non è, non può essere, omogenea.

A meno che, come in questo caso, non si stabilisca per legge (o meglio, per regolamenti attuativi, o circolari) che cosa è cultura ebraica e che cosa no; sarà cultura ebraica quella che legge tutta la storia del popolo e delle persecuzioni subite come un lungo e tortuoso processo giustificativo della fondazione dello Stato d’Israele, mentre sarà espunta tutta la parte che ha espresso ed esprime critiche rispetto a stato e governo israeliano, sia dentro che fuori Israele.

Scuola e Università sono ovviamente nell’occhio del ciclone perché giustamente visti come luoghi sensibili da attenzionare: l’applicazione eventuale di una norma del genere sarebbe patentemente incostituzionale, perché violerebbe la libertà di ricerca e insegnamento col tentativo di bollinare contenuti e critiche autorizzate ed altre illecite. I paragoni con la politica scolastica e culturale del fascismo sono inutili, perché banali.

Un disegno di legge destinato a fallire

Un disegno di legge così malmesso, con così palesi profili di incostituzionalità, così contrario al sentire comune del paese non potrà mai veramente attuarsi. Le piazze di queste settimane lo hanno dimostrato.

Il ddl Gasparri potrebbe diventare operativo solo se tutta l’energia sprigionatasi sparisse, spontaneamente, per stanchezza, presunzione, repressione o, peggio, paura e conformismo. Quello che dobbiamo fare, a partire proprio da lavoratrici e lavoratori della scuola, è quindi concentrare la nostra attenzione e le nostre energie contro questo tentativo maldestro di mettere il bavaglio a ogni critica nei confronti di un vero e proprio stato canaglia, razzista e genocida, difeso dai ricchi e potenti di tutto il mondo perché, oggi come quasi 8 decenni fa, è baluardo e cane da guardia degli interessi dei grandi gruppi industriali occidentali nel Medio Oriente.

Soprattutto, abbiamo il dovere di difendere, nel respingere questo ddl, la nostra Costituzione antifascista, la libertà nell’esercizio dell’arte e della scienza contro ogni tentativo di censura e controllo preventivo.

E abbiamo, come democratici e antifascisti, il dovere di difendere e rivendicare la vera lotta all’odio e alla discriminazione razziale nei confronti degli ebrei, la vera battaglia contro l’antisemitismo.

L’antirazzismo è nel nostro bagaglio culturale, che sia nei confronti degli ebrei o di qualunque altro popolo. Non possiamo lasciare che questa sacrosanta battaglia venga inquinata e distrutta dai nipotini di Giorgio Almirante (redattore della rivista “La difesa della razza”, che preparava il sostrato ideologico del genocidio nazifascista), quelli che ancora oggi, nelle loro festicciole, inneggiano al nazismo, usano la parola “ebreo” come insulto e snocciolano con disinvoltura tutto il peggio del razzismo.

Noi non prendiamo, né prenderemo, lezioni di lotta all’antisemitismo dagli eredi della storia peggiore del Novecento.

ORGANIZZIAMOCI, BLOCCHIAMO IL DDL GASPARRI, BLOCCHIAMO TUTTO. PER LA PALESTINA, CONTRO GUERRA, RAZZISMO, GENOCIDIO!
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