Il futuro della scuola lo decide Andrea Gavosto. Così pare a chi, cercando notizie sulla scuola in questi giorni, si imbatte continuamente nel suo nome
Chi è?
Direttore della Fondazione Agnelli, è l’incarnazione fisica del grande capitale europeo. Studi alla London School of Economics, passaggi in Telecom, Confindustria, Fiat, Banca d’Italia, presenza in vari think tank come ISPI, ISAE, Censis.
La Fondazione Agnelli si è mossa subito per orientare il lavoro del Ministero e delle scuole a partire dal lockdown. Tra progetti e webinar la fa da padrona – e del resto intitolandosi agli Agnelli difficilmente poteva non essere così – insieme ad altri benefattori disinteressati come Google o ErnstYoung.
Ma c’è di più. Al posto del ministro, il futuro della scuola lo decide Andrea Gavosto.
Coincidenze sospette
Il 2 Maggio la Azzolina dichiara in un’intervista che per Settembre immagina un rientro con metà classe in presenza e metà a distanza, alternate.
L’idea scatena giuste e furiose polemiche nel mondo della scuola.
Il 3 Maggio interviene Gavosto sulla Stampa cartacea – l’articolo è stato scritto, quindi, il 2 – e spiega che la proposta della Azzolina “riguarderà certamente gli studenti delle secondarie”.
Come fa ad esserne così sicuro? Lo sa perché decide lui.
Il 3 pomeriggio, infatti, la Ministra chiarisce: “era solo una proposta per gli studenti più grandi”.
Il 4, su Sky News 24, la ministra approfondisce dicendo che per i piccoli “dovremo immaginare altri spazi oltre quelli tradizionali”. Ma l’aveva già detto Gavosto il 3: “si potranno trovare soluzioni intelligenti e creative per usare altri spazi”.
Del resto il nostro aveva già deciso tutto il 14 Aprile, quando scriveva in un articolo sul Sole: “la didattica a distanza resterà presumibilmente una risorsa necessaria per altri mesi, con magari una parte della classe a turno in aula e l’altra a casa collegata online” Vi suona familiare?
Il futuro immaginato da Gavosto
Nello stesso articolo si parla di blocco della mobilità per garantire la continuità didattica e di aumento delle ore di lavoro in presenza dei docenti: troveremo questi punti nel prossimo decreto?
Se associazioni di categoria e sindacati continuano ad accettare – o favorire – le invasioni di campo di soggetti privati nella scuola, possiamo scommettere sulla lettera del testo; se invece decidiamo di iniziare a dire garbatamente a Gavosto e ai suoi consimili che il futuro della scuola lo decide chi la scuola la fa – con buona pace della Azzolina e delle sue task force – forse non ci ritroveremo a subire i diktat di Confindustria & Co. A noi la scelta.