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CONCORSO “SUD” TARGATO BRUNETTA: NON VA BENE PER NIENTE!

Concorso pubblico

Brunetta indice un concorso per 2800 posti al sud senza preselettiva, sostituita da una valutazione dei titoli. Le ragioni dell’opposizione.

Molti non se ne saranno accorti – i più fortunati, che hanno già un lavoro stabile – ma centinaia di migliaia di giovani, disoccupat* o precar*, sanno di che cosa stiamo parlando: la mega-selezione per coprire 2800 posti nella PA.

Brunetta ha parlato, con enfasi, di una nuova fase, promettendo “100 giorni tra bando e assunzioni”.

Vuole forse espiare tutti gli anni di turn-over bloccato a causa sua? In realtà il sospetto che si apra davvero “una nuova fase” c’è: solo che le aspettative sono tutt’altro che positive.

Il bando arriva a soli 5 giorni dal DL 44/2021, un decreto governativo contenente misure “urgenti” per fronteggiare l’emergenza COVID.

Tra queste c’è sicuramente quella dello sblocco delle tante procedure concorsuali ferme da anni, per avere rapidamente un apparato amministrativo rinnovato, in grado di gestire le risorse del Recovery Fund.

Il problema è che il rimedio immaginato da Brunetta – dal quale del resto non potevamo aspettarci nulla di buono – è peggiore del male.

Nel DL 44/2021, art. 10, leggiamo che si dà la possibilità alle PA di svolgere i concorsi con una sola prova scritta ed una orale. La preselettiva è sostituita da una selezione per titoli. Non si parla del classico accesso alla procedura concorsuale con un dato titolo come prerequisito. Si introduce una valutazione al fine di decidere chi ammettere e chi no alle prove.

Nel bando per 2800 posti troviamo la prima realizzazione concreta. I titoli valutabili sono lauree, master, dottorati, altri titoli professionali. Si valutano poi gli anni di lavoro in ambiti affini a quello per cui si concorre. Il tutto dà diritto ad un massimo di 10 punti. La valutazione darà luogo alla formazione di una graduatoria. Da questa verrà preso un numero di candidati pari al triplo dei posti messi a bando (come avveniva con la preselettiva), per un totale, in questo caso, di 8400 persone. Teniamo presente che solamente nelle prime 24 ore sono state presentate 1155 domande.

La decisione è “meritocratica” solo in apparenza.

Di fatto ad avvantaggiarsene sono le persone meno giovani o quelle che hanno avuto la possibilità di avere una lunga carriera di studi.

Nulla contro queste due categorie, ovviamente. Ma è evidente la discriminazione nei confronti dei più giovani o di coloro che, non avendo un sostegno economico “esterno”, hanno dovuto iniziare a lavorare presto per mantenersi. Magari in ambiti non affini a quelli oggetto della selezione. Costoro si trovano in questo modo esclusi in partenza dalla possibilità di diventare dipendenti pubblici.

Chiariamoci: la prova preselettiva, che fino ad oggi ha avuto la funzione di “sfoltire” l’accesso alle successive prove concorsuali, non è la panacea, anzi.

Per i numeri degli iscritti ai concorsi in Italia è una lotteria, dove per una frazione di punto ci si gioca la possibilità di essere selezionati con maggiore attenzione e serietà. Una lotteria che spesso ha escluso proprio i precari storici, costretti all’ennesima procedura concorsuale dopo anni di lavoro e magari esclusi per una sola risposta sbagliata.

La colpa è della tradizionale e cronica assenza di sistematicità dei concorsi pubblici.

La colpa è proprio di Brunetta che, al governo con Berlusconi e Tremonti, bloccò il turn-over. La misura ebbe il doppio effetto di peggiorare i servizi della PA – tra tagli ai bilanci e carenza di personale – e di creare uno strozzamento all’ingresso. Ad ogni concorso bandito oggi i numeri degli iscritti alle selezioni sono biblici, assolutamente sproporzionati rispetto ai posti da ricoprire.

Diciamo le cose con chiarezza, per fugare ogni dubbio. Per noi la stabilizzazione del precariato storico è sacrosanta (peraltro prevista da diversi pronunciamenti in sede europea).Può avvenire, se necessario, anche con una selezione “straordinaria” per soli titoli. Chi ha lavorato per anni da precari* nella PA deve essere stabilizzato senza se e senza ma.

Aumentare gli organici!

Altrettanto sacrosanto e urgente è un calcolo del fabbisogno della PA. Non sulla base dei vincoli di bilancio, ma dell’esigenza di garantire alla popolazione servizi capillari, efficaci, finalmente al livello che ci si aspetterebbe da una delle prime “economie” del mondo.

Non ci accontentiamo della semplice sostituzione di chi va via.

Esigiamo un incremento dell’organico complessivo della PA, partendo magari proprio da quei settori che si sono rivelati strategici – sanità, scuola, servizi territoriali – e che escono devastati da decenni di tagli.

Esigiamo poi che si proceda con la massima rapidità allo svolgimento dei concorsi banditi anche oltre due anni fa, fermi, a volte letteralmente spariti nel nulla. Vogliamo che lo si faccia rispettando i termini previsti dai bandi.

Se infatti qualche PA cogliesse la pessima occasione offerta dal DL Covid e rivedesse le procedure già stabilite, l’effetto sarebbe l’esatto opposto della velocizzazione delle procedure. Si andrebbe incontro a valanghe di legittimi ricorsi con sospensioni, annullamenti e odissee lunghe anni.

Insomma, l’art.10 del DL 44 è da cassare senza appello.

Non solo apre le porte ad un caos normativo e burocratico senza precedenti, ma costituisce esso stesso un precedente pericolosissimo per la PA. Consente alle amministrazioni di selezionare in modo molto simile a come procedono i privati, cioè arbitrariamente. Per di più non mette fine alla piaga del ricorso ai contratti a termine, ribadita nel decreto. Ciò di fatto rende lo Stato il primo datore di lavoro precario d’Italia.

Brunetta ha incanutito, non perso, il pelo, e men che meno il vizio di considerare la PA un nemico da distruggere.

Nella sua ottica miopisticamente neoliberale non riesce a rendersi conto che, di fronte alla pandemia, gli Stati che hanno reagito meglio sono stati quelli con apparati amministrativi più efficaci, capillari, potenti. Laddove invece nei decenni passati aveva trionfato il mito dello “Stato leggero” la Pubblica Amministrazione non è riuscita nemmeno a contare per bene i morti.

Chi però ha vissuto quest’anno “senza rete” – disoccupat*, precari*, gente comune – sa con estrema chiarezza che questa è la verità.

L’ennesimo attacco alla “cosa pubblica”, quindi, non passerà sicuramente inosservato, né facilmente.

Potere al Popolo è pronta a sostenere ogni iniziativa che miri ad un serio rilancio della PA.

Sanare il pregresso, rivedere i fabbisogni, bandire concorsi ogni anno: questa è la strada!

Altre scorciatoie vanno rispedite ad un mittente che conosciamo troppo bene!

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