Dopo la vittoria dei camalli genovesi che hanno impedito ad una nave saudita di caricare materiale bellico e la mobilitazione dei portuali di Napoli contro l’autoproduzione di Grandi Navi Veloci, oggi i lavoratori dei porti sono in sciopero in tutti i porti d’Italia per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale.
L’attacco che gli armatori stanno portando agli operai degli scali è inaccettabile. Ancora più inaccettabile è il silenzio del Governo di Salvini e Di Maio.
L’autoproduzione è la possibilità da parte degli armatori di utilizzare i marinai per le operazioni di carico e scarico delle merci. La loro volontà è quella di sfruttare ancora di più i marittimi, già impegnati in mansioni molto pericolose e fondamentali per la sicurezza dei passeggeri. Operazione di carico e scarico che, grazie alle lotte decennali dei portuali, sono di esclusiva competenza degli abitanti delle città che ospitano i porti. E’ grazie a questa modalità di redistribuzione delle competenze, e quindi delle ricchezze, che le città portuali riescono a mantenere dei buoni livelli di occupazione e benessere. Il Ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, dovrebbe rivendicare con orgoglio questa storica rivendicazione e difendere i portuali. Invece, come sempre, questo governo sta dalla parte dei più forti, in questo caso gli armatori. Cosa dovrebbe fare un governo interessato al benessere della collettività?
1) Ribadire che i porti sono pubblici e quindi le ricchezze che derivano dai traffici devono essere distribuire ai legittimi proprietari: i cittadini delle città di porto. Il primo modo di distribuire tali ricchezze è difendere le maestranze portuali ed affidare loro tutti i lavori che riguardano le operazioni che da sempre svolgono
2)Stare con il fiato sul collo agli armatori, rappresentate da avide multinazionali intenzionate a mantenere per loro più profitto possibile, per evitare i continui attacchi al mondo del lavoro ed alla serenità dei cittadini
3)Andare al contrattacco degli armatori privati, per ottenere altre conquiste per la collettività: maggiore salario e attenzione alla sicurezza per i marittimi; investimenti sulle flotte per diminuire l’inquinamento del trasporto su nave; una tassa che i comuni possano utilizzare per le infrastrutture pubbliche utili a smaltire i traffici navali
Con questi striscioni esposti abbiamo voluto mandare un messaggio ai nostri compagni che lavorano nei porti: non siete soli! Per questo siamo presenti ai presidi di oggi e continueremo a sostenere questa lotta anche in futuro con la massima determinazione.
Potere al Popolo Genova
Potere al Popolo – Civitavecchia