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[NAPOLI] REDDITO E SALUTE PER TUTTI: IN MIGLIAIA IN PIAZZA!

NON SI PUÒ SCEGLIERE SE MORIRE DI COVID O MORIRE DI FAME
Servono misure urgenti per affrontare l’epidemia sociale e sanitaria, ma anche un piano per il futuro

Stasera a Napoli siamo scesi in piazza in 4000. Per il terzo giorno consecutivo la città è in fermento.

La piazza che si è riempita dalle 18, a seguito dell’ennessimo tam tam sui social di questi giorni, rappresenta un ottimo punto di partenza per quello che ci aspetta in futuro…

In primo luogo, chi c’era in piazza?

Tanti, tantissimi adolescenti o under 30, molti più di quelli che avevamo visto finora. Una presenza che non può che essere un segnale positivo: in primis perchè senza la presa di parola dei più giovani qualsiasi mobilitazione è monca e poi perchè segna la capacità di una piazza di attrarre e concentrare i soggetti che normalmente sono più distanti dalla politica.

Una piazza giovane, di “non addetti ai lavori”, e determinata. Davanti alla chiusura totale della piazza di blindati, idranti e camionette, e davanti allo sfoggio muscolare di autorità delle forze dell’ordine, centinaia di persone hanno preteso e ottenuto, senza farsi intimorire, che la polizia si spostasse per permettere al corteo di sfilare fino al palazzo della Regione Campania.

Una piazza che ha messo, definitivamente, la pietra tombale sulla questione camorra.
I baristi con gli shaker, i fantasmi del lavoro nero, i docenti precari, i piccoli commercianti, i lavoratori di palestre, esercizi della ristorazione, i precari della cultura, e le migliaia di figure presenti ieri, hanno messo a tacere polemiche inutili. Questo è il corpo vivo di Napoli, altro che la Camorra. Gente che la Camorra la combatte, e non c’era intervento che non lo rimarcasse.

Cosa chiedeva la piazza?

Una partecipazione così composita non poteva che essere accompagnata da rivendicazioni spurie e variegate. A differenza di quanto hanno sottolineato i quotidiani e talkshow mainstream nel fine settimana, non c’era soltanto la richiesta di aperture a tutti i costi, da respingere per chiunque guardi alla situazione sanitaria aggravata.
C’era – posto in maniera forte, da tanti striscioni, cartelli, etc. – la necessità di conciliare salute e reddito/lavoro, di reperire risorse e soldi là dove ci sono, dai ricchi. Insomma di uscire da questa crisi redistribuendo la ricchezza verso il basso e livellando le disuguaglianze esplose, investendo su sanità pubblica, istruzione, trasporti…

Non è un caso che, subito dopo la manifestazione, la questione sociale abbia trovato un’eco inaspettata sia fra i media (a lato una piccola rassegna stampa) che fra le persone presenti.

C’è ancora tanto su cui lavorare. Ancora troppo spesso si oppone il lavoro alla salute, fino ad arrivareal negazionismo sul virus. E’ giustissimo dire che, indipendentemente dalle misure sanitarie, chiunque deve poter sopravvivere (ecco perchè la richiesta di un reddito di quarantena), è disastroso invece l’egoismo che non tiene conto dei più deboli e dei tanti che si ammalano, e muoiono.
Bisogna che questo piccolo movimento cresca in coordinamento e consapevolezza, che si ritrovi in una piattaforma valida per tutte le categorie di lavoratrici e lavoratori.
Non bisogna mollare nemmeno quando il Governo magari sgancerà alle imprese private due spiccioli lasciando sul lastrico i loro dipendenti…


Noi nei prossimi giorni ci muoveremo in questo senso, con tutte e tutti quelli che vogliono davvero portare la lotta fino in fondo!

Mercoledì 28, dalle 10.30, saremo insieme a genitori e insegnanti sotto Santa Lucia per la messa in sicurezza delle scuole
Giovedì 29, dalle 16, saremo al presidio convocato dall’Unione Sindacale di Base ancora a Santa Lucia, davanti la Regione.

REDDIO E SALUTE PER TUTTI!

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