I FATTI
Abbiamo fatto appena in tempo a commentare lo sblocco dei licenziamenti, che già si vedono i primi risultati di quella scelta.
La mattina di venerdì 9 luglio GKN, multinazionale britannica che produce semiassi per diverse case automobilistiche (ma a Campi, soprattutto per Fiat), comunicava via mail ai suoi dipendenti la chiusura immediata del sito di Campi Bisenzio, in provincia di Firenze, mettendo così per strada 420 lavoratori e lavoratrici diretti più circa 80 delle ditte esternalizzate, per un totale di 500 lavoratori e lavoratrici. L’azienda assoldava una squadraccia di guardie armate con l’intento di tenere i lavoratori lontano da i macchinari. Invano, perché i lavoratori, allontanate le guardie private, hanno occupato la fabbrica.
L’ANTEFATTO
Si trattava di una scelta che era già nell’aria, da quando, dal 2018, la GKN fu acquistata da un fondo di investimento finanziario, la Melrose Industries. A dispetto del nome, la Melrose non si occupa di industrie, bensì di titoli finanziari. I suoi dirigenti non avrebbero nessuna competenza né alcuna volontà di occuparsi di come si produce un semiasse e come si piazza sul mercato. Il loro unico scopo sarebbe dunque far guadagnare gli investitori che hanno comprato quote rilevanti dei titoli GKN. Per far incrementare il rendimento di un titolo bisogna abbattere i costi reali di produzione, e da che mondo è mondo c’è un solo modo per farlo in tempi rapidi: tagliare il costo del lavoro.
Già un anno fa, nel 2020 e in piena pandemia, a Birmingham (UK), l’azienda licenziava 185 lavoratori su 600, senza accedere agli ammortizzatori sociali di cui pure avrebbe potuto fare uso vista la crisi pandemica. Non lo ha fatto e proverà a non farlo per un semplice motivo: per far salire il rendimento del titolo finanziario occorre licenziare una quota di operai prima di rivendere il titolo. Sarà un caso, ma a Campi Bisenzio esistono condizioni particolari che una holding finanziaria di questo tipo considererebbe antieconomiche: nello stabilimento di via Fratelli Cervi infatti i lavoratori non hanno mai piegato la testa, qualche anno fa sono persino riusciti a strappare l’applicazione dell’art.18 anche dopo l’approvazione del Jobs Act da parte del governo del PD, e tutt’oggi costituiscono un esempio di organizzazione e dignità.
Consci del pericolo, nel febbraio 2020 i lavoratori strappavano infatti un accordo con azienda e Regione che garantiva loro continuità occupazionale nei successivi due anni. Accordo che evidentemente l’azienda non ha rispettato…
LA LOTTA
Dopo aver occupato, i lavoratori hanno fatto presente che il loro obiettivo non sono ammortizzatori sociali e la ricollocazione, ma il ritiro dei licenziamenti e la riapertura della fabbrica. Hanno così immediatamente spostato la vertenza sul piano politico, perché starà al governo trovare gli strumenti per far tornare Melrose/Gkn sui suoi passi, o requisire lo stabilimento e garantire continuità occupazionale.
Grazie a questa scelta netta, i lavoratori già stanno ottenendo alcune cose:
- La trattativa Governo, impresa, sindacati non si terrà a Roma, “in mezzo a quattro turisti giapponesi”, ma domani 15 luglio in Prefettura a Firenze, dove dovranno sentire la pressione dei lavoratori e della nostra comunità e il rumore dei nostri tamburi.
- Uno sciopero generale provinciale lunedì 19 luglio chiamato da tutti i sindacati ed esteso, per i metalmeccanici, a tutta la provincia di Prato. Sì, anche Cgil Cisl e Uil, gli stessi che hanno firmato il pessimo accordo sullo sblocco dei licenziamenti, evidentemente già superato dai fatti.
- Un vasto movimento di solidarietà popolare che si va organizzando. A ciò va aggiunta anche la solidarietà di pezzi di istituzioni locali. Il Comune di Campi Bisenzio ha infatti firmato un’ordinanza che impedisce l’avvicinamento dei tir aziendali per il recupero dei macchinari. La Coop ha donato un camion di generi alimentari agli operai. Giani, Nardella, Rossi, tutti si sono fiondati di fronte alla fabbrica a giurare che faranno tutto il possibile. Sì, questi ultimi e il loro partito (PD) sono gli stessi che hanno spinto per lo sblocco dei licenziamenti, osannato il Jobs Act, firmato i licenziamenti di Bekaert, trasferito milioni di euro alle imprese, coperto speculazioni in nome del profitto. Ma di fronte alla determinazione degli operai GKN, se non vogliono perdere consenso, non possono fare altrimenti che sostenere la vertenza.
- Un corteo nazionale per sabato 24 luglio a Campi Bisenzio, a cui tutti siamo chiamati a partecipare.
LE PROSPETTIVE
È chiaro che tutto ciò non servirà a molto se GKN non ritirerà i licenziamenti. Attualmente l’unica soluzione reale è la requisizione pubblica dello stabilimento, che costringa GKN a riaprire la fabbrica, o che sancisca che lo stabilimento va avanti sotto proprietà pubblica, a gestione operaia. Alla trattativa andrà costretta anche Fiat/Fca/Stellantis, che è il maggior committente dei semiassi prodotti da GKN e che dovrà essere obbligata a rifornirsi dallo stabilimento di Campi.
C’è una sola cosa che può consentire questo esito. Non la buona volontà del Governo Draghi, su cui nessuno che non sia un illuso può basare le proprie speranze. Solo la solidarietà e la mobilitazione popolare, l’unione tra le diverse vertenze (a partire dai lavoratori e dalle lavoratrici Whirpool di Napoli, che oggi hanno ricevuto la notizia del licenziamento per 340 di loro), sulla base di un programma chiaro e preciso, può portare alla vittoria.
Proprio perché si tratta di vertenze politiche, che riguardano il quadro di tutele che i lavoratori hanno rispetto alle scelte arbitrarie delle aziende, occorre unirle quanto più possibile.
Alcuni punti emergono già dalle vicende Whirpool, Gianetti Ruote e Gkn:
- nazionalizzazione delle imprese in finta crisi (quelle che vogliono licenziare per salvare i profitti ma che mantengono fette di mercato)
- estensione e rafforzamento del reddito di cittadinanza e del sussidio di disoccupazione
- riforma degli ammortizzatori sociali
- lotta ai contratti pirata e introduzione di un salario minimo mensile
- Una politica industriale che preveda l’ingresso dello Stato in quelle imprese che prendono lauti finanziamenti pubblici.
Facciamo che la lotta degli operai GKN diventi l’occasione per dar vita a un movimento di massa per restituire dignità, diritti e futuro a tutti i lavoratori e le lavoratrici di questo paese.
In questo momento, ognuno e ognuna di noi è chiamat@ ad essere “quella goccia che dà vita alla tempesta”.