Il 31 marzo verrà emessa la sentenza del cosiddetto “Processo Sovrano”, l’ennesimo vile attacco repressivo orchestrato contro i movimenti sociali, le esperienze collettive. Ancora una volta, lo Stato risponde con il pugno di ferro alle istanze dal basso, dimostrando di essere incapace di offrire alcuna risposta alle lotte sociali che non siano gli strumenti penali. Repressione, criminalizzazione e punizioni esemplari: ecco l’unica lingua che conoscono.
In questo processo, 28 compagne e compagni di Askatasuna, dello Spazio Popolare Neruda e del Movimento No Tav sono imputati. Tra loro, 16 sono accusati dell’assurdo reato di associazione a delinquere, un’accusa costruita su un traballante impianto giudiziario e amplificata da una macchina del fango mediatica, il cui unico scopo è criminalizzare il dissenso e reprimere le lotte sociali.
Niente di nuovo; da anni chi lotta dal basso subisce un’incessante persecuzione, fatta di processi-farsa, misure cautelari, intimidazioni e sanzioni. Ma questo processo, che prende di mira attivisti del movimento No Tav, compagni e compagne del centro sociale Askatasuna e dello Spazio Popolare Neruda, è solo l’ultima vergogna di un sistema che usa la repressione come arma contro chi si oppone allo scempio del potere e alle terribili conseguenze del sistema di produzione in cui viviamo. Abbiamo realizzato questo video per denunciare questa infamia e per gridare la nostra rabbia e la nostra solidarietà.
Nulla di nuovo dicevamo, ma la vicenda del “Processo Sovrano” è istruttiva nel mostrare chiaramente come magistratura, polizia e media siano complici nella repressione di ogni forma di dissenso. Si dà libero sfogo alla fantasia punitiva, si inventano accuse, si costruiscono teoremi giudiziari ridicoli, si pretende persino che gli imputati risarciscano gli stipendi delle forze dell’ordine impegnate nella difesa di un’opera inutile e dannosa. È un’accusa talmente grottesca da sembrare surreale. Non si fermano davanti a nulla pur di punire chi ha l’ardire di alzare la testa.
Questa repressione è l’ennesimo tassello di una strategia più ampia: da anni, decreto dopo decreto, il securitarismo si impone come unica risposta alle rivendicazioni sociali. Vogliono piegarci agli interessi di pochi, soffocare ogni forma di resistenza e disinnescare quelle lotte che, nella storia, sono state il motore del cambiamento e dei diritti sociali.
Questo processo non riguarda solo chi è imputato: riguarda tuttə noi. È il tentativo di mandare a chi lotta un messaggio chiaro e brutale: chi intralcia i piani del potere verrà schiacciato senza pietà. Lo Stato, con i suoi magistrati, le sue forze dell’ordine e i suoi media servi, dimostra ancora una volta di non avere alcun riguardo per il presunto diritto di dissenso, la tanto proclamata divisione dei poteri, il diritto di associazione e la libertà di espressione. La loro democrazia è solo una maschera per giustificare la repressione e gli interessi di pochi, avidi affaristi.
Attraverso le nostre parole, quelle dell’avvocato Novaro e delle compagne e dei compagni di Askatasuna e Neruda, vogliamo smontare le loro menzogne, riflettere sui meccanismi in atto da parte della repressione e gridare forte che non ci faremo piegare. La repressione non ci spaventa! La risposta a questo attacco deve essere una sola: rilanciare le lotte, alzare il livello dello scontro, estendere il conflitto sociale, acquisire consapevolezza sul funzionamento della repressione, resistere con ogni mezzo e rispondere colpo su colpo. Nessuna messinscena giudiziaria potrà mai fermare chi lotta per la giustizia sociale!
Ci vediamo LUNEDì 31 MARZO ALLE H10:00 davanti al Tribunale di Torino