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[SARDEGNA] PERCHÉ NON TROVERETE UNA VERA ALTERNATIVA DI CLASSE SULLA SCHEDA ELETTORALE

Chi, alle prossime elezioni regionali, sperava di poter sostenere un progetto popolare di alternativa al polo unico che da decenni gestisce il potere in Sardegna, rimarrà delusə.

Noi di Potere al Popolo abbiamo iniziato a ragionare molto presto sull’esigenza di costruire un blocco di reale alternativa per le Regionali del 2024, e abbiamo in più occasioni, già all’indomani delle elezioni politiche del 2022, indicato la strada maestra nell’esperienza di Unione Popolare – fiduciosə, del resto, che il Partito della Rifondazione Comunista, che ha condiviso con noi quel percorso, sentisse la medesima esigenza, pur nella comune volontà di mettere quella piattaforma a disposizione di tutte le soggettività interessate a partecipare ad un processo di discussione pubblica, inclusivo e senza preconcetti, che portasse all’unità delle sinistre anticapitaliste sarde.

Su proposta del Partito della Rifondazione Comunista abbiamo, con pazienza e senso di responsabilità, partecipato per mesi ad un confronto con altre sigle, organizzato eventi pubblici perché un tale dialogo fosse trasparente e partecipato, mostrato la nostra disponibilità a superare certe rigidità in nome dell’urgenza del momento. Infine, pur manifestando una serie di perplessità, abbiamo fatto un passo indietro sulla nostra proposta di continuità del simbolo di Unione Popolare, favorendo l’inclusione del campo indipendentista nel nascente fronte di opposizione, per costruire in esso una proposta fondata sui temi decisivi dei beni comuni e del diritto all’autodeterminazione aggrediti dalla barbarie capitalistica. È da queste premesse che nasceva il “Secondo Polo”.

Dopo mesi di discussione, durante i quali il tentativo di rimuovere ogni riferimento alla sinistra di classe ha prevalso sull’esigenza di ragionare sui programmi, le e gli indipendentistə hanno deciso di abbandonare il tavolo del “Secondo Polo” per entrare nella coalizione padronale e leaderistica di Renato Soru. Per quanto il nostro giudizio su tale scelta sia severo, essa non ci sorprende; riteniamo invece assai più incongruente che, a stretto giro, la stessa risoluzione sia stata assunta dal Partito della Rifondazione Comunista, non tanto e non solo perché le nostre organizzazioni partecipano al comune progetto di Unione Popolare, ma anche e soprattutto in quanto una tale alleanza – al di là delle formule con cui la si è giustificata, parlando di “desistenza” – è oggettivamente irricevibile per ragioni che non dovrebbe essere necessario spiegare a chi si dichiara comunista.

Le acrobazie retoriche non ci appartengono.

Perché Potere al Popolo è un’organizzazione politica al servizio dell’aspirazione di donne, uomini, e popoli alla giustizia sociale e all’autodeterminazione. Tale orientamento, per noi di Potere al Popolo, trova la sua espressione più piena nell’elaborazione democratica e nell’organizzazione dal basso di una proposta di opposizione al capitalismo.

Ben consapevoli della sproporzione tra le nostre forze e quelle dei ceti dominanti, abbiamo sempre inteso la nostra militanza come contributo all’azione e al rafforzamento di un fronte plurale e aperto di alternativa democratica all’attuale quadro politico. Movimenti antagonisti, comitati civici per la tutela dei beni comuni, partiti politici della sinistra di classe sono sempre stati, e sempre saranno, i nostri naturali interlocutori ovunque ci siano da difendere gli interessi e i diritti delle classi popolari e lavoratrici.

Coerentemente con questo spirito, abbiamo sempre concepito la nostra partecipazione alle competizioni elettorali come subordinata e funzionale all’impegno nei luoghi del conflitto, con l’obiettivo di riportare la voce delle classi subalterne nelle istituzioni democratiche. L’attuale legge elettorale (votata dal Partito Democratico, e mai rimessa in discussione da Renato Soru quando ne era segretario regionale) di fatto impedisce il riconoscimento di questo elementare diritto. Per questo continueremo a fare opposizione e a definire la nostra pratica politica come abbiamo sempre fatto, partecipando ai momenti di conflitto sociale e lavorando nei territori e nei quartieri alla costruzione dell’unica alternativa possibile: anticapitalista, femminista, antirazzista, ambientalista, popolare.

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