Mercoledì 29 maggio, alle 16:50, uno di noi, Giuliano Granato, uno dei nostri coordinatori nazionali, era pronto a fare quello che faceva ogni giorno, come tante e tanti di noi: chiudere la giornata lavorativa. Terminare le ultime operazioni, sistemare un po’ di documentazione, mettere in ordine la scrivania e spegnere il PC.
Ma mercoledì le cose sono andate diversamente: Giuliano è stato convocato nell’ufficio del proprietario della fabbrica in cui lavorava da più di 5 anni e gli è stato dato il benservito: si è trovato davanti agli occhi la lettera di licenziamento per giustificato motivo oggettivo, per “notevole calo di fatturato”.
Così, dopo che l’azienda si era fino ad allora rifiutata, anche dinanzi alle richieste dell’USB, di presentare un piano industriale, improvvisamente si rende conto che le difficoltà vanno affrontate licenziando, con effetto immediato, uno dei lavoratori più attivi sul fronte sindacale, già da prima dell’ingresso ufficiale del sindacato, che data solo 2 mesi in una impresa che ha 34 anni di vita.
Giuliano ad aprile era stato nominato RSA dall’USB, così da poter fare valere i diritti dei lavoratori anche con gli strumenti previsti dalla legge.
Giuliano, un lavoratore che ha guadagnato sempre meno di 24.000€ lordi all’anno, viene licenziato per “calo di fatturato” proprio mentre l’azienda si dichiara disponibile a mettere a disposizione 40.000€ per “conciliazioni” con tutti i lavoratori, affinché con un colpo di spugna decidano che quello che è stato è stato, che possibili “torti” passati possano essere dimenticati dietro la corresponsione di una piccola cifra da parte della proprietà.
Giuliano è stato colpito perché nell’Italia del 2019 chi fa attività sindacale, chi prova a costruire consapevolezza, a difendere e magari ampliare diritti, è persona scomoda in imprese che i nostri capitani d’industria considerano come propri feudi in cui la volontà padronale è legge.
E, governo dopo governo, questa loro concezione è avallata da leggi che mettono i lavoratori in condizioni sempre più difficili, con sempre meno tutele, a maggior ragione quando non si arrendono a dover abbassare la testa. Basti pensare alla menomazione del diritto allo sciopero, l’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, che il Ministro del Lavoro si era impegnato in campagna elettorale a ripristinare e che invece è ancora desaparecido.
Non staremo con le mani in mano. Potere al Popolo è nato per non lasciare indietro nessuno. È una comunità in cui l’ingiustizia è sentita da ognuna e ognuno di noi direttamente sui nostri corpi. Le ferite sono collettive, perché “se toccano uno toccano tutti” non è solo uno slogan.
Dimostriamo solidarietà a Giuliano, facciamogli sentire tutta la nostra vicinanza, con cartelli, foto, striscioni!
Mobilitiamoci per difendere il diritto al dissenso, la democrazia sui posti di lavoro, il diritto a fare attività sindacale. A breve tutte le news sul fronte della mobilitazione che stiamo costruendo!