*Il 19 aprile, il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha pubblicato il suo World Economic Outlook annuale, che prevede un forte rallentamento della crescita globale accompagnato da prezzi in forte crescita. Il rapporto osserva che “per il 2022, l’inflazione è prevista al 5,7% nelle economie avanzate e all’8,7% nei mercati emergenti e nelle economie in via di sviluppo – 1,8 e 2,8 punti percentuali in più rispetto a quanto previsto a gennaio”. L’amministratrice delegata del FMI Kristalina Georgieva ha offerto una considerazione che fa riflettere sui dati: “l’inflazione sta raggiungendo i livelli più alti degli ultimi decenni. Prezzi nettamente più elevati per cibo e fertilizzanti esercitano pressioni sulle famiglie di tutto il mondo, soprattutto per le persone più povere. E sappiamo che le crisi alimentari possono scatenare disordini sociali”.
Qual è la causa principale di questa straordinaria ondata di inflazione? Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha accusato la guerra della Russia in Ucraina dichiarando: “Quello che la gente non sa è che il 70 percento dell’aumento dell’inflazione è stato la conseguenza dell’aumento dei prezzi [del presidente russo Vladimir] Putin a causa dell’impatto dei prezzi del petrolio”. Tuttavia, anche la redazione del Wall Street Journal ha osservato che “questa non è l’inflazione di Putin”. Georgieva ha tentato una mediazione tra queste due posizioni, affermando che “l’invasione russa dell’Ucraina ha sovrapposto una crisi a un’altra preesistente”. Il suo punto di vista rispecchia quello del World Economic Outlook, secondo il quale “la crisi si è prodotta mentre l’economia globale si avviava alla riparazione ma non si era ancora completamente ripresa dalla pandemia di COVID-19”.
La destabilizzazione dell’economia mondiale
“Il Fondo Monetario Internazionale ha annunciato che l’economia mondiale sta entrando in un forte rallentamento, declassando le prospettive di crescita di 143 paesi. Allo stesso tempo, i tassi di inflazione hanno raggiunto livelli mai visti prima. In tutto il mondo, centinaia di milioni di persone stanno diventando povere, in particolare nel Sud del mondo. Oxfam ha lanciato l’allarme: “stiamo assistendo al crollo più profondo dell’umanità nell’estrema povertà e sofferenza di cui si abbia memoria”. Cosa sta producendo questa immensa sofferenza umana?
Una crisi economica “Made in Washington”
“Questa non è l’inflazione di Putin”, ha osservato la redazione del Wall Street Journal. “Questa inflazione è fatta a Washington”.
Il mercato del consumo statunitense assorbe un quinto dei beni e dei servizi mondiali; poiché la domanda di questi beni supera l’offerta globale, la tendenza dell’inflazione statunitense a diffondersi in tutto il mondo è molto alta. L’indice medio del Commodity Research Bureau, un indicatore generale dei mercati globali delle materie prime, è aumentato vertiginosamente: dal 25 aprile i prezzi sono aumentati vertiginosamente di anno in anno per il petrolio (60%), l’olio di palma (60%), il caffè (56% ), il grano (45%), il gas naturale (139%) e il carbone (253%). Questi aumenti di prezzo hanno trasferito onde d’urto sull’economia globale.
Questa instabilità è inseparabilmente connessa alla politica economica statunitense. Dal 2020, gli Stati Uniti hanno aumentato la propria spesa di 2,8 trilioni di dollari. Per finanziare questa espansione di bilancio, il governo degli Stati Uniti ha aumentato i prestiti al 27% del prodotto interno lordo (PIL) e la Federal Reserve (la Banca Centrale) ha aumentato l’offerta di moneta (la quantità di denaro emessa) del 27% su base annua. Entrambi questi aumenti sono i più alti nella storia degli Stati Uniti in tempo di pace.
Questi enormi interventi economici statunitensi sono stati generati per mettere denaro nelle mani dei consumatori. Il governo degli Stati Uniti si è concentrato sul lato della domanda dell’economia mettendo denaro in circolazione per il consumo, ma non ha aumentato la spesa dal lato dell’offerta investendo denaro. Dal 2019 al 21, il 98% della crescita del PIL degli Stati Uniti è stato nei consumi, mentre solo il 2% è stato investimento netto. Con un forte aumento della domanda da parte dei consumatori e quasi nessun aumento dell’offerta, negli Stati Uniti è cresciuta un’enorme ondata inflazionistica.
Investire in armi o in persone?
Invece di fare investimenti sociali per prevenire tali flessioni economiche, il governo degli Stati Uniti ha dato la priorità al suo esercito, che riceve ogni anno un aumento delle dotazioni economiche. Nel 2022, l’amministrazione Biden ha proposto una dotazione militare di 813 miliardi di dollari, un aumento del 9,2% rispetto al 2021, più della spesa cumulativa degli undici paesi che la seguono nella classifica delle spese militari. Per giustificare questa spesa massiccia, l’amministrazione Biden, come l’amministrazione Trump prima, ha invocato la necessità di “combattere le minacce” poste da Cina e Russia.
Una riduzione della spesa militare statunitense libererebbe fondi governativi da investire in istruzione, assistenza sanitaria, infrastrutture e produzione. Tuttavia, ciò richiederebbe un cambiamento nella politica estera statunitense, che non sembra essere all’orizzonte. Fino a quel momento, il popolo degli Stati Uniti e quelli di altri paesi dovranno sostenere i costi della nuova Guerra Fredda di Washington.”
Con il debito viene l’austerità
Nel dicembre 2021, Georgieva del FMI ha affermato che i governi europei non devono permettere che la ripresa economica sia messa in pericolo dalla “forza soffocante dell’austerità”. Questo fa parte dei sorprendenti doppi standard dell’Occidente, visto che parallelamente il FMI ha imposto dure misure di austerità ai paesi dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina. Come osserva Oxfam in una nuova analisi, durante il secondo anno della pandemia (da marzo 2021 a marzo 2022), il FMI ha approvato 23 prestiti a 22 paesi del Sud del mondo, che incoraggiavano o richiedevano misure di austerità. Ad esempio, l’accordo di prestito di 2,3 miliardi di dollari del FMI con il Kenya richiedeva un congelamento degli stipendi del settore pubblico per quattro anni insieme a tasse più elevate su gas e cibo, il tutto mentre il 63% delle famiglie keniote vive una povertà multidimensionale, secondo un rapporto del Kenya Institute of Public Policy Research and Analysis (KIPPRA).
Le politiche di austerità che hanno un impatto sulla vasta massa della popolazione di questi paesi devono essere invertite. Abbiamo bisogno di meno soldi spesi per la guerra e più soldi spesi per risolvere quelli che Frantz Fanon chiamava i fatti ostinati della vita umana, come la fame, l’analfabetismo e l’umiliazione.
La lotta contro i “fatti ostinati”
C’è un’immensa ricchezza sociale a nostra disposizione, ma viene spesa per le parti della vita umana che sono più distruttive piuttosto che per quelle produttive. Nel 1962, quando il budget militare statunitense iniziò a crescere, Langston Hughes scrisse:
Mi stanco così tanto di sentire la gente dire,
Lascia che le cose facciano il loro corso.
Domani è un altro giorno.
Non mi serve la mia libertà quando sarò morto.
Non posso vivere del pane di domani.
Libertà
È un seme forte
Piantato
In un grande bisogno.
Anch’io vivo qui.
Voglio la mia libertà
Proprio come te.
Dobbiamo ora avanzare verso l’obiettivo dell’emancipazione umana. Non domani, ma ora.
Un affettuoso saluto,
Vijay
*Traduzione della diciasettesima newsletter (2022) di Tricontinental: Institute for Social Research.