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[FIRENZE] REINTEGRATO GABRIELE SARTI, LA LOTTA PAGA

Salutiamo con gioia il reintegro di Gabriele Sarti lavoratore del Mugello, reintegrato dopo che Ati, la cooperativa che lo assumeva, lo aveva licenziato perchè aveva osato denunciare la mancanza di Dpi.

Grazie al suo sindacato, Usb, ed alla solidarietà che altri lavoratori e lavoratrici hanno portato sul territorio, Gabriele è riuscito a rientrare al lavoro.

Perché è stato licenziato?

Secondo quanto riporta Usb, “dall’inizio dell’emergenza sanitaria, sia attraverso richieste fatte all’azienda dal lavoratore, che attraverso un vademecum inviato dall’Unione Sindacale di Base a ATI, sono state richieste le adeguate condizioni di lavoro previste: mascherine, guanti, sanificazione e tutto quanto indicato dalle disposizioni ministeriali e regionali (in particolare: DPR 254/2003 art15; circolare del ministero della salute Nº5443 e del rapporto ISS COVID-19 nº3 del 14/03).
I lavoratori dell’appalto in questione non hanno mai interrotto il servizio pur avendone pieno diritto, ma vista l’assenza di risposte Gabriele si è rivolto a un giornale per rendere pubblica una condizione che è oggi grave, pericolosa e inaccettabile. Aver reso pubblico questa realtà ha determinato il licenziamento di Gabriele.

Questa vicenda ci insegna che ci sono lavoratori che, pur svolgendo esattamente lo stesso servizio dei loro colleghi, vivono condizioni peggiorative per il solo fatto di essere “appaltati” ad un’altra azienda. E’ assurdo che un servizio essenziale come l’igiene ambientale sia “spezzettato” in una miriade di piccoli appalti, come è assurdo che un’azienda che svolge un servizio di pubblica utilità possa licenziare impunemente un lavoratore senza nessuna conseguenza.

In una società diseguale, la pandemia non ha fatto altro che evidenziare queste diseguaglianze. Agli industriali è stato consentito di continuare a produrre, mettendo a repentaglio la salute pubblica, anche in settori non essenziali, con una semplice deroga prefettizia. Alle imprese vengono garantiti i prestiti fino al 90% o al 100%. I lavoratori invece, anche coloro che mettendo a rischio la propria vita hanno consentito a tutt gli/ le altr* di “stare a casa”, sono stati abbandonati senza Dpi, né tutele adeguate. Il caso di Gabriele, purtroppo, rappresenta la normalità di tanti lavoratori delle aziende in appalto.

Sono in tanti i lavoratori e lavoratrici che stanno lavorando in smart working o in tele-lavoro, peggio di prima, o che non vengono messi in condizione di lavorare in sicurezza dall’azienda.

La vicenda di Gabriele dimostra che la solidarietà e la lotta pagano.

Contattate il nostro telefono rosso se volete denunciare, troverete avvocati e consulenti del lavoro che vi aiuteranno a denunciare o vi metteranno in contatto con i nostri nodi locali per costruire insieme una vertenza

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