
Il 2 giugno eravamo in tantissime e tantissimi per le strade di Padova.
In una giornata che i governi, da anni, hanno trasformato in una sterile parata istituzionale e in un omaggio alle forze armate, abbiamo trasformato il 2 giugno in una giornata di lotta e di festa popolare. Lo abbiamo fatto attraversando le strade e le piazze della nostra città con determinazione e consapevolezza.
Il corteo è partito da sotto la Prefettura. Da lì abbiamo urlato il nostro dissenso contro un dibattito parlamentare ormai limitato a decidere quanto aumentare la spesa militare – se al 3% o al 5% del PIL – e se investire negli armamenti su base nazionale o europea. Abbiamo detto chiaramente che il disarmo è l’unica scelta giusta e razionale per il futuro dell’umanità, e che non ci può essere disarmo reale senza una messa in discussione radicale della NATO, strumento dell’imperialismo occidentale, che va superata e smantellata.
Davanti al Palazzo del Bo, sede storica dell’Università di Padova, abbiamo ricordato che l’ateneo – medaglia d’oro alla Resistenza – non può continuare ad avere rapporti con uno Stato genocida, colonialista e nazionalista come Israele, legittimandone l’occupazione e l’apartheid.
Attraversando Piazza dei Signori con le compagne e i compagni dell’Unione Sindacale di Base, abbiamo ribadito che la nostra Repubblica si regge sul lavoro di milioni di persone sempre più sfruttate da una classe padronale parassitaria. Una classe che, dopo aver precarizzato il lavoro e trasformato il nostro paese in un parco giochi turistico, oggi punta anche sul riarmo per arricchirsi sulle nostre vite.
In Piazza della Frutta, insieme al comitato per il referendum sulla cittadinanza, abbiamo rilanciato i 5 Sì ai referendum dell’8 e 9 giugno, perché votare è alla base della democrazia. Chi promuove l’astensionismo o rifiuta di ridurre le barriere all’accesso alla cittadinanza non è democratico né repubblicano. Rivendichiamo il diritto di voto per chi nasce, vive e lavora in questo paese. Per le sorelle e i fratelli migranti che contribuiscono ogni giorno alla nostra società, e che proprio per l’assenza di diritti restano più facilmente ricattabili e sfruttabili.
In Piazza Cavour abbiamo ascoltato quasi cento Musicisti per la Palestina, in un momento potente di solidarietà e resistenza. Abbiamo ricordato che non ci sarà mai pace senza giustizia, e che la lotta del popolo palestinese va sostenuta fino a quando non sarà libero “dal fiume al mare”.
Abbiamo proseguito il corteo ribadendo che la nostra lotta contro un sistema che ci sfrutta e ci opprime è allo stesso tempo la lotta contro la violenza patriarcale che colpisce le donne e le soggettività non conformi. In un sistema che ci vuole silenziose, precarie, invisibili, noi gridiamo con rabbia perchè ci vogliamo vive, libere e determinate a trasformare questo mondo.
Il corteo ha poi raggiunto Piazza Mazzini, dove abbiamo portato al centro il tema del diritto all’abitare. La crisi abitativa che colpisce il nostro territorio è il frutto diretto della speculazione e della turistificazione.
La giornata si è conclusa con un momento di festa collettiva allo Spazio Catai, con una cena condivisa e musica.
La piazza del 2 giugno è stata un passaggio importante per rilanciare la giornata del 21 giugno a Roma, per la grande manifestazione nazionale contro la guerra, per il disarmo, per i salari, il lavoro, i diritti e la dignità per tutte e tutti.
Giù le armi, su i salari!
Potere al Popolo Veneto