Venerdì 10 aprile la Whirlpool comunica alle organizzazioni sindacali FIM FIOM UILM la decisione di ripartire dal 15 aprile, motivando questa scelta con la riapertura – contenuta nel DPCM del 10 aprile – delle attività esercenti commercio al dettaglio di prodotti vari tra cui gli elettrodomestici.
Un vergognoso tentativo di forzatura
Lo stabilimento Whirlpool opera nell’industria degli elettrodomestici. Il DPCM dell’ultimo 10 aprile ha confermato quanto già contenuto nei precedenti: le attività nell’industria dell’elettrodomestico è sospesa fino al 3 maggio prossimo.
L’impresa intende aggirare le previsioni contenute nei DPCM del 22 marzo e nel DPCM del 10 aprile, sfruttando la possibilità di autocertificarsi come “attività funzionale” alle filiere essenziali. La Whirlpool intende sfruttare il silenzio-assenso dei Prefetti, come molte aziende hanno ottenuto, per raggirare gli stessi decreti e spacciarsi per attività essenziale.
La posizione dell’impresa di riavvio di tutti i suoi stabilimenti ci appare forzata, in palese violazione del buon senso e dell’obbligo di cessazione dell’attività per la filiera degli elettrodomestici contenuto nel decreto stesso.
Inoltre, la riapertura degli stabilimenti Whirlpool si inserisce in un contesto critico sia per la salute pubblica che per quella dei lavoratori.
Com’è la situazione negli stabilimenti?
Lo stabilimento di Cassinetta, in Lombardia, conta circa 2000 operai in tre fabbriche. La dimensione dello stabilimento rende difficile assicurare condizioni di sicurezza adeguate, molte maestranze vengono dalla Provincia e da fuori con mezzi pubblici e quindi con un rischio molto elevato di diffusione del contagio.
Lo stabilimento di Siena ha implementato una serie di misure di sicurezza, ma ci sono rischi per la salute nelle postazioni. Gli addetti all’incasso degli elettrodomestici lavorano in gruppi di tre in uno spazio estremamente ridotto ed è pura fantasia parlare di distanziamento sociale in una situazione simile.
Ancora più grave, inoltre, la decisione di riaprire anche Napoli, che nelle intenzioni del management doveva essere chiuso per sempre. Come può uno stabilimento non “redditizio” in tempi normali diventarlo in tempi di “pandemia”, mettendo a rischio la salute dei lavoratori?
La nostra richiesta urgente al Governo
Per queste ragioni chiediamo al Governo di intervenire con la massima urgenza presso i Prefetti e presso l’azienda per bloccarne la riapertura; dobbiamo pensare, altrimenti, che la clausola sulle autocertificazioni sia un espediente escogitato proprio per consentire di raggirare la stessa norma in cui è inserita.
L’apertura non può essere consentita. Come convincere la cittadinanza a rispettare le limitazioni alla libertà di movimento – #iorestoacasa – se poi si consente ad una produzione non essenziale di ripartire?
Potere al Popolo si schiera al fianco dei lavoratori e sostiene apertamente ogni forma di lotta che essi decidano di intraprendere.
Tenere chiuse le attività produttive non essenziali è un dovere inderogabile. Nessun profitto può valere la salute dei lavoratori!