La Pedemontana Veneta rappresenta un’altra grande opera inutile che affligge il territorio della Regione Veneto: un’autostrada a pedaggio che nasce per potenziare l’attuale itinerario pedemontano della Schiavonesca-Marosticana, quando sarebbe stato più utile un rafforzamento della rete esistente, garantendo una migliore integrazione con un territorio diffusamente abitato. Una nuova autostrada, quindi, che non risponde alla domanda reale di mobilità.
Le modalità di finanziamento, appalti e concessioni, l’inserimento di un pedaggio e l’impatto ambientale la rendono anche dannosa per la collettività: economicamente perché i 3 miliardi che ci costerà sono stati giustificati da presupposti di utilità falsi, gonfiando la stima dei flussi e degli incassi dai pedaggi. E saremo noi a pagarne le perdite; perché il project financing attribuisce rischi alla collettività e i tornaconti ai privati!
Dannosa socialmente perché sono 200 milioni di mq sottratti alla pianificazione dei comuni per opere di interesse collettivo, servizi, economie locali artigianali e agricole, aree verdi. E infine dannosa per l’ambiente: oltre ai 94 km di autostrada, ci sono 53 km di viabilità connessa, 16 caselli, due gallerie naturali che incidono gravemente sul consumo di territorio; per la costruzione delle 33 gallerie artificiali si sta provocando inquinamento acustico e atmosferico, che in alcune zone ha registrato valori di Pm10 di motlo superiori ai limiti consentiti; il percorso si interseca con discariche, più o meno abusive, e c’è da chiedersi come questo progetto abbia potuto superare le norme di sanità ambientale.
La pedemontana con il MOSE, le Grandi Navi, la Valdastico Nord, il caso PFAS, il TAV e il Passante di Mestre, per citare i casi più noti tra quelli che potrebbero annoverarsi tra illeciti ambientali, sta ulteriormente martoriando e cementificando il territorio Veneto. Secondo il rapporto ISPRA del 2018, il Veneto rappresenta la regione italiana con il maggiore increment di consume di suolo nel 2017, con una percentuale di suolo artificializzato quasi doppia rispetto alla media nazionale e tripla rispetto a quella europea. Questo poco felice risultato è stato possibile grazie al progetto della Pedemontana Veneta che ha incrementato notevolmente la quota di suolo naturale sottratto al territorio regionale e alle ulteriori cementificazioni nelle aree peri-urbane che continuano imperterrite.
E’ delle ultime settimane la notizia del sequestro della galleria di Malo, uno dei nodi più importanti della Pedemontana Veneta, perché i materiali utilizzati non sarebbero a norma con le normative CE e perché le miscele di calcestruzzo non sarebbero coincidenti con quelle dichiarate in fase di progetto. Anche gli esposti ai cantieri da parte delle popolazioni limitrofe si susseguono per il rilevamento di sostanze inquinanti e relativi esami clinici difformi. Non solo il progetto era inutile e dannoso sulla carta, anche la sua realizzazione con l’utilizzo di materiali non conformi e cantieri fuori norma provocano danni agli enti pubblici, ad abitanti e lavoratori. E non possiamo dimenticare l’aprile 2016, quando proprio in quella galleria morì un operaio 54enne a causa di un crollo.
Siamo davanti ad uno dei capolavori delle classi dominanti che insistono sull’avanzamento dell’industria del cemento in nome dell’occupazione, sottoponendo i lavoratori al ricatto tra lavoro e salute da una parte e dall’altra garantendo, con il finanziamento pubblico alle grandi opere, l’arricchimento dei soliti pochi azionisti, che non contenti del già alto profitto speculano anche su materiali, gestione dei cantieri e sulla sicurezza dei lavoratori. Ma tutto questo non porta arricchimento nè ai territori, nè alle comunità, nè ai lavoratori sottopagati e senza garanzie, perchè queste opere oltre a degradare l’ambiente, sottrarre risorse ad opere e servizi utili, provocano crescent danni alla salute degli abitanti. Non può essere la collettività a pagare questi enormi errori, che si stanno rivelando sempre più per quello che sono: dei “magna magna”, trasferimenti di fondi pubblici a beneficio di pochissimi privati, che speculano sul lavoro, la salute e le nostre risorse ambientali ed economiche.
Da oltre dieci anni i comitati no Pedemontana, che si sono organizzati nelle varie aree interessate dal passaggio dell’opera, si stanno oppenendo a questa opera, adoperandosi per far conoscere alla cittadinanza i misfatti e denuncianciando i continui illeciti perpetuati.
Insieme a questi comitati chiediamo l’interruzione immediata di questa grande inutile opera. Chiediamo la bonifica dei territori a rischio inquinamento e contaminazione. Infine chiediamo un progetto condiviso e partecipato di mobilità alternativa e dismissione dei cantieri ecologicamente e socialmente compatibile con la salubrità dell’ambiente e delle persone e capace di dare un contributo positivo alla riduzione e mitigazione dei cambiamenti climatici.