Un dossier di Valerio Valeri su Roma Today del 13 febbraio illustra una prospettiva sulla città che definire preoccupante è poco. In breve, la potremmo riassumere così: o il cemento dei palazzinari o un debito enorme derivante dalle compensazioni agli stessi.
Il bando sulle compensazioni urbanistiche chiuso nel 2023 prevede infatti più di un milione di metri quadri di nuovo edificato nelle periferie della città, per compensare, appunto, i diritti edificatori non sfruttati dalle aziende edili di Roma. Ci pare chiaro sin dalle premesse che gli unici a vincere in questa situazione siano, ovviamente, coloro che fanno soldi sulla pelle degli abitanti della città, continuando a costruire dove di cemento ne abbiamo già fin troppo.
A loro difesa, immancabile, c’è la politica capitolina. Infatti, l’assessore all’urbanistica Veloccia non perde tempo e risponde all’articolo pubblicato da Valeri sostenendo che Roma è la città più verde d’Europa (ma l’assessore forse non si rende conto di quanto ampi e invivibili siano invece gli spazi già cementificati) e soprattutto scarica tutte le responsabilità sulle precedenti amministrazioni e sul fatto che i giudici costringerebbero il comune a pagare cifre esorbitanti in caso non si concedessero questi spazi da edificare.
Prosegue poi l’assessore sostenendo che la causa dell’indebitamento di tutti i comuni italiani, e non solo di Roma, sarebbe la mancanza di una legge urbanistica moderna. Chiediamo quindi all’assessore esponente del Partito Democratico: chi avrebbe dovuto, se necessario, negli anni cambiare la legislazione urbanistica? Di chi mai può essere la responsabilità di tutto ciò, se non di quegli stessi politici che oggi sul piano nazionale e locale continuano ad andare a braccetto quando si tratta di aprire il portafogli per i privati?
Dietro il paravento del buonsenso e delle giustificazioni si cela la totale subalternità della giunta Gualtieri agli interessi privati posti al centro delle dinamiche economiche e sociali della città. La politica, inclusa quella di centrosinistra, oggi come ieri, è completamente subordinata al profitto e i buoni amministratori sono diventati dei cani da guardia dell’ordine imposto dagli speculatori. La politica a cosa serve?
Inoltre, ci domandiamo se l’assessore sia consapevole della responsabilità del proprio partito nell’aver imposto l’austerità tramite il patto di stabilità agli enti locali, legando le mani alle amministrazioni e finendo di svuotarle di risorse e personale.
Così ancora una volta chi fa le spese degli accordi tra politica e speculatori siamo noi, abitanti della città e soprattutto delle sue periferie. Mentre da anni partiti di centrodestra e centrosinistra si alternano al governo della Capitale, svendendola pezzo per pezzo. D’altronde non va diversamente in altre città come vediamo con il ddl “Salva Milano”.
Una condizione che dobbiamo contrastare dando rappresentanza alle aspettative popolari rilanciando la centralità del pubblico nella città.
Anche per tutto questo rinnoviamo l’invito a partecipare alla manifestazione del 1 marzo che ci porterà sotto la Regione Lazio, per puntare il dito contro chi mette avanti gli interessi dei privati e lascia indietro gli abitanti e i quartieri popolari.
Contro speculatori, palazzinari e una politica serva, vogliamo Roma Città Pubblica.