Puntualmente, come avviene oramai da decenni, l’Istat certifica Rimini tra le città più care d’Italia, con l’inflazione che aumenta di mese in mese con un 1% in più sul mese precedente, stabilendo il triste primato in Emilia Romagna di maggior aumento sui costi dei generi di prima necessità.
Rimini una città ricca per alcuni, dove però è sempre più difficile vivere per le persone economicamente più deboli, lavoratori dipendenti con salari bassi, lavoratori precari, disoccupati, pensionati, studenti fuori sede.
Rimini sta riscontrando ogni giorno di più l’aumento esponenziale di tante forme di speculazioni ai danni dei ceti meno abbienti, come gli affitti stratosferici per gli appartamenti (anche qua tra le città più care d’Italia), costi per l’acquisto di un alloggio inaccessibili e un carrello della spesa che di mese in mese aumenta sempre di più.
L’Amministrazione comunale si è mai chiesta cosa potrebbe fare per cercare di mitigare un inflazione che sta erodendo i redditi di una sempre più larga fascia di popolazione riminese?
Gli amministratori di centro sinistra, che governano da sempre la nostra città, sono molto bravi ad autorizzare la costruzione di nuovi centri commerciali e supermercati dove la grande distribuzione può continuare a fare enormi profitti, meno bravi invece a promuovere progetti dove viene accorciata la filiera nella commercializzazione di prodotti agricoli coinvolgendo i piccoli produttori, magari con la creazione di mercati al dettaglio dove, proprio grazie alla riduzione dei passaggi intermedi nella filiera, i prezzi potrebbero essere calmierati. La Provincia di Rimini ospita infatti tantissimi produttori di altissima qualità, spesso biologici, che non riescono a competere con i prezzi praticati dalla GDO.
Vi è forse la paura di indispettire uno dei poteri forti del nostro territorio, quali le grandi associazioni di commercianti (ma anche le grandi coopertive “rosse” come Conad e Coop) con il rischio di perdere il loro consenso elettorale alle prossime elezioni comunali?
La soluzione non può di certo essere ricercata nei mercati cosidetti agricoli che sono spuntati in giro per la città, come quello organizzato venerdì presso il parcheggio del Ponte di Tiberio, mercato gestito dalle grandi associazioni degli agricoltori, dove, a dispetto della vendita diretta senza intermediari, i prezzi sono addirittura molto più alti di quelli praticati nei negozi o supermercati, e dove a vendere spesso sono commercianti che acquistano all’ingrosso e rivendono come prodotto di propria produzione.
Noi di Potere al Popolo proponiamo la creazione di una rete di piccoli agricoltori che possa utilizzare spazi pubblici gratuiti, magari in zone densamente popolate e meno servite della nostra città, dove approntare punti vendita dove la gente può trovare prezzi calmierati e controllati. Qualità, prezzo e origine locale del prodotto potrebbero essere garantiti da un gruppo di fruitori del mercato, sull’esempio di quello che già avviene a Bologna con CampiAperti – Associazione per la Sovranità Alimentare, e in misura più piccola a Rimini con I custodi del cibo – Mostra/Mercato dei produttori indipendenti, magari con la supervisione della stessa Amministrazione pubblica.
Potere al Popolo Rimini