13/14 aprile 2019 – Roma – Casa del Popolo Casal Bruciato
La prima riunione nazionale di Potere al Popolo! Cultura e Spettacolo è nata dall’esigenza e dalla necessità di aprire e trovare un confronto sia tra i vari nodi di Potere al Popolo! che si occupano di questo settore, sia con le numerose lavoratrici e i lavoratori del settore che da anni combattono per i propri diritti e per una cultura del lavoro e dell’arte totalmente diversa. Infatti, nel corso della mattina di Domenica 14 Aprile, ha avuto luogo un dibattito aperto durante il quale è stato possibile analizzare le politiche neoliberiste che attualmente operano con scelleratezza e venire a conoscenza delle numerose difficoltà a cui lavoratori e lavoratrici vanno incontro, nei singoli settori d’appartenenza. Ballerini, piccoli editori, attori (con la partecipazione di “Facciamo la Conta”), ricercatori universitari, lavoratori del Comitato Nazionale delle Fondazioni Lirico Sinfoniche, cantanti, lavoratrici delle sale cinematografiche, allievi-attori, drammaturghi, tecnici dell’audiovisivo, musicisti e docenti di storia della musica e strumento hanno evidenziato le problematiche che affliggono i differenti comparti.
La situazione emersa è drammatica. A più di 20 anni dall’inizio delle privatizzazioni, il settore continua ancora ad essere caratterizzato da esternalizzazioni e precarietà ed è ormai sull’orlo del collasso. È il risultato di scelte volte a promuovere il profitto, ad economizzare la cultura e a schiacciare i lavoratori, messe in atto dagli schieramenti sia di centro-destra sia di centro-sinistra, e dai loro rispettivi ministri, primi su tutti: Veltroni, Bondi e Franceschini. La loro azione legislativa, in perfetta continuità l’una con l’altra, ha fatto sì che il Mibac diventasse un ministero con sempre meno fondi; che venisse dismesso e privatizzato il patrimonio pubblico; che si arrivasse alla mercificazione della cultura, considerata unicamente come bene da cui trarre profitto. A tutto ciò si aggiungono le politiche lavorative: gli operatori culturali e dello spettacolo sono abbandonati nell’atroce girone infernale della precarietà; i contratti non offrono nessun tipo di garanzia; non esistono ammortizzatori sociali che tengano conto delle specificità di alcuni lavori “intermittenti”, ma che per natura professionale hanno una mole di lavoro pregressa prima dell’effettiva prestazione.
Come Potere al Popolo! Cultura e Spettacolo rifiutiamo la concezione neoliberista della cultura e intendiamo ridare ad essa un ruolo centrale nel Paese e rifiutiamo la mercificazione dell’opera culturale ed artistica. La cultura deve essere considerata un bene comune, è un bene primario, è fondamentale per la crescita etica e sociale dei cittadini, educa allo spirito critico ed ai valori di bellezza, libertà e solidarietà. Vogliamo invertire la rotta, vogliamo che lo Stato tuteli le imprese culturali e non faccia di tutto per comprometterle alla solita logica economica.
Intendiamo rompere il vincolo del pareggio di bilancio. La cultura non può avere come principale parametro di esistenza il profitto economico, al pari di altri settori.
Riteniamo che lo 0.7% del Pil investito attualmente sia ridicolo e proponiamo di portarlo all’1,5%.
È necessario riconoscere il ruolo del professionista culturale che ha specifiche competenze per svolgere il proprio lavoro. In un anticlimax inarrestabile, negli ultimi anni i professionisti della cultura e dello spettacolo vengono sostituiti da volontari, da studenti in alternanza scuola-lavoro, o da non professionisti. Tutto ciò svilisce, mortifica, inquina e arreca danno alla cultura e alle lavoratrici e ai lavoratori, che sono costretti ad una concorrenza al ribasso, snaturando così la propria intenzione artistica e socio-culturale, e colpendo inevitabilmente il fruitore, a cui è destinato il proprio lavoro e la propria specificità.
Rifiutiamo la politica delle privatizzazione e crediamo sia necessario internalizzare i settori che in questi anni sono stati smantellati.
Bisogna redistribuire la cultura, che venga redistribuita al servizio di chi la fruisce, che sia realmente al servizio di un popolo che si renda responsabile e consapevole di un discorso comunitario e culturale. Per questo rifiutiamo l’idea secondo la quale “se la fruizione è gratuita, sono i lavoratori a pagarne le spese”. L’accessibilità alla cultura e il rispetto del lavoro devono camminare imprescindibilmente insieme.
Siamo stanchi di subire e sopportare una cultura oramai brandizzata, riteniamo invece di enorme importanza promuovere la cultura soprattutto nelle piccole realtà, da tempo lasciate abbandonate. Proporre una distribuzione culturale che riesca a dare vita a luoghi in cui le attività di interesse culturale e artistico per la collettività aprano nuovo possibilità di creazione e comunità. In linea con questa proposta bisognerebbe individuare i tanti spazi abbandonati o in disuso dei nostri comuni e delle nostre città, e attivare al loro interno percorsi di rivalorizzazione sociale e di produzione artistica e culturale, per un decentramento culturale e per una particolare attenzione alle periferie.
La formazione deve essere culturale ed artistica, rivolta a chi la renderà una professione e a chi vorrà semplicemente goderne. Questo può ottenersi soltanto con una didattica e una pedagogia che parte dal basso, dalla scuola, sin dall’infanzia.
Crediamo indispensabile per coloro che lavorano in questi ambiti, un sistema previdenziale che introduca un sussidio per i periodi di “non lavoro” riconoscendo come attività lavorativa anche tutte le ore che sono necessarie alla formazione o alla preparazione della propria prestazione lavorativa. Di fondamentale importanza è il superamento degli attuali contratti che non rispettano la dignità delle lavoratrici e dei lavoratori.
Il tavolo Cultura e Spettacolo di Potere al Popolo! si propone come cassa di risonanza di tutte le voci del mondo della cultura e dello spettacolo, nonché come punto di aggregazione per trovare insieme proposte risolutive, per creare rete in un settore che è sempre stato spinto all’individualismo, al successo e al separativismo.
Supportiamo le lavoratrici e i lavoratori di Circuito Cinema che hanno subito un licenziamento collettivo e, una volta reintegrati dal Tribunale, hanno dovuto far fronte ad un secondo licenziamento individuale.
Sottoscriviamo la lettera stilata dal gruppo di Napoli in cui si chiede la non rinomina di De Fusco alla direzione del Teatro Stabile di Napoli essendo “il simbolo di un sistema nazionale che usa il teatro pubblico come spazio principalmente auto-referenziale, che nega qualsiasi tipo di relazione con chi anima e vive la scena teatrale della città”.
Supportiamo la lotta dei danzatori dell’associazione “Uniti per la Danza” e del corpo di ballo della Fondazione Arena di Verona, licenziati in massa nel 2017 in quanto considerati non produttivi.
Tramite l’osservatorio che abbiamo aperto intendiamo seguire le vertenze delle lavoratrici e lavoratori del settore e denunciare tutte le situazioni di sfruttamento, di mal gestione, di de-professionalizzazione.
È necessario rendere la Cultura il perno sociale ed educativo di questo paese, riconoscendo a pieno titolo i suoi lavoratori.
Per una cultura popolare!
Potere al Popolo!