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[CAMPANIA] PER UNA CAMPANIA POPOLARE

Per ridare voce, forza e rappresentanza ai ceti popolari della nostra Regione.
Sono bastati pochi mesi per far crollare le abituali chiacchiere e il castello di mistificazioni circa il presunto rinnovamento della Politica e la rottura di un sistema di governance che – in forma dispotica e arrogante – ha caratterizzato il corso politico ed amministrativo della Campania per oltre 11 anni.
Nell’arco di qualche settimana si è palesato l’ennesimo inciucio – un vero e proprio patto di potere e di lottizzazione della Regione – tra l’uscente Presidente della Regione, Vincenzo De Luca, il Partito Democratico di Elly Schlein e il Movimento Cinque Stelle di Giuseppe Conte.
Roberto Fico candidato alla Presidenza della Regione; assessorati e cariche di peso ai capobastone di PD, Movimento 5 Stelle e a soggetti politici legati a De Luca; le liste elettorali nelle mani di Piero De Luca: è la geometria di una linea di condotta precisa e di come costoro intendono governare la Campania negli anni a venire.
Un dato è chiaro: tutte le funamboliche promesse e le suggestioni a proposito di una azione politico-amministrativa di discontinuità verso la stagione Deluchiana sono state, nella migliore delle ipotesi, illusioni che oggi cadono e lasciano il campo al classico trasformismo/gattopardismo delle classi dirigenti.
Un esito politico che non prospetta nulla di buono per la Campania e per gli interessi dei settori popolari della società. Un esito che non possiamo mandar giù passivamente e che intendiamo contrastare in tutte le forme possibili.

Uscire dal deserto, conquistare un futuro migliore

Cosa ci lascia in eredità il decennio di potere di Vincenzo De Luca? Il deserto.
L’elenco delle criticità è enorme. La Sanità innanzitutto: nei suoi ultimi proclami De Luca celebra i successi di una Sanità che non esiste. Basta parlare con un qualsiasi operatore sanitario o un qualsiasi cittadino per rendersi conto di quanto i passi siano stati sì fatti, ma indietro. La salute oggi è sempre meno un diritto – peraltro garantito dalla Costituzione – e sempre più un bene da comprare sul mercato, non a caso , De Luca , si è distinto in questi anni per un forte finanziamento verso la sanità privata e convenzianata. Per chi se lo può permettere, ovviamente. Magari emigrando fuori Regione.
Salute messa a rischio da quell’inquinamento di cui si riempivano le pagine dei giornali solo pochi anni fa e che oggi sembrerebbe scomparso, a leggere la carta stampata e a vedere le TV.
E invece i roghi, camuffati da inspiegabili incendi di siti di stoccaggio di proprietà di privati, continua! Prendono inspiegabilmente fuoco rifiuti sotto sequestro e stoccati addirittura in un sito militare. E per l’ARPAC la qualità dell’aria è sempre nella norma … Un progetto integrato del ciclo dei rifiuti che superi sia la crisi ciclica che la scelta nefasta degli inceneritori, a partire da quello di Acerra, che tanti danni irreversibili alla salute dei cittadini di quel territorio continua a provocare, non è mai stato messo in cantiere da nessuna delle Giunte regionali.

Come tutt’altro che risolta è l’annosa crisi del Trasporto Pubblico, che ci consegna una Regione sempre più frammentata e aree interne sempre più isolate e lasciate al proprio destino, anche per volontà diretta dei governi nazionali.

Ancora: i fattori di crisi economica, occupazionale e del complesso delle dinamiche legate alle condizioni di vita e di lavoro di milioni di cittadini della Campania, fanno della nostra Regione – checché ne scriva il Mattino – una terra da cui troppi, giovani ma non solo, sono costretti a scappare. In questa logica riproporre una forma di sostegno al reddito diventa una scelta non più rinviabile.
Se non si mette mano alle chiusure delle grandi imprese, al lavoro nero, al lavoro povero, al lavoro insicuro, continuerà il processo di desertificazione industriale e sociale che caratterizza ampie aree della Regione.

Eppure a Palazzo Santa Lucia non sono mancati finanziamenti nazionali e comunitari i quali – pur tutt’altro che sufficienti alle cronicità sociali vigenti – sono stati distribuiti e utilizzati per finanziare il sistema delle imprese, i centri di potere speculativi e clientelari insediati nelle varie province e per foraggiare un blocco di potere che consentisse la riperpetuazione di un ciclo politico legato a De Luca, al Partito Democratico, a Confindustria e all’intero caravanserraglio costituito dal “partito del cemento”, studi professionali compiacenti, dirigenti delle ASL, responsabili delle Autorità Portuali, direttori di organi di informazione, un “universo culturale” che ha perso ogni anelito critico e da un circuito di cosiddette piccole e medie imprese alcune delle quali collocate e agenti ai margini tra “economia legale ed economia criminale”.
Se questo è il presente, l’accordo di potere da poco ufficializzato lascia presagire un futuro tutt’altro che roseo.
Se vogliamo metterci alle spalle il deserto, non possiamo rimanere con le mani in mano nè accontentarci del ruolo di grilli parlanti. Per questo vogliamo avanzare una proposta politica e sociale che prenda atto non solo della necessità di contrastare le Destre, ma anche della irriformabilità del Centrosinistra/Campo Largo. Una proposta da discutere e da approfondire, con i contributi di singoli e collettivi, che vorranno partecipare alla costruzione di questo percorso che auspichiamo vada oltre la partecipazione alle prossime elezioni regionali.
Quanto accaduto in queste settimane non è il frutto di una presunta astuzia di Vincenzo De Luca, ma il coerente approdo di una azione politica che, al di là dei distinguo tra questo o quel nome o tra questo o quel partito, assume come dato fondante e costitutivo la centralità degli interessi del mercato, una collocazione della nostra Regione come un’area dove il lavoro è fortemente svalorizzato, dove i fattori crescita economica e sociale sono individuati nella turistificazione selvaggia, nelle Zone Economiche Speciali, nella deregolamentazione dei diritti e nella cementificazione e nello sfruttamento insensato e invasivo dei territori.
Vogliamo aria nuova e scelte politiche chiare. La politica del “meno peggio” non ha mai impedito gli affondi antisociali o che si determinassero i disastri che sono sotto gli occhi di tutte e tutti noi. Anzi – consapevolmente o inconsapevolmente – ha prodotto disorientamento politico, passivizzazione sociale e ulteriore frammentazione sociale.
Vogliamo costruire un orizzonte di autonomia e indipendenza ben piantato su elementi di rottura col quadro esistente. Mai più sostegno alla sanità privata quando si dice di voler difendere quella pubblica. Mai più consociativismo con quei soggetti che hanno devastato la nostra terra e, anziché essere cacciati, sono di nuovo in pista, pronti alla spartizione di torte milionarie. Perché se vogliamo metterci alle spalle il deserto prodotto da De Luca occorre non scendere a patti con le esigenze dei centri di potere che comandano in Regione.
La nostra terra ha bisogno della partecipazione e del protagonismo civile, sindacale, sociale e politico del nostro popolo, di chiunque porti sulla propria pelle i segni della crisi e non voglia arrendersi a un destino che l’attuale classe politica vorrebbe far sembrare ineluttabile.
C’è bisogno dei troppi che scelgono l’astensionismo, che lasciano prevalere la rassegnazione. Senza una prospettiva di riscatto collettivo e di rinascita lasceremo la nostra Campania nelle mani di cacicchi, capibastone e feudatari.

Per noi l’alternativa è possibile. Per questo proponiamo di incontrarci a breve per definire una lista che sappia interpretare i bisogni popolari, la voglia di rottura e di cambiamento.

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