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[PAVIA] NON SARÀ IL CORONAVIRUS A FERMARCI

Come abbiamo anticipato ieri, nonostante la sospensione delle attività della Casa Del Popolo Marielle Franco, non intendiamo affatto chiuderci nelle nostre solitudini individuali e stare a guardare, lasciando che si sfoghi il più bieco egoismo sociale e si dimentichi la solidarietà. E neppure vogliamo sospendere ogni riflessione, facendoci trascinare da chi alimenta un panico ingiustificato o da chi minimizza la gravità della situazione.

Noi di Potere al Popolo – Pavia ci troviamo a pochi km dalla “zona rossa” del focolaio lombardo, e al momento sul nostro territorio ci sono diverse persone contagiate dal nuovo Coronavirus. Sentiamo quindi di avere la responsabilità, come forza politica e come punto di riferimento per tanti, di non tacere.

Nell’attesa di vedere se le misure emergenziali prese dalla Regione Lombardia daranno qualche risultato, si evidenziano intanto contraddizioni gigantesche.

In primo luogo,a fronte della giusta chiusura di luoghi di intrattenimento e di istruzione, rimangono aperti i centri commerciali, luoghi al chiuso con centinaia di persone. Qui la tutela della salute pubblica cede totalmente di fronte alla logica neoliberista del profitto a ogni costo, persino in occasione di un’epidemia!

In secondo luogo, la mancata sospensione delle attività lavorative in parte del settore privato e pubblico causa un evidente disagio ai lavoratori-genitori, che con la temporanea chiusura delle scuole si ritrovano a carico anche la gestione dei figli.

Invece, laddove si è voluto chiudere e aderire alle prime ordinanze precauzionali, mancano da parte dello stato misure di tutela lavorative per i casi di emergenza come questo. Infatti da un lato si chiede ai lavoratori di rimanere a casa, dall’altro non si sa come far configurare legalmente questo periodo di sospensione lavorativa. Per esempio, molti lavoratori sono costretti dalle aziende a mettersi in ferie, in aspettativa, o addirittura in malattia. Mentre i lavoratori autonomi, seppur temporaneamente, sono lasciati a loro stessi e hanno perso il lavoro. Altri lavoratori invece, senza coordinate adeguate, continuano a lavorare perché non possono fare altrimenti.

Come sempre in Italia il mondo del lavoro è frammentato e le aziende e i singoli sono lasciati a loro stessi in cerca di condizioni di comodo.

Ma le contraddizioni non finiscono qui. In questa emergenza, la sanità pubblica, provata da anni di tagli e mancate assunzioni, si ritrova pesantemente sotto pressione e in prima linea nella gestione della crisi, con turni massacranti e rischi per gli operatori. La sanità privata, invece, nonostante gli enormi finanziamenti ricevuti negli anni dalla Regione, non è minimamente coinvolta nella crisi.

In questi giorni sperimentiamo anche i danni della sbornia regionalista degli anni passati: anche se un’infezione non ha confini, ogni regione si muove in autonomia, applicando misure difformi. Le polemiche tra il Governo e i Presidenti di alcune regioni, con le minacce del premier di avocare al Governo centrale le misure sanitarie di gestione della crisi, dimostra l’inefficienza del modello regionalista.

Ci troviamo davanti a una condizione limite che incarna una vera e propria sfida per la collettività.

Riteniamo che la risposta migliore a questo stato di emergenza non sia vivere in preda all’individualismo e alla paura ampiamente diffusa dall’allarme mediatico, bensì quella di riappropriarci di una dimensione collettiva del concetto di prevenzione e di fiducia nell’istituzione della sanità pubblica, che esigiamo sia incentivata e migliorata, non depauperata di fondi e personale.

Anche se questa settimana la Casa del Popolo rimarrà chiusa per salvaguardare la sicurezza di tutti, ci stiamo organizzando all’emergenza, rimanendo per ora vigili e a disposizione.

La solidarietà in questo momento ci impone la chiusura, perché le nostre attività mutualistiche mettono in contatto molti soggetti tra loro, ma il nostro sguardo solidale verso il mondo non si interrompe né si esaurisce qui.

Il coronavirus non ci ferma!

Alla lotta!

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