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PALESTINA: LA GUERRA ATTRAVERSO IL CALCIO

Mohammed Salah, Karim Benzema, Noussair Mazraoui, Riyad Mahrez sono solo alcuni dei calciatori che in questi ultimi giorni hanno preso posizione sulla nuova escalation di violenza in Palestina.

Da quando una settimana fa il conflitto arabo-israeliano è riesploso in maniera estremamente violenta e brutale, si è subito avuto la sensazione che stavolta in ballo ci fosse qualcosa di “diverso”, qualcosa di decisamente più importante e pericoloso. Si è avuta la tremenda sensazione che si sia prossimi ad una “soluzione finale” del conflitto.

Ed è, molto probabilmente, per questo che anche l’atteggiamento dell’opinione pubblica, dei governi ed in generale del mondo occidentale sembra essere molto più duro e netto rispetto al passato quando verso la causa palestinese c’era ancora un dignitoso senso di solidarietà.

Ad oggi, invece, ogni forma di sostegno, non ad Hamas, semmai ci fosse bisogno di sottolinearlo, ma alla popolazione palestinese viene sistematicamente criminalizzata.
In questo senso analizzare cosa sta succedendo nel mondo del calcio può essere la classica cartina al tornasole per rendersi conto del clima decisamente pesante e di parte che stiamo vivendo.

Il caso di Karim Benzema

È senza dubbio il più eclatante per i risvolti politici a cui è arrivato e per la traiettoria politica che la destra francese, ma non solo, vuole dare a quanto sta accadendo in Palestina. È abbastanza chiaro, infatti, come qui in Europa si voglia utilizzare il conflitto per sferrare un nuovo attacco all’Islam nella sua totalità facendo passare l’equazione secondo cui essere musulmano equivarrebbe ad essere un terrorista.

Ed è esattamente quel che la destra francese sta provando a fare con il calciatore ex Real Madrid, oggi all’ Al-Ittihād, Karim Benzema reo di aver pubblicato sui suoi social un messaggio di solidarietà per gli abitanti di Gaza: “Tutte le nostre preghiere per gli abitanti di Gaza, ancora una volta vittime di questi ingiusti bombardamenti che non risparmiano né donne né bambini“.

È stato addirittura il ministro dell’Interno francese, Gérald Darmanin, in un’intervista a CNews ad aprire le danze dichiarando che “Il signor Karim Benzema ha legami noti con i Fratelli Musulmani“. Un’affermazione decisamente grave, a maggior ragione se pronunciata da un ministro, che – ovviamente – non poteva cadere nel vuoto. Così la senatrice del partito “Les Republicains” Valerie Boyer ha rincarato la dose: “Se, come affermato dal Ministro degli Interni, Karim Benzema è legato ai Fratelli Musulmani bisogna procedere con la sanzione, inizialmente simbolica, di revocargli almeno il Pallone d’Oro. Infine dobbiamo puntare a far revocare la cittadinanza francese. Non possiamo accettare che un francese con doppia cittadinanza, conosciuto a livello internazionale, possa disonorare e addirittura tradire il nostro Paese in questo modo“.

A proseguire sulla stessa falsariga è stato, infine, il politico di estrema destra Eric Zemmour che nel corso di una trasmissione televisiva ha tracciato un legame diretto tra il pensiero e le idee del calciatore franco-algerino e il brutale assassinio del professor Dominique Bernard: “Quello che so è che Benzema è un musulmano che vuole applicare la sharia e che la sharia prevede il jihad. E il jihad vuol dire uccidere Dominique Bernard“.

Questo è il clima che si respira in Francia dove ricordiamo che anche il difensore algerino del Nizza, Youcef Atal, è stato sospeso dal club della Costa Azzurra poiché finito sotto indagine per “apologia del terrorismo” a seguito di un post in cui riprendeva le parole del predicatore Mahmoud al-Hasanat che in un video chiedeva a Dio di inviare “un giorno nero agli ebrei“. Al giovane calciatore algerino non è bastato aver immediatamente cancellato il post ed aver chiarito la sua posizione a riguardo: “Al suo ritorno dalla nazionale algerina i dirigenti dell’OGC Nice si sono riuniti e hanno parlato con Youcef Atal. Il club prende atto che il giocatore ha riconosciuto il suo errore ritirando rapidamente la condivisione della pubblicazione e presentando le sue scuse scritte e pubbliche. Tuttavia, considerata la natura del messaggio condiviso e la sua gravità, la società ha deciso di adottare e prime sanzioni disciplinari nei confronti del giocatore, prima di quelle che potrebbero essere decise dalle autorità sportive e giudiziarie. Il club ha quindi deciso di sospendere Youcef Atal fino a nuovo avviso“.

Qui Germania

Se in Francia il clima attorno a chi sostiene le ragioni del Popolo palestinese è a dir poco pesante, in Germania la situazione non è poi tanto migliore, con diversi esponenti politici che stanno provando a sfruttare l’occasione per portare avanti la loro battaglia contro “gli infedeli”.

Il caso Noussair Mazraoui: il difensore marocchino del Bayern Monaco nei giorni scorsi aveva pubblicato via social un video in cui si sentiva una voce esterna pronunciare queste parole “Dio, aiuta i nostri fratelli oppressi in Palestina, affinché ottengano la vittoria. Possa Dio concedere la grazia ai morti, possa Dio guarire i feriti“.

Una presa di posizione che non è stata molto gradita né dalla società bavarese né tanto meno da una certa parte della politica tedesca. Il deputato Cdu Johannes Steiniger, uno dei più giovani del parlamento tedesco, ha chiesto, ad esempio, al club della Baviera di allontanare Mazraoui e ai suoi colleghi parlamentari di valutare la possibilità di espellerlo dalla Germania: “Caro Bayern Monaco, per favore cacciatelo subito. Inoltre, dovrebbero essere sfruttate tutte le possibilità a livello statale per espellerlo dalla Germania“. E la stessa società tedesca, dopo un colloquio con il calciatore – che era rientrato dagli impegni con la nazionale – ha deciso di allontanarlo dagli allenamenti in attesa di prendere una qualsivoglia decisione ufficiale. Questo nonostante il calciatore ex Ajax avesse ulteriormente chiarito la propria posizione e fugato ogni dubbio su eventuali simpatie per Hamas con una nuova dichiarazione: “il punto è che io cerco la pace e la giustizia in questo mondo. Ciò significa che sarò sempre contrario a ogni forma di terrorismo, odio e violenza. Ogni giorno persone innocenti vengono uccise in questo terribile conflitto che è fuori controllo. Per questo, bisogna alzare la voce, poiché la situazione è semplicemente disumana. Voglio sottolineare che non è mai stata mia intenzione offendere o ferire consapevolmente o inconsciamente qualcuno“.

Ancora più paradossale e per certi versi pericoloso quanto accaduto ad un altro calciatore della Bundesliga, l’olandese di origini marocchine Marwan El Ghazi, arrivato da svincolato nel mese di settembre al Mainz ed oggi già fuori rosa, per aver espresso il suo sostegno e solidarietà al popolo palestinese: “Questa non è guerra. Quando una delle due parti taglia acqua, cibo ed elettricità all’altra non è guerra. Quando una delle due parti ha armi nucleari non è guerra. Quando una delle due parti è finanziata con miliardi di dollari non è guerra. Quando una delle due parti utilizza immagini generate dall’Intelligenza Artificiale per diffondere disinformazione sull’altra non è guerra. Quando i social censurano i contenuti di una parte e non dell’altra non è guerra. Questo non è un conflitto, né una guerra. Questo è genocidio, distruzione di massa e noi vi stiamo assistendo in diretta. Dal fiume al mare, la Palestina sarà libera“. Queste le parole ritenute inaccettabili dalla società tedesca che con un comunicato ha ufficializzato la sospensione del calciatore: “L’FSV Mainz 05 sospende Anwar El Ghazi dagli allenamenti e dalle partite. La decisione arriva in risposta a un post sui social media pubblicato dal 28enne domenica sera e ora cancellato. El Ghazi ha preso una posizione intollerabile per il club sul conflitto in Medio Oriente. La sospensione è stata preceduta da una discussione dettagliata tra lui e la società. Il Mainz 05 riconosce che ci sono prospettive diverse sul complesso conflitto in Medio Oriente, che va avanti da decenni. Il club però prende chiaramente le distanze dal contenuto del post in quanto non rispecchia i valori del nostro club“.

Una posizione intollerabile è quanto salta all’occhio leggendo il comunicato e che chiarisce in maniera inequivocabile quella che è la tendenza comune a tutti i club d’Europa ma anche alla stampa e ai governi occidentali in questo particolare momento: ogni parola, ogni gesto ed ogni posizione a sostegno della popolazione palestinese è da censurare, criticare e criminalizzare. In questa direzione vanno lette le scelte di diversi governi di rendere illegale la bandiera palestinese e di proibire le manifestazioni in solidarietà al popolo di Gaza. E questo nonostante da anni ONG come Amnesty International ed Emergency, non propriamente organizzazioni radicali e violente, o Organizzazioni Internazionali come l’Onu denuncino la sistematica violazione dei diritti umani in Palestina; nonostante da anni ci siano sentenze dei massimi Organi del Diritto Internazionale che condannano Israele per l’occupazione dei territori palestinesi, per gli insediamenti illegali dei coloni e per le continue violenze.

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