Come Potere al Popolo in Veneto da qualche mese abbiamo iniziato un lavoro di inchiesta sul ruolo del porto di Marghera nella logistica delle armi verso Israele. Grazie a quello che potremmo definire “controllo popolare sui porti” ci siamo resi conto di quanto il nostro territorio sia coinvolto da quello che succede in Medio Oriente, al di là della falsa narrazione di un governo italiano che si vorrebbe raccontare come un attore pacifico incline ad una soluzione diplomatica, con una posizione bipartisan sul conflitto. La verità è che siamo direttamente coinvolti nel genocidio in corso, e la nostra industria bellica sta facendo affari sulla pelle del popolo palestinese e che il nostro governo sta con Israele, non è neutrale. Come le università, anche i porti sono luoghi essenziali alla sopravvivenza e alla buona riuscita del progetto coloniale sionista e per questo le autorità portuali sono spesso opache e reticenti a esercitare quella funzioni di controllo che pure la legge gli assegna.
Bloccare le esportazioni di armi, impedire l’attracco alle navi che usano Venezia (e più in generale i porti italiani) come scalo logistico per andare verso Israele, avrebbe un effetto immediato e concreto sulla guerra contro Gaza: l’approvvigionamento di Israele passa più dal Mediterraneo che da Suez, l’embargo può avere ripercussioni importanti sul campo.
Non è un caso che tanto il BDS, quanto il Palestinian Youth Movement ci chiedano di boicottare Maersk, ci chiedano di fare pressioni sui colossi della logistica, e non è un caso che i governi europei si oppongano a queste richieste.
Dopo mesi di controllo popolare, i nostri sospetti sul ruolo di Marghera (che abbiamo sviscerato in questo articolo https://www.seizethetime.it/navi-sospette-a-porto-marghera/), hanno ricevuto una prima conferma: tra il 25 e il 29 maggio 2024, una nave di nome Borkum, già segnalata in Spagna per la presenza al suo interno di un carico di armi ed esplosivi per conto della IMI Systems (la Leonardo israeliana), è passata dal porto veneziano e lì si è fermata per più di quattro giorni.
L’ipotesi che anche le altre navi che abbiamo tracciato sulla rotta trasportino armi per Israele, si fa sempre più realistica, e per questo assieme al sindacato di base USB abbiamo presentato una richiesta d’accesso agli atti in relazione a quattro navi di proprietà ZIM (Israele) ed MSC (la più grande compagnia di shipping al mondo), per avere delle risposte documentali alle nostre domande e non solo le dichiarazioni rese alla stampa per cercare di smontare la protesta. Sulla Borkum per esempio la risposta dei tre paesi europei in cui si è fermata segue un copione identico: la nave è in regola e non trasporta armi.
Davanti alle nostre sollecitazioni la prefettura di Venezia ha dapprima sostenuto che si trattasse solo di “tubi di metallo”, per poi ritrattare (vedi “La nuova Venezia e Mestre” del 19 maggio 2024) dicendo che il mercantile trasportava sì esplosivi ma per demolizioni edilizie. Le autorità europee avevano anche assicurato che la nave rimanesse in acque europee, eppure, mentre scriviamo questo comunicato, la Borkum sta andando verso il porto di Umm Qasr in Iraq. Come vedrete nell’articolo, le domande aperte sono tante, ma proprio perché crediamo che sia importante fare luce su queste vicende, non ci siamo accontentati di mezze verità: abbiamo deciso di ricostruire il viaggio del mercantile dall’India a Marghera, basandoci esclusivamente su dati e strumenti open source, cercando di trovare noi stessi la verità che le autorità competenti si ostinano a negarci.
Qui l’articolo completo: https://www.seizethetime.it/navi-sospette-a-porto-marghera-pt-2/