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[LIVORNO] NO VUOL DIRE NO!

livorno no vuole dire no

Siamo compagne e compagni che amano profondamente la città di Livorno e viviamo con dolore quanto è accaduto e sta accadendo nella nostra comunità. Il riferimento è allo stupro che avrebbero commesso nei confronti di una ragazza Mattia Lucarelli, Federico Apolloni e altri tre uomini. Ci aspettavamo, nella nostra città, che in altre occasioni ha espresso un grande sentimento di libertà e di solidarietà, un atteggiamento diffuso di ascolto nei confronti della ragazza e dei ragionamenti più profondi su quanto avvenuto.

Abbiamo invece riscontrato sui giornali, nei commenti social, come anche nelle parole di alcuni dei protagonisti, un clima da tifoseria, che punta a mettere in dubbio le accuse della vittima e che punta a sollevare da ogni responsabilità gli accusati. Questo clima, lo diciamo chiaramente, è parte del problema tanto quanto la violenza sessuale in sé.

Sappiamo infatti chiaramente che la ragazza era sotto l’effetto dell’alcool e che, il materiale video e telefonico già in possesso della magistratura mostra già ora come i cinque avessero intenzione di farci sesso collettivamente. Nessuna persona in una situazione di fragilità come quella in cui si trovava la ragazza avrebbe dovuto essere oggetto delle pesantissime avances che leggiamo sui giornali. Ed è questo il punto: in quelle condizioni non ci può essere nessun consenso, come è chiarissimo che ai cinque non interessassero minimamente né cosa volesse né le condizioni psicofisiche della ragazza.

Di fronte a questo elemento CHE EMERGE GIA’ ORA, IN MANIERA INEQUIVOCABILE, DALLE INTERCETTAZIONI AMBIENTALI, è un atteggiamento irresponsabile accusare la ragazza o presumere una “gogna mediatica” contro “i nostri ragazzi”, come fanno troppi livornesi e come è accaduto troppe volte in questo paese (pensiamo solo al caso di Ciro Grillo, il figlio di Beppe).

Minimizzare quanto accaduto nonostante le evidenze fa sì che in troppi considerino normale il fare delle avances pesanti e il provare a portarsi a letto in gruppo una ragazza ubriaca. QUESTA E’ VIOLENZA, e questo non rendersene conto della violenza E’ IL MOTIVO PER CUI la Gip ha riconfermato i domiciliari per “incapacità degli indagati di comprendere appieno il disvalore delle proprie condotte” e dunque la possibilità di farlo ancora “convinti della propria innocenza”.

Continuare a dire che si è trattato di goliardia (ma se fossero stati degli immigrati a farlo, si sarebbe detto lo stesso?), è parte del problema, perché rafforza invece di combattere quella che è a tutti gli effetti una cultura dello stupro. Una cultura da combattere ad ogni costo, perché ci porta a credere che le donne mentano quando sporgono denuncia oppure quando affermano di aver subito uno stupro, piuttosto che una molestia od un abuso.
Perché priva le vittime di ogni difesa e dunque di ogni libertà. La libertà di uscire e divertirsi, come anche la libertà di ribellarsi a un datore di lavoro o di rompere una relazione amorosa che non si desidera più.

Siamo un paese dove solo nel 2022 ci sono stati 120 femminicidi e dove – non secondo Potere al popolo!, ma secondo Istat – “il 31,5% delle 16-70enni (6 milioni 788 mila) ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale”. Un paese, dunque, dove la violenza sulle donne è un fenomeno diffuso in tutti i gruppi sociali e profondamente strutturale.

Di fronte a quanto accaduto la città di Livorno, in maniera unita e corale, dovrebbe unirsi in solidarietà a fianco della ragazza, ed evitare ogni minimizzazione di quanto accaduto. Ogni donna e in generale ogni persona dentro e fuori la nostra città dovrebbe sapere che avrà sempre al suo fianco la propria comunità quando deciderà di denunciare una violenza. Questo è l’unico e il solo messaggio che dobbiamo lanciare. E siamo ancora in tempo per farlo.

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