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LE NUOVE LINEE GUIDA DEL GOVERNO PER L’EDUCAZIONE CIVICA VANNO BOICOTTATE

Il 7 Agosto scorso, sul sito del Ministero dell’Istruzione e del Merito, è stato pubblicato un comunicato stampa relativo alle Nuove Linee Guida per l’insegnamento dell’Educazione Civica, che entreranno in vigore dall’anno scolastico che ora inizia.

Il testo, complice il periodo, è passato quasi inosservato, eppure è denso di elementi significativi, anche oltre l’aspetto specifico messo in evidenza su Contropiano, sul quale torneremo.

Per capire di che parliamo bisogna risalire all’introduzione dell’insegnamento dell’Educazione Civica, previsto per 33 ore all’anno (non aggiuntive, ma di fatto sottratte al monte orario delle singole discipline), avvenuto nel 2019 ad opera del Ministro, sempre leghista, Bussetti. I contenuti, previsti dalla legge, erano piuttosto neutri: Costituzione, legalità, educazione digitale e ambientale, sviluppo sostenibile, diritto del lavoro, patrimonio culturale etc. L’enfasi era posta sul concetto di cittadinanza e del rispetto delle regole, ma niente di più.

Le nuove Linee Guida del ministro Valditara vanno  – a leggere il comunicato stampa – decisamente oltre.

Le novità più significative sono:

  1. l’esplicitazione della prevalenza dell’individuo sulla società e sullo Stato, che dev’essere al servizio della persona umana. Apparentemente condivisibile ad una lettura superficiale, l’eco della frase tatcheriana “non esiste la società, esistono solo gli individui” induce doverosamente al sospetto, infatti il punto 3 chiarisce bene il significato. Libertà e autodeterminazione della persona umana coincidono, per il Governo Meloni, con l’iniziativa economica privata, quindi col capitalismo senza freni.
  2. la sottolineatura del carattere nazionale della nostra comunità. L’aggettivo ritorna nel comunicato 4 volte, tra “comunità nazionale” e “storia nazionale”. C’è, nel paragrafo dedicato al punto, un passaggio sull’importanza della storia locale – tema tanto caro al fascismo storico – e l’eloquente e sincera ammissione che, per il Governo, integrazione vuol dire rafforzamento del senso di appartenenza alla comunità nazionale. Assimilazione quindi, né più né meno;
  3. la promozione della cultura d’impresa, dell’iniziativa economica privata e della proprietà privata. Se il primo punto non è una novità (sono anni che lo spirito di imprenditorialità è inserito tra le competenze trasversali) gli altri due rafforzano quello che è un vero e proprio bastione ideologico del capitale. Non a caso il richiamo legislativo è alla Carta dei diritti fondamentali dell’UE e non alla nostra Costituzione, il cui aspetto significativo e originale è che stabiliva che la proprietà privata trovava il suo limite nell’interesse collettivo;
  4. si evidenzia l’importanza della crescita economica: non del benessere collettivo, della redistribuzione della ricchezza, dell’eliminazione della povertà, ma dell’accumulazione tout court. Non possiamo accusarli di mancanza di sincerità;
  5. ci si richiama al rispetto, già presente nelle vecchie linee guida, del patrimonio culturale, al quale si aggiunge la tutela dei beni pubblici e delle strutture scolastiche in primis (le cui condizioni testimoniano di quanto rispetto godano generalmente presso i Governi) e ovviamente del decoro urbano;
  6. c’è un riferimento, già presente nelle precedenti Linee guida, alla cultura del lavoro, che però appare più come “cultura del sacrificio”: mai è esplicitata, infatti e non a caso, la necessità della consapevolezza dei propri diritti, individuali e collettivi, in materia di lavoro. Non sia mai che ci si accorga di essere sfruttati e si decida anche di protestare…
  7. la frase più corta del comunicato è relativa al “rispetto verso la donna”. Come hanno sottolineato le Donne de Borgata nel comunicato pubblicato su Contropiano e linkato sopra, non c’è nulla sull’educazione alla sessualità, che pure rientra tra gli obiettivi dell’Agenda 2030, né ovviamente sulle questioni di genere. Siamo di fronte ad un salto indietro di una quarantina d’anni almeno in materia, attendiamo di leggere il testo ma il riferimento striminzito la dice lunga sulla considerazione di cui gode, tra le forze di maggioranza, il problema della discriminazione legata all’identità sessuale o al genere, nonché della violenza e dei femminicidi.

Riscrivere il senso della Costituzione

Particolarmente indicativa, tra il resto, è una vera e propria forzatura storica e culturale, ancora intorno alla questione della “comunità nazionale”. Riportiamo testualmente dal comunicato: “viene evidenziato il nesso tra senso civico e sentimento di appartenenza alla comunità nazionale definita Patria, concetto espressamente richiamato e valorizzato dalla Costituzione”. Il primo elemento significativo è il collegamento stretto tra “senso civico” e “comunità nazionale”: non si è “civici”, insomma – intendendo per civico un atteggiamento di rispetto nei confronti dell’altro come individuo e come collettività – se non ci si riconosce in quanto italiani. Qui arriva l’esplicito richiamo alla Patria con la lettera maiuscola, concetto che si vuole espressamente richiamato e valorizzato dalla Costituzione. Falso.

Nella Carta Costituzionale la parola Patria compare solamente due volte, nell’art. 52 sul servizio militare (“difesa della Patria”) e nell’art. 59 sulla nomina dei senatori a vita (“cittadini che hanno illustrato la Patria”). Come è evidente non si tratta di un concetto espressamente richiamato e valorizzato”, ma di un termine che compare, quasi accidentalmente, solo due volte, anche perché è facile capire quanto i e le costituenti di qualunque partito fossero letteralmente intossicati dalla parola. Altro che Patria: il carattere fondamentale della nuova Italia fu individuato nel suo essere una Repubblica (termine che ricorre 86 volte, senza contare i titoli), democratica, la cui sovranità appartiene al popolo (mai definito come “italiano”). È singolare come questa vera e propria falsità venga assunta nel momento storico in cui, con l’approvazione della legge sull’Autonomia Differenziata, la “patria” tanto cara a chi se ne riempie la bocca smette di essere la stessa a seconda del luogo in cui capita di nascere: ma questa è solo una delle tante, infinite contraddizioni che costituiscono la vera e propria caratteristica immutabile della cultura di destra.

Insomma, tra le righe di un comunicato stampa estivo emerge tutto l’odio e l’intolleranza delle forze di Governo nei confronti della società intesa come collettività, di una comunità libera fondata non su caratteri identitari ma sul mutuo rispetto e sulla mutua curiosità, di un modo di concepire le relazioni – tra persone di differenti origini, generi, orientamento sessuale – basato sul rispetto nelle differenze e non sull’assimilazione e l’omologazione. Emerge soprattutto il progetto politico di imprimere una precisa trasformazione ideologica reazionaria alla scuola italiana, condotto con una serietà e un impegno apparentemente incongruenti con il poco interesse che l’introduzione dell’educazione civica ha generalmente riscontrato nel corpo docente (abituato da tempo ad affrontare tematiche civiche legate alle proprie discipline, senza scomodare leggi e linee guida).

Di fronte a questo non possiamo fare affidamento sulla “resilienza” con cui i vari e variamente improvvisati interventi legislativi vengono solitamente accolti nel mondo della scuola; la portata dell’attacco ai valori democratici è tale che richiede una rifiuto netto, esplicito e deciso.

Boicottiamo le nuove linee guida, rispediamo al mittente i rigurgiti nazionalisti che contengono, difendiamo la scuola della Costituzione!

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