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I NOSTRI FIGLI GUARDERANNO CON DIGNITÀ AL FUTURO?

*Il mondo è alla deriva nelle maree della fame e della desolazione. È difficile pensare all’istruzione, o a qualsiasi altra cosa, quando i tuoi figli non possono mangiare. Eppure, il forte attacco all’istruzione nell’ultimo decennio ci costringe a riflettere sul futuro che le giovani generazioni erediteranno. Nel 2018, prima della pandemia, le Nazioni Unite calcolarono che 258 milioni di bambini e bambine in età scolare, ovvero unə su sei, avevano abbandonato la scuola. A marzo 2020 invece, all’inizio della pandemia, l’UNESCO stimò che 1,5 miliardi di bambinə e giovani erano statə colpitə dalla chiusura delle scuole; i vari lockdown hanno interrotto il percorso istruttivo di uno sconcertante 91% della popolazione studentesca in tutto il mondo.

Infine, un nuovo studio delle Nazioni Unite, pubblicato nel giugno 2022, ha rilevato che il numero di bambini e bambine che vivono difficoltà educative è quasi triplicato dal 2016, passando da 75 milioni agli attuali 222 milioni. Nel programma delle Nazioni Unite Education Cannot Wait si legge: “Questi 222 milioni di bambinə affrontano problemi diversi: circa 78,2 milioni (54% femmine, 17% con difficoltà funzionali, 16% sfollatə ) sono fuori dalla scuola, mentre 119,6 milioni non raggiungono le competenze minime in lettura o matematica entro i primi anni, nonostante frequentino la scuola”. Troppo poca attenzione viene prestata alla calamità che ciò imporrà per le generazioni future.

La Banca Mondiale, in collaborazione con l’UNESCO, ha sottolineato che i finanziamenti per l’istruzione sono diminuiti nei Paesi a basso e medio reddito, il 41% dei quali “ha ridotto la spesa per l’istruzione con l’arrivo della pandemia nel 2020, con un calo medio della spesa del 13,5%”. Mentre i Paesi più ricchi sono tornati ai livelli di finanziamento precedenti alla pandemia, nei Paesi più poveri i finanziamenti sono scesi al di sotto delle medie pre-pandemiche. Il calo dei finanziamenti per l’istruzione produrrà una perdita di quasi 21.000 miliardi di dollari in termini di guadagni nell’arco della vita, una somma molto più alta dei 17.000 miliardi di dollari stimati nel 2021. Mentre l’economia sta regredendo e chi detiene il capitale si stanno rendono conto che miliardi di persone sono diventate, per loro, una “popolazione in eccesso”, non ci stupiamo che l’attenzione per l’istruzione sia così marginale.

Liberazione nazionale per la dignità umana

Guardare agli esperimenti di liberazione nazionale di un’epoca precedente rivela una serie di valori completamente diversi, valori che mettevano al centro l’eliminazione della fame, l’aumento dell’alfabetizzazione e altri progressi sociali che rafforzano la dignità umana. Tricontinental: Institute for Social Research sta lavorando a una nuova serie di studi sul tema della liberazione nazionale. Il primo studio di questa serie, The PAIGC’s Political Education for Liberation in Guinea-Bissau, 1963-74, è un testo favoloso basato sulle ricerche d’archivio di Sónia Vaz-Borges, storica e autrice di Militant Education, Liberation Struggle, and Consciousness: The PAIGC education in Guinea Bissau, 1963-1978 (Peter Lang, 2019).

Il PAIGC, acronimo di Partido Africano para a Independência da Guiné e Cabo Verde, o Partito Africano per l’Indipendenza della Guinea e di Capo Verde, fu fondato nel 1956. Come molti progetti di liberazione nazionale, il PAIGC è nato all’interno del quadro politico istituito dallo Stato coloniale portoghese. Nel 1959, i lavoratori portuali del porto di Pidjiguiti scioperarono per ottenere salari più alti e migliori condizioni di lavoro, ma si resero conto che lo Stato portoghese “negoziava” con le armi quando l’esercito coloniale uccise circa cinquanta lavoratori, ferendone altri. Questo massacro convinse il PAIGC a perseguire la lotta armata, creando zone liberate dal dominio coloniale nell’allora Guinea (oggi Guinea-Bissau).

In queste zone liberate, il PAIGC ha dato vita a un progetto socialista che comprendeva un sistema educativo volto ad abolire l’analfabetismo e a creare una vita culturale dignitosa per la popolazione. È questo perseguimento di un progetto educativo egualitario che ha attirato la nostra attenzione, poiché anche in un Paese povero costretto ad affrontare la repressione armata dello Stato coloniale, il PAIGC continuava a spostare risorse preziose dalla lotta armata per costruire la dignità del popolo. Nel 1974 il Paese ottenne l’indipendenza dal Portogallo; i valori di questo progetto di liberazione nazionale continuano a risuonare ancora oggi.

L’istruzione contro il colonialismo

Il progetto di liberazione nazionale intrapreso dal PAIGC aveva due obiettivi simultanei:

1. Rovesciare le istituzioni coloniali di oppressione e sfruttamento.

2. Creare un progetto di ricostruzione nazionale per perseguire la liberazione economica, politica e sociale del popolo, ricostruzione che affrontasse i residui tossici lasciati dalle strutture coloniali nei corpi e nelle menti della popolazione.

Fino al 1959 non esistevano scuole secondarie in Guinea-Bissau, paese che la monarchia portoghese controllava dal lontano 1588. Nel 1964, il primo congresso del PAIGC, sotto la guida di Amílcar Cabral, si impegnò a:

Creare scuole e sviluppare l’insegnamento in tutte le aree liberate… Migliorare il lavoro nelle scuole esistenti, evitare un numero troppo elevato di alunnə che potrebbe pregiudicare il vantaggio per tuttə. Fondare scuole, ma tenere presente il reale potenziale a nostra disposizione per evitare di dover poi chiudere alcune scuole per mancanza di risorse… Rafforzare costantemente la formazione politica degli/lle insegnanti… Istituire corsi per insegnare a leggere e scrivere alle persone adulte, ai/lle combattenti e altri elementi della popolazione… A poco a poco creare semplici biblioteche nelle zone liberate, prestare i libri che possediamo, aiutare altre persone a imparare a leggere un libro, il giornale e a capire ciò che si legge.

Chi ha conoscenze deve insegnare a chi non ne ha dicevano i quadri del PAIGC impegnati a fondo nell’alfabetizzazione di base, nell’insegnamento della storia della loro terra e dell’importanza della lotta per la liberazione nazionale.

Conoscere e comprendere per cambiare

La nostra ricerca illustra l’intero processo educativo istituito dal PAIGC, compresa la valutazione delle forme e delle pratiche educative. Al centro dello studio c’è uno sguardo attento alla pedagogia del PAIGC e al suo curriculum anticoloniale incentrato sull’Africa:

Le esperienze dei popoli africani, il loro passato, il loro presente e il loro futuro dovevano essere al centro di questa nuova educazione. I programmi scolastici dovevano confrontarsi con le forme di conoscenza esistenti nelle comunità locali ed essere da queste plasmati. Con questi nuovi approcci alla conoscenza, il PAIGC intendeva coltivare in studentesse e studenti un senso personale di obbligo verso se stessə, i/le propri/e compagnə e le proprie comunità. Già nel 1949, Cabral sosteneva che la produzione di conoscenza doveva concentrarsi sulle realtà africane esistenti, grazie alle sue esperienze di ricerca sulle condizioni agricole del Portogallo e dei territori africani sotto suo controllo. Sosteneva che uno dei modi migliori per difendere la terra consisteva nell’imparare e comprendere come utilizzare il suolo in modo sostenibile e migliorare consapevolmente i benefici che ne traiamo. Conoscere e comprendere la terra era una forma di difesa del popolo e del suo diritto a migliorare le proprie condizioni di vita.

Lo studio è avvincente, una finestra su un mondo sconfitto dal Fondo Monetario Internazionale con i suoi programmi di austerità e aggiustamento strutturale che ha trascinato la Guinea-Bissau nel caos a partire dal 1995, con un tasso di alfabetizzazione vicino al 50% – sorprendente per un Paese con le limitate possibilità di liberazione nazionale messe in moto dal PAIGC. La lettura dello studio apre finestre sul passato , speranze che restano vive finché i nostri movimenti restano attenti e tornano alla fonte per costruire futuri migliori.

Il ritorno alla fonte

Il leader del PAIGC Amílcar Cabral fu assassinato il 20 gennaio 1973, un anno prima che il colonialismo portoghese subisse una sconfitta storica. Il PAIGC ha sofferto per la perdita del suo leader. Nel 1946, Cabral scrisse una poesia lirica, Regresso (ritorno), che indicava l’etica del movimento per cui aveva dato la vita. Il termine “ritorno” era un termine importante nel vocabolario di Cabral; la frase “ritorno alla fonte”, centrale nella sua visione di liberazione nazionale che deve trattare il passato come una risorsa, non come una destinazione. Ascoltate la grande cantante di Cabo Verde, Cesária Évora, cantare la poesia di Cabral e leggetela qui sotto, una porta sulle speranze che abbiamo per l’educazione liberatoria:

Vecchia mamma, vieni, ascoltiamo
il battito della pioggia contro la porta.
È un battito amichevole
che mi martella il cuore.

La nostra amica pioggia, vecchia mamma, la pioggia
che non cade in questo modo da molto tempo…

Ho sentito dire che la Cidade Velha – l’intera isola – diventa un giardino in pochi giorni…

Dicono che la campagna sia ricoperta di verde,
del colore più bello, perché è il colore della speranza.
Che ora la terra sembra davvero Capo Verde –

La calma ha sostituito la tempesta…

Vieni, vecchia mamma, vieni
recupera le tue forze e vieni al cancello.
La nostra amica pioggia ha già detto di resistere,
e può battere nel mio cuore.

Con affetto,
Vijay

*Traduzione della ventottesima newsletter (2022) di Tricontinental: Institute for Social Research.

Chi è Vijay Prashad?

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