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Una legge contro le delocalizzazioni? La lezione del caso Florange in Francia

Pubblichiamo questo breve riassunto della storia della cosiddetta “Legge Florange” francese. Si tratta di una legge varata nel 2014 dal governo di centrosinistra francese volta a frenare le delocalizzazioni delle multinazionali. E’ su questa legge che il Governo Draghi vorrebbe basarsi per rispondere alle delocalizzazioni come quelle di Whirlpool a Napoli o della GKN a Campi Bisenzio in provincia di Firenze. Conoscere la storia di questa legge serve a chi oggi lotta contro le delocalizzazioni e contro la distruzione dell’occupazione e del tessuto produttivo in Italia per capire cosa c’è dietro la proposta del Governo, evitare di cadere nei vecchi errori e contribuire cosi alla definizione del “che fare” comune a noi lavoratori e lavoratrici.


1. Febbraio 2012. Durante la campagna presidenziale, l’allora candidato socialista François Hollande promette ai lavoratori degli altiforni dell’acciaio della Arcelor-Mittal di Florange, minacciata di chiusura, di salvare la loro fabbrica se verrà eletto.

Sacrificati sull’altare della redditività dal gigante mondiale dell’acciaio, l’indiano Lakshmi Mittal, almeno 629 i lavoratori rischiano di ritrovarsi disoccupati.

2. Poco dopo l’elezione di Hollande alla presidenza della repubblica però, nell’inverno 2012-2013, l’allora primo ministro Jean-Marc Ayrault decide di favorire i negoziati con Mittal, il multimiliardario che raramente ha mantenuto degli impegni presi nei confronti degli Stati. Sconfessa così Arnaud Montebourg, il suo ministro per la ripresa produttiva, che aveva sostenuto una nazionalizzazione temporanea del sito, e causa una grave crisi ai vertici dello Stato.

3. Dicembre 2012. Finiti i negoziati con il governo, un accordo sociale è concluso tra il governo e la direzione della multinazionale e firmato dai sindacati cfdt e cfe-cgc. Le confederazioni cgt e fo, più a sinistra, rifiutano di firmare l’accordo preparato del governo e l’azienda, che prevede la chiusura degli altiforni per il 2013, la ricollocazione dei 629 operai e investimenti di Arcelor-Mittal nel resto del sito di Florange e nella ricerca strategica per la modernizzazione della siderurgia.

4. Per tentare di rimediare a quella che viene vista dalla maggior parte dell’opinione pubblica come un tradimento, oltre che per tentare una risposta legislativa al dissanguamento del tessuto produttivo francese (si stimano a mezzo milione i posti di lavoro persi dell’industria francese tra il 2006 e 2015), il governo si mette a lavorare su un progetto di legge che mira a impedire le delocalizzazioni.

La Loi Florange — “legge per ridare delle prospettive all’economia reale e all’occupazione industriale” — viene adottata a febbraio 2014 dal parlamento francese. La maggioranza ha abbandonato l’idea iniziale di obbligare le aziende a cedere le loro unità di produzione. Le aziende di più di 1000 dipendenti sono solo obbligate a “cercare un acquirente in caso di un piano di chiusura di uno stabilimento” e ad informare adeguatamente i dipendenti. Tuttavia, possono rifiutare tutte le offerte di acquisizione, a condizione che giustifichino per iscritto che mettono in pericolo “la continuazione dell’intera attività” dell’impresa. Una soglia inoltre alta, quella di 1000 salariati, che esclude secondo i sindacati l’85% delle imprese che subiscono questo tipo di chiusure.

5. Nel caso il proprietario non si impegnasse a trovare un acquirente, la legge inizialmente prevedeva sanzioni per l’impresa, che avrebbe dovuto pagare fino a 20 volte il salario minimo annuo (ossia 28000 euro) per ogni lavoratore licenziato, nei limiti di 2% del fatturato annuo dell’impresa.

A fine marzo 2014, però, il consiglio costituzionale francese censura quest’ultima disposizione, affermando che essa sia “contraria alla libertà d’impresa e al diritto di proprietà” iscritte nella costituzione. Questa sentenza contribuisce a svuotare la legge dal suo senso originale e di renderla del tutto inefficace a lottare contro le delocalizzazioni e “ridare delle prospettive all’economia reale e all’occupazione industriale”.

Rimane solo la possibilità per l’amministrazione dello stato di avviare procedure di risarcimento nel caso in cui l’impresa in questione abbia beneficiato di soldi pubblici durante i due anni precedenti.

6. Di fatto la legge Florange ha costituito solo un freno relativo alle delocalizzazioni in Francia. Innnanzitutto perché impone a tutte le grandi aziende che intendono chiudere uno stabilimento ed effettuare licenziamenti collettivi di cercare un nuovo acquirente, ma non di trovarne uno. Ben lo sanno gli 870 dipendenti della Ford di Blanquefort, che nell’agosto 2019 ha cessato la produzione: la multinazionale americana ha fatto il minimo legale, svolgendo semplicemente ricerche formali, senza esiti positivi, per poi delocalizzare legalmente nel quadro della legge Florange.

7. Si potrebbe pensare, tuttavia, che la situazione abbia un esito positivo quando la multinazionale che delocalizza trova un nuovo acquirente e presenta un progetto di reindustrializzazione. Prendiamo l’esempio di Whirlpool, che Il 24 gennaio 2017 annuncia la chiusura del sito di Amiens. Dopo un anno e mezzo di lotte e contrattazioni tra azienda, governo e sindacati, l’acquirente si trova, si chiama Nicola Decayeux, imprenditore e presidente della Confindustria locale. Decayeux riceve subito 2,5 milioni dallo Stato, che ne promette altri 1,5 a verica del “buon stato di salute economica” della WN, e 7,4 milioni di euro dalla Whirlpool, che arriva perfino a pagare pur di scaricare il barile nelle mani di altri. Il governo si affida ingenuamente a simili uomini di affari. Risultato: nasce una nuova azienda che dovrebbe riconvertire lo stabilimento ormai Ex Whirlpool e mantenere 164 operai su 282. Tra i più di 100 licenziati erano compresi tutti i sindacalisti e gli operai più combattivi che hanno guidato la lotta negli anni passati.
Ma le cose in fabbrica non vanno come dovrebbero. Lo stabilimento non produce, i 164 operai superstiti non sono messi nelle condizioni di lavorare. Dopo un anno, la nuova azienda (la WN) dichiara fallimento. I 7,4 milioni di euro scompaiono in paradisi fiscali, la riconversione si rivela una truffa. Tutto ciò nel quadro legale della legge Florange. Questo caso ci ricorda quelli tristemente noti in Italia della Ex Embraco di Riva o della Blutec di Termini Imerese.

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