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IL CORONAVIRUS NON FA DISTINZIONI, LO STATO SÌ! 

Viviamo una situazione grave, spiacevole e inedita, dove è necessaria lucidità e attenzione per tutelare la salute di tutti. Sembra però di vivere in una serie televisiva di bassa qualità, ambientata in un futuro distopico dove i diritti sociali sono scomparsi a causa del virus. Non siamo virologi, quindi non entriamo nel merito dei provvedimenti di emergenza: però, anche stavolta, lo stato, il mercato e il suo profitto, discriminano alcuni lavoratori, tra i tanti penalizzati dall’emergenza coronavirus. Se per le imprese, i commercianti e gli industriali si sospendono bollette, mutui e pagamenti, nessuno parla delle lavoratrici e dei lavoratori del settore artistico-culturale, lasciati a casa senza tutele, perché tanto erano sottopagati e sfruttati anche prima dell’emergenza.

Teatri e musei chiusi, rassegne e festival cancellati, spettacoli, concerti, mostre, installazioni, matinée nelle scuole: tutto ciò viene cancellato senza pensare ai tantissimi lavoratori che permettevano la riuscita di questi eventi artistici. Per loro, il mercato non prevede alcun rimborso o tutela sociale, perché quei lavoratori producono bellezza, non profitto. L’emergenza del coronavirus in Italia è ancora una volta la cartina di tornasole di come il nostro paese consideri la cultura: non bene comune e risorsa sociale indispensabile, ma inutile orpello sacrificabile. Chi è costretto a non lavorare a causa dell’emergenza non può essere dimenticato, e le tutele devono valere per tutte le lavoratrice e tutti i lavoratori. Per questo chiediamo con forza che lo Stato si assuma le sue responsabilità e provveda alla creazione di un fondo specifico che fronteggi la crisi. Le operatrici e gli operatori del settore culturale devono essere sostenuti, senza dimenticare i lavoratori autonomi, le partite Iva, chi è senza contratto, chi è collaboratore esterno o occasionale. Sono queste figure a portare avanti la cultura in Italia. E senza la cultura, nel nostro paese vincerebbe un’epidemia assai peggiore del coronavirus: quella del profitto.

Potere al Popolo! Cultura e Spettacolo

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