Mustafa Koçak aveva 28 anni ed era membro del gruppo musicale Grup Yorum, famoso in tutto il mondo per la sua musica, per i messaggi che lanciava attraverso le canzoni.
Koçak è morto all’alba di venerdì 24 aprile. In un carcere nel quale era stato gettato perché condannato all’ergastolo per complicità in omicidio, accusato da un testimone “segreto”.
Da 297 giorni non toccava cibo: era in sciopero della fame per protestare contro la carcerazione sua e quella di migliaia di prigionieri.
Koçak non è il primo a morire così. Helin Bölek, anch’ella appartenente al Grup Yorum, se n’era andata il 3 aprile, dopo 288 giorni di sciopero della fame.
Il mo
Koçak e Helin non ci sono più. Il mondo ha perso le loro voci, i loro sorrisi, le loro parole. Quanto ancora dovremo aspettare prima che si faccia qualcosa di concreto per fermare il criminale Erdogan? Quanti ancora dovranno pagare con la vita? Quante morti siamo disposti a tollerare?
In sciopero della fame, come Koçak e Helin, ci sono oggi altre 5 persone, che stanno manifestando la propria innocenza e la necessità di aprire le carceri turche portando fino alle estreme conseguenze questa forma di protesta.
Il bassista del gruppo, Ibrahim Gökçek, in sciopero della fame da 312 giorni, sta offrendo la sua vita per far sapere al mondo, a noi, quello che avviene in Turchia.
Potere al Popolo è al fianco di quanti, individui, organizzazioni, collettivi, in Turchia e nel mondo lottano contro Erdogan, contro il regime di morte che ha messo in piedi nel mezzo della finta indignazione di leader europei che sono capaci solo di versare lacrime di coccodrillo.
Oggi, in tempi di pandemia, Erdogan può agire ancor più indisturbato, fornendo dati chiaramente falsati sui contagi e spadroneggiando tra Libia e Siria. Gli occhi dei governi europei, ancora una volta, non vedranno. A meno che i popoli non li costringano a farla finita con ipocrisia e sostegno al regime autoritario turco.