Sono passate un paio di settimane daLla prima alluvione di Faenza, quando abbiamo detto che l’emergenza non è finita perché ci stiamo vivendo dentro e continueremo a viverci dentro. Siamo stato purtroppo facili profeti, e quello che è successo a inizio mese si è replicato su scala ancora più grande. Mentre scriviamo sono nove le vittime accertate, decine di fiumi esondati, più di diecimila persona hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni. Il calcolo dei danni sicuramente supererà di gran lunga il miliardo stimato a inizio mese.
Eventi climatici “estremi” come quello degli ultimi giorni saranno la nuova normalità, alternati a lunghe fasi invece di siccità. E queste ultimi giorni mostrano in maniera lampante come dovrebbero cambiare le priorità che governano la nostra società. Le priorità dovrebbero essere opere diffuse di messa in sicurezza di argini e vie d’acqua, dovrebbe essere un’urbanistica adattata alle nuove condizioni, dovrebbe essere la messa a servizio delle risorse pubbliche per il soccorso.
Per sapere queste cose non c’era bisogno di aspettare questa alluvione, sappiamo tutto dal 99% delle ricerche scientifiche che da più di dieci anni avvertono correttamente sull’andamento del cambiamento climatico, incluso l’alternarsi di siccità e alluvione. E sappiamo tutto dalla nostra vita quotidiana segnata dallo stillicidio di “tragedie che si potevano evitare”. Eppure il modello di sviluppo va nella direzione completamente opposta a quella auspicabile.
La Regione Emilia-Romagna è la più inquinata d’Europa, la terza regione in Italia per consumo di suolo, e la colpa di qualche misterioso gruppo di negazionisti che avrebbe preso in segreto il comando. Si tratta invece del grumo di interessi materiali capitanati dal PD che governano questa regione da decenni, con la copertura degli alleati “di sinistra” e “ecologisti” che mettono la tinta green su una gestione disastrosa. Un grumo di interessi che occupa anche lo spazio della cosiddetta “opposizione di destra”, che infatti sostiene tutti i grandi progetti, anche quando fa un po’ di scena come ha fatto il ministro Salvini col Passante.
Parliamo spesso di Passante e consumo di suolo.
Sono questioni che non vengono dal nulla, sono questioni che vengono da un progetto di “sviluppo” che fa diventare la pianura un grande centro della logistica. Un progetto di “sviluppo” che deve continuare a espandere il traffico aereo. Un progetto di “sviluppo” che ha bisogno dei rigassificatori.
Sono questioni che vengono dal posizionamento del nostro paese dentro un blocco euro-atlantico che prevede più spesa militate e meno per i bisogni della popolazione.
Contro tutto questo la popolazione non è inerme, ci sono state manifestazioni grandi e piccole, ogni lunedì il consiglio comunale di Bologna è “assediato” dalla protesta rumorosa contro il Passante, i progetti grandi e piccoli incontrano resistenza dalle spiagge agli appennini.
La seconda alluvione in un mese deve essere per noi l’occasione per denunciare ancora con più forza che i nostri interessi sono in conflitto totale con quelli di chi tira le fila in questa regione. Un’occasione per tessere il filo della solidarietà e dell’alternativa politica per le classi popolari!