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Due mesi di pandemia, due mesi di lotta. Ed è solo l’inizio!

Sabato e Domenica si è riunito il Coordinamento Nazionale di Potere al Popolo!, il secondo dentro l’emergenza pandemica. Nonostante le difficoltà della situazione, anche stavolta grande è stata la partecipazione delle delegate e dei delegati delle assemblee territoriali da Nord a Sud.

All’ordine del giorno sia un bilancio della nostra azione durante questi due mesi di quarantena, sia la discussione politica intorno a cosa ci aspetta nella Fase 2 e soprattutto nella Fase 3, quella della crisi economica globale, della recessione e della precipitazione delle condizioni di vita, di salute, di reddito e di lavoro di milioni di persone. Sul finire della discussione ci siamo concentrati su alcune proposte e appuntamenti.

1. Cosa abbiamo fatto

Rispetto al primo punto, nonostante le restrizioni imposte dalle misure antipandemiche, il bilancio del lavoro di questi due mesi è stato estremamente positivo. Abbiamo agito attivando la solidarietà popolare e materiale nei territori dove siamo presenti e ricercando la connessione sentimentale con i settori più in sofferenza del nostro blocco sociale. Sono stati usati gli strumenti disponibili (le trenta Case del Popolo e sedi da Nord a Sud) e creati di nuovi (come il Telefono Rosso per lavoratrici e lavoratori). Sono state aggregate alla lotta circa 500 persone nuove, fra cui tanti giovani.

Alcuni fatti e dati restituiscono la mole di lavoro che abbiamo svolto:

Insomma, in ogni modo e con ogni mezzo si è cercato di rispondere alle esigenze popolari impellenti imposte dalla situazione di precipitazione delle condizioni di vita (qui qualche link, a breve un post riassuntivo con tutti i dati). Possiamo dire che l’emergenza sociale e pandemica è stato il primo grande test a livello nazionale su come Potere al Popolo intende praticare il mutualismo, che, lo ripetiamo per l’ennesima volta, non è assistenzialismo, ma è inchiesta e verifica, radicamento sociale, autorganizzazione del popolo, controllo popolare e dunque accumulazione di forza politica in chiave conflittuale.

In questi due mesi non ci siamo tuttavia limitati a questa attività di resistenza, ma abbiamo anche cercato di passare all’offensiva in termini di discorso pubblico. Così anche sul piano politico generale si è cercato di utilizzare tutte le forme della comunicazione sociale possibili per dare vita a iniziative pubbliche sulla sanità il 18 marzo (“Non chiamateli eroi se poi li abbandonate”), il 25 marzo sulla sicurezza dei lavoratori (“Andrà tutto bene se difendiamo i lavoratori”), ad aprile in sostegno al reddito insieme a reti di lavoratori dello spettacolo, facchini della logistica, movimenti sociali e infine uscendo nelle piazze in due giornate significative come il 25 aprile e il 1° Maggio in cui si è portato in strada non solo il ricordo dei partigiani o di chi ha lottato per la democrazia e i diritti sul posto di lavoro, ma il grido di chi sta soffrendo oggi, di chi sta combattendo oggi. Iniziative virtuali e reali che hanno fatto irruzione su diversi media – certo non generosi in tempi in cui la politica è sparita dietro pochi volti e molti “tecnici” – e che sono riusciti ad arrivare e incoraggiare molte lavoratrici e lavoratori.

2. Avanzare sul piano politico

Sabato e domenica abbiamo però provato ad avanzare anche sul piano politico, sulla scorta delle tante proposte concrete fatte in questi due mesi e che hanno sollevato tanta attenzione sui nostri social, che hanno visto schizzare i dati su like, condivisioni ed engagement.

Purtroppo bisogna dirsi che per il paese la situazione, come è evidente a tutti, non è affatto rosea. La disoccupazione è già ora in aumento, il PIL è stimato andare giù del 9%, il debito pubblico salirà al 160%. Alla già accresciuta povertà relativa (assai più consistente della povertà assoluta), ai lavoratori già oggi sottopagati, a grigio, a nero, si andranno ad aggiungere nuove figure sociali, dalle partite Iva a settori di professionisti…
Non bisogna nemmeno sottovalutare la torsione autoritaria dello Stato che potrebbe utilizzare le restrizioni dell’emergenza per ridurre l’agibilità politica e sindacale come già avvenuto in diversi casi.

Tuttavia non bisogna reagire a questo quadro negativo deprimendosi, lamentandosi o affidandosi al politico di turno, ma lottando.
Abbiamo detto che non volevamo tornare alla normalità perché la normalità era il problema: bene, abbiamo davanti una grande occasione per rovesciare tutto, in termini di giustizia sociale, catastrofe ambientale, disparità di genere, discriminazioni razziali… E questo non solo in Italia, ma in tutta Europa e in tutto il mondo!
Per questo abbiamo discusso a lungo di come far avanzare l’esperienza di Potere al Popolo all’altezza di una fase storica diversa da quella precedente alla pandemia. Ci interessa capire come mettere in campo una alternativa di sistema che sia credibile nella società in cui agiamo, quale identità, programma d’azione e prospettiva generale di cambiamento di fronte a quella che si prospetta essere la più grande crisi del capitalismo di sempre, con annessa caduta di credibilità delle classi dirigenti e loro incapacità di garantire persino un minimo di benessere. Ci sembra che il socialismo del XXI° secolo, la redistribuzione della ricchezza, la gestione collettiva dei beni e dei mezzi di produzione, così come la pianificazione partecipata invece degli “spiriti animali” del libero mercato, oggi possano essere rimessi in circolazione come idee forti per la trasformazione.
Le misure strutturali su cui vogliamo incalzare il sistema dominante e far crescere la mobilitazione e la coscienza popolare si articolano su 4 punti strategici:

Sappiamo che realizzare un tale programma non è facile, e che per farlo serve soprattutto un conflitto forte e di massa contro chi detiene nel nostro paese il potere economico, politico, mediatico.
Sappiamo che per realizzarlo dovremo crescere, aggregare, dettagliare, costruire alleanze sociali e politiche. E che dovremo essere disposti a rompere tanti blocchi che ora impediscono il rispetto delle esigenze popolari: il ricatto del debito e delle speculazioni finanziarie, i vincoli liberisti dell’Unione Europea, compresi quelli parzialmente attenuati oggi, a partire dal Fiscal Compact e dal MES, cercando di far saltare con la mobilitazione delle masse italiane ed europee questa Unione Europea, sulla cui funzione negativa il giudizio è unanime. Così come si ritiene necessaria una nuova collocazione internazionale dell’Italia, con la sua uscita dalla NATO e dalle sue logiche di guerra e oppressione.
Non è facile prevedere nel dettaglio come tutto questo possa accadere, con quali priorità, rapporti di forza tra le classi, alleanze a livello nazionale ed internazionale, ma di certo è urgente che questo programma e le nostre pratiche siano sempre più partecipati dalle tante persone che trarrebbero giovamento da questo cambiamento.

3. Proposte e prossimi appuntamenti

Rispetto alle proposte, il Coordinamento ha sostenuto la proposta di una campagna avviata dalle compagne e compagni della Lombardia contro la classe dirigente responsabile della strage di vittime del coronavirus in una regione con un sistema sanitario fortemente privatizzato e spacciato arbitrariamente come eccellenza.
Il nodo politico è lo spazzare via questa classe dirigente lombarda dai suoi posti di comando. In tal senso pretendiamo le dimissioni della giunta Fontana e ove queste non avvengano la sua rimozione anche per via commissariale, al fine di convocare al più presto nuove elezioni regionali restituendo ai cittadini della Lombardia il giudizio sul gravissimo operato della giunta, sul quale Potere al Popolo ha anche presentato un esposto in sede penale.

L’emergenza pandemica ha reso evidenti tutte le contraddizioni già causate dal regionalismo spinto introdotto nel 2001, ma deve portarci a chiedere la definitiva liquidazione di ogni ipotesi di autonomia differenziata delle regioni che era venuta crescendo in questi due anni e in modo trasversale tra governatori della Lega e del Pd.

Continueremo quindi nelle prossime settimane le attività mutualistiche, sia la collaborazione con altre forze sociali e politiche per giornate di mobilitazione intorno al tema del reddito, dei diritti e del salario.

Infine, dal 3 giugno inizierà la campagna per il rinnovo delle adesioni a Potere al Popolo. Questa campagna dovrà coinvolgere tante e tanti, è una grande occasione per costruire qualcosa di nuovo in questo paese, per far arrivare ovunque i nostri contenuti, sfidare le tante persone ancora dubbiose alla partecipazione. A breve usciremo con tutte le informazioni, nel frattempo invitiamo tutte le nostre militanti e militanti a prepararsi!

Questo è solo l’inizio!

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