Sabato e Domenica si è riunito il Coordinamento Nazionale di Potere al Popolo!, il secondo dentro l’emergenza pandemica. Nonostante le difficoltà della situazione, anche stavolta grande è stata la partecipazione delle delegate e dei delegati delle assemblee territoriali da Nord a Sud.
All’ordine del giorno sia un bilancio della nostra azione durante questi due mesi di quarantena, sia la discussione politica intorno a cosa ci aspetta nella Fase 2 e soprattutto nella Fase 3, quella della crisi economica globale, della recessione e della precipitazione delle condizioni di vita, di salute, di reddito e di lavoro di milioni di persone. Sul finire della discussione ci siamo concentrati su alcune proposte e appuntamenti.
1. Cosa abbiamo fatto
Rispetto al primo punto, nonostante le restrizioni imposte dalle misure antipandemiche, il bilancio del lavoro di questi due mesi è stato estremamente positivo. Abbiamo agito attivando la solidarietà popolare e materiale nei territori dove siamo presenti e ricercando la connessione sentimentale con i settori più in sofferenza del nostro blocco sociale. Sono stati usati gli strumenti disponibili (le trenta Case del Popolo e sedi da Nord a Sud) e creati di nuovi (come il Telefono Rosso per lavoratrici e lavoratori). Sono state aggregate alla lotta circa 500 persone nuove, fra cui tanti giovani.
Alcuni fatti e dati restituiscono la mole di lavoro che abbiamo svolto:
- sono circa 70.000 gli euro raccolti (e tutti spesi), dalle Case del Popolo sia per distribuire 4000 pacchi alimentari a 2500 famiglie, per un totale di 10.000 persone sostenute, sia per distribuire mascherine, disinfettanti e altri dispositivi di protezione individuale a medici di base, personale sanitario, commessi, lavoratori esposti, migranti nei ghetti;
- sono circa 500 le chiamate ricevute dal Telefono Rosso con avvocati del lavoro gratuitamente disponibili 13 ore al giorno tutti i giorni, per segnalare abusi, aperture di aziende in barba ai Decreti, scarse condizioni di sicurezza sul lavoro;
- sono circa 200 i servizi di uscita al posto di anziani/immunodepressi e persone che per vari motivi non potevano esporsi o fare la spesa; mentre all’inizio della pandemia avevamo portato avanti quattro servizi di babysitting;
- circa 1000 le ore di doposcuola a distanza per le studentesse e gli studenti che rischiavano di essere penalizzati dalla didattica a distanza, decine i materiali informatici distribuiti a chi non ha un computer;
- ancora, abbiamo aperto diversi sportelli di assistenza psicologica, assistenza fiscale, assistenza per i migranti;
- infine abbiamo attuato un severo controllo popolare sui buoni spesa dei Comuni, abbiamo assistito chi aveva diritto a bonus, sostegno agli affitti e welfare previsti dai Decreti del Governo.
Insomma, in ogni modo e con ogni mezzo si è cercato di rispondere alle esigenze popolari impellenti imposte dalla situazione di precipitazione delle condizioni di vita (qui qualche link, a breve un post riassuntivo con tutti i dati). Possiamo dire che l’emergenza sociale e pandemica è stato il primo grande test a livello nazionale su come Potere al Popolo intende praticare il mutualismo, che, lo ripetiamo per l’ennesima volta, non è assistenzialismo, ma è inchiesta e verifica, radicamento sociale, autorganizzazione del popolo, controllo popolare e dunque accumulazione di forza politica in chiave conflittuale.
In questi due mesi non ci siamo tuttavia limitati a questa attività di resistenza, ma abbiamo anche cercato di passare all’offensiva in termini di discorso pubblico. Così anche sul piano politico generale si è cercato di utilizzare tutte le forme della comunicazione sociale possibili per dare vita a iniziative pubbliche sulla sanità il 18 marzo (“Non chiamateli eroi se poi li abbandonate”), il 25 marzo sulla sicurezza dei lavoratori (“Andrà tutto bene se difendiamo i lavoratori”), ad aprile in sostegno al reddito insieme a reti di lavoratori dello spettacolo, facchini della logistica, movimenti sociali e infine uscendo nelle piazze in due giornate significative come il 25 aprile e il 1° Maggio in cui si è portato in strada non solo il ricordo dei partigiani o di chi ha lottato per la democrazia e i diritti sul posto di lavoro, ma il grido di chi sta soffrendo oggi, di chi sta combattendo oggi. Iniziative virtuali e reali che hanno fatto irruzione su diversi media – certo non generosi in tempi in cui la politica è sparita dietro pochi volti e molti “tecnici” – e che sono riusciti ad arrivare e incoraggiare molte lavoratrici e lavoratori.
2. Avanzare sul piano politico
Sabato e domenica abbiamo però provato ad avanzare anche sul piano politico, sulla scorta delle tante proposte concrete fatte in questi due mesi e che hanno sollevato tanta attenzione sui nostri social, che hanno visto schizzare i dati su like, condivisioni ed engagement.
Purtroppo bisogna dirsi che per il paese la situazione, come è evidente a tutti, non è affatto rosea. La disoccupazione è già ora in aumento, il PIL è stimato andare giù del 9%, il debito pubblico salirà al 160%. Alla già accresciuta povertà relativa (assai più consistente della povertà assoluta), ai lavoratori già oggi sottopagati, a grigio, a nero, si andranno ad aggiungere nuove figure sociali, dalle partite Iva a settori di professionisti…
Non bisogna nemmeno sottovalutare la torsione autoritaria dello Stato che potrebbe utilizzare le restrizioni dell’emergenza per ridurre l’agibilità politica e sindacale come già avvenuto in diversi casi.
Tuttavia non bisogna reagire a questo quadro negativo deprimendosi, lamentandosi o affidandosi al politico di turno, ma lottando.
Abbiamo detto che non volevamo tornare alla normalità perché la normalità era il problema: bene, abbiamo davanti una grande occasione per rovesciare tutto, in termini di giustizia sociale, catastrofe ambientale, disparità di genere, discriminazioni razziali… E questo non solo in Italia, ma in tutta Europa e in tutto il mondo!
Per questo abbiamo discusso a lungo di come far avanzare l’esperienza di Potere al Popolo all’altezza di una fase storica diversa da quella precedente alla pandemia. Ci interessa capire come mettere in campo una alternativa di sistema che sia credibile nella società in cui agiamo, quale identità, programma d’azione e prospettiva generale di cambiamento di fronte a quella che si prospetta essere la più grande crisi del capitalismo di sempre, con annessa caduta di credibilità delle classi dirigenti e loro incapacità di garantire persino un minimo di benessere. Ci sembra che il socialismo del XXI° secolo, la redistribuzione della ricchezza, la gestione collettiva dei beni e dei mezzi di produzione, così come la pianificazione partecipata invece degli “spiriti animali” del libero mercato, oggi possano essere rimessi in circolazione come idee forti per la trasformazione.
Le misure strutturali su cui vogliamo incalzare il sistema dominante e far crescere la mobilitazione e la coscienza popolare si articolano su 4 punti strategici:
- redistribuzione della ricchezza (ricordate la nostra campagna “Voglio i miei 161.000 euro”?), con un fisco realmente progressivo e con la Billionaire Tax, tassa sulle grandi ricchezze, sia per garantire reddito e abitazione a tutte e tutti sia per finanziare servizi pubblici e sociali;
- lavorare meno e lavorare tutti con dignità, con la riduzione generalizzata dell’orario di lavoro a parità di salario e con l’abolizione di tutte le leggi che hanno precarizzato e schiavizzato il lavoro, mettendo la salute al primo posto;
- rilancio del pubblico a partire da sanità, scuola e università, servizi sociali, manutenzione e cura del territorio; nazionalizzazione delle aziende delle banche e dei settori strategici con controllo operaio, aiuti di stato alle imprese in difficoltà escludendo chi ha sedi in paradisi fiscali e chi delocalizza;
- pianificazione partecipata dell’economia e sua transizione ecologica, dove la produzione viene decisa in base alle esigenze della popolazione e viene condotta nel rispetto della salute delle persone e dell’ambiente. Oltre al terribile impatto del surriscaldamento globale, la distruzione di risorse naturali e di ecosistemi riduce la biodiversità del pianeta, un modello di sviluppo intensivo fa sorgere nuove malattie ed il trasferimento di pericolosissimi patogeni all’uomo può diventare sempre più frequente. Bisogna riorganizzare il nostro sistema di approvvigionamento e produzione agroalimentare, affinché siano favorite le produzioni locali, si riducano i trasferimenti inquinanti, vengano utilizzate tecniche agricole sostenibili per i territori e sia sensibilmente ridotta la dipendenza di fonti alimentare di origine animale a produzione altamente inquinante. Abbiamo anche bisogno del taglio drastico alle spese militari (meno bombe, più respiratori!), cancellazione delle grandi opere, programmazione e agenzia per il risanamento ambientale, civile e del patrimonio culturale, lottando contro la rendita immobiliare e dicendo basta alla monocultura del turismo intensivo, del modello Air B&B che ammazza i nostri centri storici, facendo alzare l’affitto e migrare i residenti.
Sappiamo che realizzare un tale programma non è facile, e che per farlo serve soprattutto un conflitto forte e di massa contro chi detiene nel nostro paese il potere economico, politico, mediatico.
Sappiamo che per realizzarlo dovremo crescere, aggregare, dettagliare, costruire alleanze sociali e politiche. E che dovremo essere disposti a rompere tanti blocchi che ora impediscono il rispetto delle esigenze popolari: il ricatto del debito e delle speculazioni finanziarie, i vincoli liberisti dell’Unione Europea, compresi quelli parzialmente attenuati oggi, a partire dal Fiscal Compact e dal MES, cercando di far saltare con la mobilitazione delle masse italiane ed europee questa Unione Europea, sulla cui funzione negativa il giudizio è unanime. Così come si ritiene necessaria una nuova collocazione internazionale dell’Italia, con la sua uscita dalla NATO e dalle sue logiche di guerra e oppressione.
Non è facile prevedere nel dettaglio come tutto questo possa accadere, con quali priorità, rapporti di forza tra le classi, alleanze a livello nazionale ed internazionale, ma di certo è urgente che questo programma e le nostre pratiche siano sempre più partecipati dalle tante persone che trarrebbero giovamento da questo cambiamento.
3. Proposte e prossimi appuntamenti
Rispetto alle proposte, il Coordinamento ha sostenuto la proposta di una campagna avviata dalle compagne e compagni della Lombardia contro la classe dirigente responsabile della strage di vittime del coronavirus in una regione con un sistema sanitario fortemente privatizzato e spacciato arbitrariamente come eccellenza.
Il nodo politico è lo spazzare via questa classe dirigente lombarda dai suoi posti di comando. In tal senso pretendiamo le dimissioni della giunta Fontana e ove queste non avvengano la sua rimozione anche per via commissariale, al fine di convocare al più presto nuove elezioni regionali restituendo ai cittadini della Lombardia il giudizio sul gravissimo operato della giunta, sul quale Potere al Popolo ha anche presentato un esposto in sede penale.
L’emergenza pandemica ha reso evidenti tutte le contraddizioni già causate dal regionalismo spinto introdotto nel 2001, ma deve portarci a chiedere la definitiva liquidazione di ogni ipotesi di autonomia differenziata delle regioni che era venuta crescendo in questi due anni e in modo trasversale tra governatori della Lega e del Pd.
Continueremo quindi nelle prossime settimane le attività mutualistiche, sia la collaborazione con altre forze sociali e politiche per giornate di mobilitazione intorno al tema del reddito, dei diritti e del salario.
Infine, dal 3 giugno inizierà la campagna per il rinnovo delle adesioni a Potere al Popolo. Questa campagna dovrà coinvolgere tante e tanti, è una grande occasione per costruire qualcosa di nuovo in questo paese, per far arrivare ovunque i nostri contenuti, sfidare le tante persone ancora dubbiose alla partecipazione. A breve usciremo con tutte le informazioni, nel frattempo invitiamo tutte le nostre militanti e militanti a prepararsi!
Questo è solo l’inizio!