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[TORINO] CORSO BELGIO: LA MOBILITAZIONE POPOLARE FERMA LA DEVASTAZIONE COMUNALE

alberi belgio torino

La vicenda è già rimbalzata sui giornali locali e anche su alcuni nazionali: il 26 luglio 2023, con l’ennesima delibera calata dall’alto, la giunta Lo Russo “decide” che gli aceri di Corso Belgio, area già soffocata dal traffico e vera e propria “isola di calore” nella torrida estate torinese, sono in condizioni “critiche” e pertanto vanno abbattuti, per sostituirli con nuove piantumazioni, ovvero dei peri ornamentali che, oltre ad impiegare anni per arrivare allo stesso livello di crescita, non garantirebbero l’assorbimento della stessa quantità di CO2 rispetto agli aceri che il Comune vuole abbattere e, inoltre, non garantirebbero la stessa ombreggiatura date le piccole dimensioni.

“Decide”, perché in realtà non c’è alcuna analisi scientifica rispetto allo stato di “malattia” degli aceri. Infatti, è bastato un semplice accesso agli atti da parte della cittadinanza, rispetto ai dati dell’ufficio del Verde Pubblico -in particolare rispetto alle schede di classificazione obbligatoriamente redatte a cura dello stesso ufficio- per constatare che gli aceri di corso Belgio sono in buona salute, e non a fine ciclo, come sostiene il Comune.

Insomma, l’ennesima vicenda di distruzione del verde cittadino, che sembra diventata l’unica vera bussola della giunta comunale: lo dimostrano i casi della Pellerina, del Meisino, del parco Artiglieri da Montagna, del prato di Parella e la lista potrebbe continuare. Il tutto con buona pace di Sinistra Ecologista, che in ogni singolo caso ha sempre votato compatta con il PD, salvo poi, per salvare la faccia, chiedere “delucidazioni”, lievi modifiche e altri cosmetici di questo tipo. Sembra proprio che il soggetto davvero rappresentato dalla giunta non sia quel (misero) 20% di torinesi che l’ha votata, bensì le lobby del mattone, dei supermercati e della gentrificazione.

Ma qualcosa stavolta è andato storto: un comitato di quartiere, tra i molti che stanno sorgendo ovunque in città per opporsi alla devastazione ambientale, si organizza e si mette di traverso: una settimana fa, un nutrito gruppo di residenti ha occupato lo spazio dove sarebbero dovuti avvenire i primi abbattimenti, salendo anche sugli alberi. Sulle prime la risposta dell’amministrazione è stata quella che abbiamo visto in ognuna di queste situazioni: militarizzazione e schieramento di un imponente dispositivo di polizia. Resosi infine conto della determinazione dei e delle residenti, il Comune è costretto a fare frettolosamente marcia indietro, comunicando a reti unificate che è stata trovata una “mediazione” che però non rappresenta altro che l’ennesima farsa. Infatti, la “mediazione” propagandata dal Comune, che consisterebbe solo in una parziale e insufficiente modifica del progetto e nello slittamento dei lavori all’autunno, non è stata minimamente concordata con i cittadini che continuano ad opporsi al progetto di sostituzione degli alberi in tutte le sue varianti.

Ricapitolando, il Comune ha prima liquidato gli alberi come “a fine ciclo vitale”, per poi definirli “malati” una volta smentito dai cittadini, per poi essere smentito nuovamente sempre sulla base di dati scientifici, per poi in ultima istanza scaricare la colpa in modo maldestro sull’amministrazione precedente.
Tutti i voltafaccia e gli scaricabarile del Comune, incalzato dai cittadini, denotano l’arroganza di un’istituzione che non contempla il confronto democratico all’interno delle sue decisioni, convinta probabilmente che la cittadinanza sarebbe rimasta indifferente a guardare.

Inoltre, questo modus operandi getta luce sulle modalità e le priorità di una spesa pubblica che, invece di partire da un’analisi dei bisogni della cittadinanza, si lancia all’inseguimento delle scadenze dei fondi europei (in questo caso React Eu, un’integrazione del PNRR) al fine di perseguire due obiettivi principali, il taglio della spesa pubblica e la gentrificazione dei quartieri periferici.

Infatti, la tipologia di albero che il Comune vorrebbe introdurre, rispetto agli attuali aceri, necessiterà di una manutenzione di gran lunga minore, generando un risparmio sul medio-lungo periodo per le casse comunali a spese della collettività.
Accanto a questo, l’ossessione del Comune per queste operazioni di “riqualificazione”, ovvero “rifare il look” ai quartieri adiacenti alle zone universitarie, si inserisce nel progetto di turistificazione e gentrificazione della città portato avanti dalla giunta, allo scopo di attrarre turisti e studenti ricchi in quartieri tirati a lucido. A pagarne il prezzo, ovviamente, saranno i residenti che vedranno aumentare il costo della vita e degli affitti proporzionalmente al diminuire dell’ombra sui viali, sacrificata ad un distorto ideale di “bellezza”.

Salta all’occhio, a questo proposito, come non si badi a spese quando si tratta di regalare soldi ai privati con grandi eventi, come Eurovision, che alimentano gentrificazione, speculazione immobiliare e lavoro povero.

In conclusione, grazie alla mobilitazione popolare è stato messo in crisi il modello della devastazione ambientale in salsa PD e la sua propaganda, rendendo manifesta tutta l’inconsistenza e l’ipocrisia di quei gruppi che si definiscono “ecologisti” solo per salvare l’immagine di un blocco di potere cittadino ormai in putrefazione.

Una piccola inversione di rotta che sosteniamo e che ci auguriamo possa estendersi a tutti gli altri scempi che si vogliono portare avanti sul suolo pubblico, ma per sostenere la quale sarà necessario continuare a mobilitarsi e vigilare.

Da corso Belgio, al Meisino, alla Pellerina, la lotta continua!

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