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[CAMPANIA] DI TERRA DEI FUOCHI CI SI AMMALA E SI MUORE!

L’Istituto Superiore di Sanità, dopo un lavoro di ricerca svolto dal 2016 insieme alla Procura di Napoli nord, afferma che nella “Terra dei fuochi c’è una relazione causale o di concausa tra la presenza di siti di rifiuti incontrollati e l’insorgenza di malattie”.

E’ almeno da trenta anni che comitati territoriali, associazioni ambientaliste e singoli cittadini denunciano la correlazione tra l’inquinamento dei loro territori derivanti dalla presenza di rifiuti illeciti e pericolosi ed il grave aumento di insorgenza di patologie acute e croniche comprese quelle tumorali. Tutto inutile ! Da allora ad oggi in ordine di tempo:

Ma responsabili di questo disprezzo per la salute dei cittadini non sono solo le Istituzioni, o meglio i politici che la occupano, ma anche gli imprenditori che sversavano e sversano i loro veleni con la complicità dei vari attori dell’economia criminale campana ed il silenzio di chi doveva tenere gli occhi aperti ed invece li ha tenuti chiusi.

Anche Potere al Popolo ha sempre denunciato l’inquinamento ambientale e la sua correlazione con l’insorgenza di patologie acute e croniche che nelle aree a nord ed a est di Napoli ed a sud di Caserta assumono proporzioni estremamente gravi che appaiono ancora più evidenti laddove vi sono condizioni di fragilità sociale economica e culturale.

Patologie tumorali, malattie respiratorie, cardiovascolari, su base immunitaria e gastroenteriche sono in forte aumento laddove c’è inquinamento e certamente la situazione non migliora in presenza del Covid. Non aiuta poi la grave situazione, storica ed attuale, della sanità in Campania: LEA non rispettati, riduzione dei posti letto, taglio dei servizi territoriali, mancanza di turnover di figure professionali, spostamento dei servizi sanitari verso il privato.

Al fine di contenere gli effetti dell’inquinamento occorrerebbe procedere ad un’ampia caratterizzazione del territorio ed all’analisi delle matrici ambientali (falde acquifere, aria, suolo) da condursi in collaborazione fra le università e le asl per valutare definitivamente quale sia stato l’impatto sulla popolazione e sui territori di 30 anni di gestione illegale e criminale del ciclo rifiuti. Individuare le no food aree agricole, incentivando la sostituzione delle colture preesistenti con altre, disinquinanti, non certo destinate al consumo alimentare (ad es. la canapa).

Occorrerebbe altresì un intervento chiaro e immediato per l’attuazione delle bonifiche dei siti inquinati (SIN) imponendo alle aziende responsabili il principio “chi inquina paga”. Dovrebbe quindi essere definita la messa in mora dei soggetti che ai termini di legge hanno l’obbligo di procedere ai ripristini ambientali, come previsto anche dalla legge 68/2015 sugli ecoreati.

Per i siti già censiti – la cui onerosa attività di bonifica è già posta in capo alla collettività in assenza di individuati responsabili dell’inquinamento – è estremamente urgente procedere quanto meno con la massima tempestività alle operazioni di messa in sicurezza che evitino il propagarsi dell’inquinamento ai terreni e alle falde circostanti e il conseguente disastro ecologico.

A parte la gestione della attuale crisi pandemica con le necessarie misure di contenimento del contagio e la pianificazione della vaccinazione di massa, per contrastare il collegamento tra inquinamento territoriale ed insorgenza di malattie e salvaguardare così la salute degli abitanti della Campania occorrerebbe un Piano Sanitario che preveda:

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