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VALDITARA, LO RUSSO, CHIAUZZA: LA RISPOSTA MIOPE DI UNA CLASSE POLITICA DI FRONTE ALLE RICHIESTE DI UNA GENERAZIONE

einstein torino occupato

In questi giorni alcuni genitori degli studenti e delle studentesse dell’Einstein hanno inviato una lettera alla dirigenza dell’istituto e agli organi di stampa in cui denunciano il clima che si è creato a scuola a seguito dell’atteggiamento che il preside ha avuto nei confronti dell’occupazione. Esprimiamo la nostra solidarietà e vicinanza sia ai genitori che ai ragazzi, a maggior ragione di fronte al comportamento intimidatorio tenuto dal Dirigente Marco Chiauzza sia nel corso dell’occupazione, sia nei Consigli di classe che sono seguiti.

Chiauzza infatti, non solo ha permesso l’ingresso delle forze dell’ordine, additando poi gli studenti come violenti e squadristi, ma ha poi cercato in tutti i modi di fomentare un clima di divisione e paura fra gli studenti, arrivando a chiamare un contro-presidio in un’altra sede delle scuola al quale hanno partecipato pure i fascisti di Azione studentesca.

L’epilogo di questa vicenda lo abbiamo visto: il dirigente il 16 febbraio ha convocato i consigli di classe straordinari per quattro studenti che lui stesso ha individuato come “agitatori” della protesta, per poi infliggere loro 6 in condotta e diversi giorni di sospensione. Una mossa da vero preside-sceriffo, che mira a colpirne quattro per educarne cento a piegare la testa, ad accettare questo modello di scuola e di società in cui nessun pensiero critico né opposizione è contemplata.

Scrivono i genitori: «I nostri figli non erano lì a occupare una scuola (muri, aule, scale), erano lì ad occuparsi del proprio futuro, in una maniera, una forma che nessuno offre loro mai. Erano lì perché vogliono essere protagonisti attivi della propria vita e quale sede migliore per esprimere le proprie idee, per costruire reti sociali se non la scuola, dove tutto ciò che imparano (dalla filosofia, alla storia, alla letteratura, alla fisica…) è un meccanismo per ragionare? A noi sembra che una scuola che punisce i ragazzi che dissentono, che protestano organizzando momenti di discussione e riflessione sia una scuola che si ritorce contro la sua stessa natura».

La scelta degli studenti è stata coraggiosa, soprattutto alla luce di una società che produce disinteresse fra i giovani, sfiducia verso la politica (i dati sull’astensionismo stanno lì a dimostrarlo) e  in cui l’individualismo fa da padroni. Un meccanismo che i ragazzi hanno scelto di provare a scardinare a partire da quei luoghi che vivono tutti i giorni provando a percepirsi come collettività.  Si sono chiesti da dove nascono i problemi della scuola, che cosa devono aspettarsi dal mondo esterno fatto di guerra e miseria, quali sono stati nella storia degli esempi di resistenza concreta e partecipata che hanno inciso nella realtà.

Ma anche quali sono i responsabili di queste problematiche che ovviamente hanno nomi e cognomi, a cominciare dal ministro Valditara. Un ministro che ha fatto dell’umiliazione e della meritocrazia un baluardo dell’educazione. Lo stesso che, invece di condannare il gruppo fascista di Azione Studentesca che pesta davanti alla scuola di Firenze gli studenti antifascisti, è arrivato a minacciare la preside dell’istituto che ricordava con una circolare l’importanza di non rimanere indifferenti di fronte a simili aggressioni.

La reazione avuta sia da Valditara, sia dal sindaco del Pd Lo Russo che ha condannato gli studenti del collettivo, nonché il comportamento del dirigente dell’ Einstein (candidato alle amministrative con Sinistra Ecologista), ci danno uno spaccato di quale sia il clima all’interno delle scuole del nostro paese e di come la classe politica, da destra a sinistra, reagisca di fronte alle rivendicazione dei giovani che si organizzano per conquistarsi un futuro dignitoso.

Davanti a un modello di scuola che negli ultimi anni non ha fatto altro che piegarsi agli interessi delle aziende mandando al macello gli studenti in alternanza scuola-lavoro, che educa all’obbedienza e all’individualismo e che soffre di carenze strutturali (ancora di più quando si decide di investire miliardi nelle spese militari e quasi nulla nell’istruzione), l’unica  risposta che la politica ha saputo produrre è della repressione del dissenso.

Per questa ragione come Potere al Popolo saremo sempre solidali con gli studenti e le studentesse che si organizzano per ribaltare questo modello di scuola.

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