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Manifestazione contro il gassificatore a Empoli!

manifestazione contro il gassificatore a empoli

Da qualche anno ormai, le periferie toscane stanno rifiutando di farsi tappeto per la polvere del centro, delle città-vetrina. Nell’Empolese per esempio, già cimitero di fanghi tossici derivanti dalle produzione di borse, giacche, scarpe in pelle e cuoio delle vetrine del centro, con cui è stata costruita la strada regionale 429, compare lo spettro del gassificatore, un impianto che avrebbe l’obiettivo di produrre gas dal rifiuto indifferenziato non dell’Empolese Valdelsa ma di tutta la Toscana.

Ma è lì, nelle periferie, che vivono lɜ lavoratorɜ, la maggioranza delle persone, quelle che con i loro corpi i territori li vivono, a differenza dei capitali degli azionisti.

Per la vicenda keu, la regione e gli amministratori locali sono riusciti a far passare gli interessi dell’associazione conciatori e della ndrangheta in sordina, di nascosto come fanno i ladri, e si è saputo troppo tardi quando il danno era già fatto grazie alle indagini della magistratura.
Questa volta però, non hanno fatto i conti con le persone che sui territori, intorno alla vicenda keu e non solo, in questi anni si sono organizzate, mettendo insieme le loro competenze tecniche ma anche ciò che hanno capito della politica locale e non: che bisogna stare attentɜ, perché la delega del voto, specialmente in questo sistema, non garantisce da sola la tutela dei diritti, della salute, dell’ambiente dei nostri territori e di chi li abita. Ecco allora che nonostante la scarsissima informazione sui media, il controllo popolare ha portato l’attenzione di tuttɜ su due progetti che stavano passando nelle stanze della regione e dei comuni: la multiutility e il cosiddetto “distretto circolare”, che di green ha solo il nome.

Così con volantini, striscioni, tam tam sui social e passa parola, prima decine e poi centinaia di persone si sono affollate nelle Case del Popolo per informarsi, discutere e organizzarsi insieme a tecnici senza interessi economici.

Laddove la comunicazione delle istituzioni era di parte, in una confusione di ruoli tra politica e privati che si avvale di ampie zone grigie lasciate, si teme di proposito, dalla politica e dalla legge già vista anche nell’inchiesta keu, laddove la scarsità di materiale pubblicato e gli incontri ufficiali avevano lasciato un vuoto, l’organizzazione dal basso è stata in grado di avanzare rivendicazioni sia formali che politiche avanzate.
Di fronte alle risposte talvolta assenti, altre volte vergognose, altre ancora denigranti, come solo chi parla dall’alto del proprio privilegio può fare, arrivate dall’alto, questo sabato i cittadini sono scesi in piazza compatti e a migliaia. Il loro messaggio? “Sui territori decidiamo noi! Senza la gente non si decide niente!”
Una lezione di democrazia vera da cui chi riempie le stanze del potere dovrebbe imparare… o di cui dovrebbe avere paura.

Perché le persone iniziano a capire che non si tratta solo di un impianto potenzialmente pericoloso e che risponde ad una visione del mondo che guarda al passato. Si tratta di un sistema che non è realmente democratico e che mette il profitto di pochi prima delle persone. Che guarda al rifiuto solo come rifiuto, magari come responsabilità dell’individuo, e non come frutto di politiche economiche che hanno da tempo fatto tre passi indietro sul controllo della produzione e del privato, sulla tutela ambientale e dellɜ classi popolari. Si tratta di accentramento e privatizzazione dei servizi già negli anni mutilati da tagli e svendite, che nella multiutility verranno quotati in borsa e lasceranno in futuro mani ancora più libere per la costruzione di opere dannose, inutili, costose e che non rispondono ai reali bisogni della gente, come il gassificatore.

Non siamo più disposti ad accettare questa direzione, vogliamo invertirla e sempre più persone non sono più disposte a delegare decisioni così rilevanti sulle nostre vite.

Soprattutto, le persone stanno capendo che è non è vero che è tutto inutile, ma anzi, che insieme vinceremo.

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