“Scegli, mo dabòn!”, è lo slogan che abbiamo scelto per questa campagna elettorale, uno slogan in dialetto, una lingua plebea, adatta ad esprimere in maniera precisa questo concetto. Scegli ma davvero. Abbiamo scelto di tradurre questa espressione in diverse lingue parlate dagli stranieri che vivono qui, perché negli anni il dialetto è stato usato anche come linguaggio escludente, il simbolo di un’identità da difendere, mentre per noi è importante che questa espressione sia patrimonio proprio di tutti, crediamo nelle identità fondate sulla condivisione del futuro oltre che del passato. E il futuro che vediamo per Parma è in netta controtendenza con quel mix di privatizzazioni e cemento che ha caratterizzato la nostra città nell’ultimo trentennio, inondando di cemento la città con conseguenze ambientali gravissime e che ha visto le disuguaglianze crescere.
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Una città che parta dalla spesa sociale sia per quanto riguarda la riorganizzazione dei servizi sociali oggi pesantemente sotto organico – chiunque abbia avuto bisogno di un’assistente sociale lo sa bene – sia nell’idea che spetti al pubblico indicare una rotta e organizzare una strategia per affrontare la grave crisi che ci si prospetta. Una capacità di visione che trovi nell’urbanistica la forza per porre un freno alla speculazione immobiliare che ha guidato le scelte di crescita urbana da Ubaldi in poi, tramite le opportune leve fiscali. Una città che non scelga di derubricare a semplice problema di ordine pubblico o il problema giovanile, che sappia andare oltre la triste definizione giornalistica di babygang e sappia guardare al fenomeno con attenzione: se pensiamo ai giovani come utenti da prendere in carico o da marginalizzare, non risolveremo il problema, è trent’anni che sulla sicurezza la destra e il Pd dicono le stesse cose. E se provassimo a guardarli come a cittadini?
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