Il 24 luglio si è svolto al Mise il quarto tavolo di negoziazione tra la Whirlpool, i sindacati e il Governo. Da questo tavolo non è uscita alcuna risoluzione definitiva, tuttavia si è aperta una importante possibilità di contrattazione con l’azienda su diverse ipotesi per il mantenimento della produzione e dei livelli occupazionali a Napoli.
Al termine del tavolo, il capo del governo Conte ha dichiarato alle Camere che “il governo ha proposto uno strumento normativo per far rimanere la Whirlpool a Napoli e salvaguardare i livelli occupazionali”.
In cosa consiste questo strumento? Decontribuzione di 17 milioni di euro per i prossimi 15 mesi con sgravi fiscali sugli oneri per contratti di solidarietà. Crediamo che questa proposta sia largamente insufficiente e non offra nessuna garanzia ai lavoratori che la multinazionale non possa, come ha già fatto in passato, “fare cassa” e poi, dopo qualche tempo, tornare a “pianger miseria”, riaprire la crisi aziendale e minacciare ancora una volta chiusura, svendita o licenziamenti. Il Governo non ha dichiarato ancora come vincolare la Whirlpool a rimanere a Napoli nel lungo periodo, limitandosi a proporre una decontribuzione che potrebbe favorire l’Azienda per un paio di anni, dopo i quali si ritornerebbe al problema di oggi.
“Tra le ipotesi presentate – specifica una nota del Mise – è stato deciso di proseguire il confronto su quelle che prevedono di investire nei prodotti di alta gamma, di spostare in Italia alcune produzioni realizzate all’estero e di individuare una nuova mission per il sito di Napoli, attraverso la realizzazione di un nuovo prodotto”.
Da parte sua, l’Azienda ha reso noto che gli “investimenti nelle lavatrici di alta gamma”, ovvero in “un segmento di mercato in forte difficoltà da diversi anni”, e i “trasferimenti di produzione da siti […] EMEA” avrebbero “potenziali ripercussioni […] sulla profittabilità dell’Azienda nella Regione EMEA”, sicché “queste soluzioni sarebbero in grado di garantire solo parzialmente i posti di lavoro, dimostrandosi quindi non sostenibili nel medio-lungo termine”.
In sostanza la Whirlpool resta sulle sue posizioni e rifiuta le richieste degli operai e dei sindacati, mettendo vergognosamente il profitto privato davanti agli interessi dei lavoratori e delle famiglie implicate. Secondo quanto scrive l’Azienda “solo un nuovo progetto industriale e un nuovo prodotto” saranno “in grado di ridare nuova linfa al sito.” L’Azienda, dunque, insiste su una ipotesi di riconversione del sito produttivo di Napoli, che ci sembra inaccettabile, poiché aprirebbe un lungo periodo di cassa integrazione, formazione delle maestranze e reindustrializzazione del sito produttivo che non dà alcuna garanzia di riuscita, né, quand’anche portato a compimento, di trovare uno sbocco di mercato per le nuove produzioni.
Il caso della ex Embraco di Riva di Chieri parla chiaro, a un anno dall’accordo firmato dal gruppo Whirlpool con la Ventures soltanto 187 dei 413 operai dello stabilimento sono stati riassorbiti e i sindacati esprimono significative perplessità sulla riuscita della reindustrializzazione.
Intanto, dalle pagine de Il Mattino la Whirlpool fa sapere che accoglie l’interessamento di Giovanni Battista Ferrario, ex direttore generale di Italcementi, pronto a costruire nel capoluogo campano container frigoriferi. Le prime indiscrezioni dicono che Ferrario investirebbe 30 milioni, mentre altri 20 milioni li metterebbe Whirlpool sia per facilitare la ristrutturazione delle linee aziendali sia per prendere una quota della nuova azienda. Anche questo è uno scenario già visto. Potrebbe scattare anche per Napoli l’“operazione Amiens” dove la Whirlpool ha dato 7,5 milioni a un privato per disimpegnarsi e favorire la riconversione, che dopo un anno di attesa ha portato alla chiusura dello stabilimento e al licenziamento collettivo.
Quindi l’azienda dichiara che per quanto le riguarda esistono solo due delle cinque soluzioni presentate al Mise: vendere (nulla di nuovo) o dare inizio a una riconversione che si promette di garantire l’occupazione di tutti i lavoratori, come lo aveva promesso ad Amiens e a Riva di Chieri ovviamente.
Il quadro appena descritto impone di non abbassare la guardia e continuare a mettere in campo ciò che di buono questa battaglia ha finora espresso: la determinazione, l’unità e la forza degli operai uniti alla dedizione e alla solidarietà di quanti si sono impegnati al loro fianco. Bisogna continuare su questa strada per portare a casa un preciso obiettivo: il mantenimento di tutti i posti di lavoro, con o senza la volontà della Whirlpool. Se la Whirlpool non crede di essere in grado di garantire tale orizzonte, allora sia lo Stato a tutelare l’occupazione, con o senza un privato a fare profitti: ci interessa che nessun posto di lavoro venga perso, non che un privato faccia profitti speculando sui destini degli operai.
Siamo fiduciosi che le soluzioni esistano e che questa vertenza possa essere vinta a patto che si garantiscano due condizioni fondamentali che hanno fatto la forza di questa lotta finora: 1) la determinazione e l’unità degli operai nel portare avanti questa vertenza con intelligenza, ma anche, se necessario, con maggiore decisione e combattività; 2) l’impegno dei sindacati ad agire conseguentemente con le posizioni assunte di difesa della piena occupazione nella continuità produttiva.
Ci appelliamo dunque al governo e ai sindacati perché escludano dapprincipio dai tavoli di negoziazione l’ipotesi della riconversione e diano forza alle richieste operaie di mantenimento della piena occupazione nella continuità produttiva.
Se quest’ultima ipotesi dovesse rivelarsi irrealizzabile per l’ostinazione dell’azienda a perseguire la vendita o la riconversione, sarebbe necessaria una risposta politica netta e determinata da parte del governo nel considerare: tanto sanzioni economiche serie verso la Whirlpool, perché chi gioca con la vita dei lavoratori non può rimanere indenne; quanto la realizzazione di un nuovo piano industriale mediante l’intervento diretto dello Stato e la nazionalizzazione dell’azienda. Se non possiamo fidarci di quanti perseguono il profitto privato contro gli interessi dei lavoratori e delle loro famiglie, il garante effettivo deve essere lo Stato!
Di fronte alla determinazione dei lavoratori Whirlpool i sindacati e il governo non possono e non devono fare alcun passo indietro. Dare spazio all’idea di una riconversione rafforzerebbe la posizione della Whirlpool e indebolirebbe quella degli operai. Questo non possiamo permetterlo a nessuno.
Intanto abbiamo guadagnato tempo prezioso per riorganizzarci e chiarirci le idee. Il timore più grande era quello di attraversare l’agosto, di dover mantenere la mobilitazione su livelli difficilmente sostenibili. Ora, di certo, potremo superare l’estate con la certezza che a settembre ci sarà un altro tavolo al Mise, in cui la Whirlpool dovrebbe presentare il nuovo piano industriale. Soltanto allora avremo le idee chiare sulla reale volontà dell’azienda e sull’affidabilità o meno del Governo nel dare una risposta politica seria a questa vertenza. Se la volontà dell’azienda e la risposta governativa non dovessero corrispondere alle richieste degli operai sarà compito dei lavoratori riuscire a imporre con la forza il principio che “i posti di lavoro vengono prima del profitto di una multinazionale” e per questo vanno salvaguardati a ogni costo.
Come Potere al Popolo non mancheremo di farci trovare al loro fianco ancora una volta.