di Comunisti in erba
In un progetto radicale e antiliberista che propone una vera alternativa di società, il mondo della canapa non può mancare: quando si parla di canapa si parla di diritto alla salute, di contrasto alle mafie, di antiproibizionismo, ma anche di potenzialità economiche, di ambiente (bioplastiche, biocombustibili, bioedilizia, bonifica dei terreni inquinati, ecc.), di ricerca scientifica, di industria tessile e alimentare. Si parla quindi anche di lavoro. Per questo pensiamo che nel programma un piccolo spazio vada dedicato a questo tema. Il ritorno alla coltura della canapa (con cura e potenziamento di tutta la filiera) e la sua liberalizzazione costituirebbero una vera rivoluzione culturale ed economica e potrebbero diventare il punto di partenza per la costruzione di un mondo migliore.
Il tema che pensiamo sia più urgente da affrontare è quello dell’uso terapeutico della cannabis. Studi medici internazionali stanno dimostrando le molte applicazioni dei principi attivi di questa pianta per la cura di un numero sempre maggiore di patologie e comunque come strumento per migliorare la qualità della vita dei pazienti. Risultati significativi si stanno ottenendo in campo neurologico, geriatrico e nella terapia del dolore, solo per fare alcuni esempi; in campo oncologico gli studi sono moltiplicati negli ultimi anni e in alcuni casi l’ipotesi di aver trovato un rimedio efficace anche come cura è sempre più sostenuta.
Ovviamente in Italia i paradossi sono più di uno: intanto si sostiene il principio che la cannabis può essere prescritta quando il paziente è “farmaco resistente” alle altre cure o comunque non può prendere le medicine tradizionali; inoltre non tutte le regioni hanno approvato normative specifiche e comunque anche in questi casi le patologie previste per la somministrazione gratuita sono limitatissime. La conseguenza è che, come al solito, chi è ricco può scegliere: con la semplice prescrizione, infatti, il paziente si trova a dover sostenere dei costi elevati, molto più alti di quelli della criminalità organizzata. Come ulteriore aggravante è stato appena approvato l’aumento (spropositato) del costo dei preparati galenici. Inoltre non è garantita la continuità terapeutica: l’inizio della diffusione della cannabis terapeutica ha portato a un aumento della richiesta che le forniture ufficiali non sono state in grado di soddisfare. È bene puntualizzare che il mercato illegale non solo arricchisce le mafie e la criminalità, ma non da alcuna garanzia sul prodotto (la pianta purifica il terreno: se coltivata in zone inquinate, il consumatore si trova ad assumere insieme ai principi attivi, per esempio, anche i metalli pesanti). Per questo sarebbe importante coinvolgere altri soggetti, oltre l’Istituto farmaceutico militare di Firenze, nella produzione e prevedere forme di autoproduzione individuale e collettiva (come in Spagna).
Sarebbe fondamentale sostenere con forza la decriminalizzazione di qualsiasi uso della cannabis: continua questa forma assurda di proibizionismo che, anche secondo il parere delle autorità competenti, è assolutamente inutile e inefficace. È stato calcolato che si sottrarrebbero alla criminalità 10 miliardi di euro l’anno, oltre ad alleggerire le presenze all’interno delle carceri e dei fascicoli in attesa di giudizio.
Infine è bene ricordare che l’Italia era il secondo produttore mondiale di canapa e la canapa alimentava un importante segmento dell’economia; come stanno facendo già altri stati, bisognerebbe tornare alla sua coltivazione diffusa, incrementando la filiera e la ricerca, per costruire una società migliore ed ecosostenibile.
CONTRIBUTO DEI COMUNISTI IN ERBA AL PROGRAMMA DI POTERE AL POPOLO
Comunisti in erba è un gruppo nato su iniziativa di Giovanni Osvaldo, il primo paziente che in Toscana ha avuto accesso alla cannabis terapeutica gratuita. La finalità del gruppo è quella di dare informazioni sul mondo della canapa e in particolare sull’uso terapeutico.