Nei giorni scorsi, grazie ai pieni poteri assunti da Orban, è stato sferrato un gravissimo attacco alle donne.
Il parlamento ungherese non ha ratificato la Convenzione di Istanbul, strumento che va nella direzione della prevenzione e del contrasto delle violenze degli uomini contro le donne, adottata dal Consiglio d’Europa nel 2011 e sottoscritta dall’Ungheria nel 2014.
Le motivazioni con cui l’Ungheria ha optato per la non ratifica sono degne del peggior patriarcato sessista e integralista che si possa immaginare nel secolo attuale: la Convenzione, secondo il partito conservatore del neofascista Orban, Fidesz, e il partito popolare cristiano cosiddetto democratico Kdnp, favorirebbe l’immigrazione clandestina e l’ideologia gender.
Era un po’ di tempo che non tornava alla ribalta il tormentone dell’ideologia gender. È tornato nel peggiore dei modi e svela tutta la pericolosità delle destre integraliste europee, visto che, oltre a non ratificare la Convenzione, il parlamento ungherese chiede che si faccia pressione sull’UE perché faccia retromarcia sulla convenzione in particolare, sui diritti delle donne evidentemente in generale.
Orban con la scusa della pandemia ha assunto pieni poteri e, sostenuto dagli integralisti cristiani, sta riportando l’Ungheria nel buio delle caverne visto che la sua politica si fonda sulla negazione della libertà di stampa, sulla costruzione di muri per impedire il passaggio di persone immigrate, su posizioni islamofobe, su omofobia ai limiti del patologico, su evidenti ritorni al passato in termini di diritti delle donne.
Orban è quel dittatore che piace tanto al nostro Salvini e alla nostra Meloni. Non possiamo infatti dimenticare le dichiarazioni rilasciate da Salvini e da Meloni per la “scelta democratica” del Parlamento ungherese di affidare i pieni poteri A TEMPO INDETERMINATO al premier magiaro. Non possiamo però dimenticare che anche Adolf Hitler e Benito Mussolini furono “democraticamente eletti”, così come le leggi fasciste furono approvate dalle Camere e dal Re e trascinarono l’Italia nell’orrore della dittatura nazi – fascista.
Né possiamo dimenticare le anacronistiche e pericolose campagne contro il gender che periodicamente vengono lanciate anche nel nostro paese, come suggello di conferma dello stretto legame tra le destre fascioleghiste di casa nostra e le destre oscurantiste e integraliste di Europa e Stati Uniti.
È il caso dunque di manifestare piena solidarietà alle donne ungheresi, ma anche di allertare e allertarci per il grave rischio che corre anche il nostro paese se si concede troppo spazio e accesso al potere alle destre che, in nome di un cattolicesimo estremo e spesso folcloristicamente esibito, vogliono consolidare ancor di più il potere patriarcale in una società eteronormata e costruita a sostegno e promozione della “famiglia tradizionale” in cui gli stereotipi di genere vengono confermati e coltivati.
Non possiamo permetterci di smettere di lottare con le donne e per le donne perché la lotta per la pari dignità di uomini e donne, per l’abbattimento degli stereotipi di genere, per il contrasto a ogni forma di discriminazione in base a sesso o a orientamento sessuale è lotta di civiltà ed è lotta per il compimento della democrazia.