Pochi minuti fa è esploso il Deposito di stoccaggio dell’Eni a Pratignone vicino ai Gigli.
L’esplosione è stata talmente forte che ha mandato in frantumi i vetri delle abitazioni limitrofe. Il boato si è sentito fino a Prato e Firenze, dove sono tremate le pareti delle case. La protezione civile ha diramato un’allerta invitando le persone a restare al chiuso a causa della colonna di fumo tossica. Il danno ambientale e alla salute dei cittadini è evidente, il fumo tossico avrà sicuramente ripercussioni per gli abitanti della piana anche nei prossimi giorni.
I giornali parlano già di vittime. Molte. Morti e feriti.
È l’ennesima ferita inflitta al nostro territorio che si doveva evitare. Perché i rischi di esplosione del deposito si conoscevano bene e da anni, se ne parlava già nel 2020 in numerosi articoli (ad esempio https://www.perunaltracitta.org/homepage/2020/11/03/maurizio-marchi-tutti-i-rischi-del-deposito-eni-di-calenzano/ ).
Non si tratta di “incidente”, è l’ennesimo atto di guerra contro la nostra gente. È l’ennesima strage perpetrata in nome del profitto, in una guerra combattuta con le armi della deregolamentazione, dell’impunità e del ricatto tra vita e lavoro.
È il momento di rispondere. È il momento di puntare il dito contro l’intera classe dirigente di questo paese. Perché padroni, governo Meloni e amministrazioni locali sono complici di questo massacro.
Per questo con USB avevamo chiesto a gran voce l’introduzione del reato di omicidio sul lavoro. Vergogna al governo Meloni e a tutte quelle forze politiche che si sono espresse contro o hanno fatto finta di niente.
Alla guerra si risponde con la resistenza. È ora di preparare la controffensiva.
Queste stragi si devono impedire!
Il 13 dicembre sarà sciopero generale e generalizzato. Saremo in piazza anche per fermare la strage.
Potere al Popolo Toscana