Verso e oltre la mobilitazione del 17 dicembre alla regione toscana contro la nuova base militare e per le dimissioni di Lorenzo Bani
Giá da alcuni anni le classi dominanti in Europa, nella loro incessante ricerca del profitto, hanno inaugurato una nuova stagione di militarizzazione dei territori, della società e dell’economia. Questo processo si sviluppa ai danni delle classi lavoratrici sia all’interno, dove il riarmo sottrae investimenti alla spesa sociale e all’industria civile, sia all’esterno, in ogni regione del mondo toccata dalla devastazione incalcolabile della guerra.
L’escalation bellica sul piano internazionale apertasi dopo l’offensiva russa in Ucraina ha accelerato questo processo. Il Governo Draghi prima e il Parlamento poi hanno stanziato miliardi di euro in armi e sostegni militari a partire dai pacchetti Ucraina del Marzo 2022.
Con gli invii di armi approvati e mai osteggiati concretamente da tutto l’arco parlamentare è cominciata la svolta bellicista, andata di pari passo con il nuovo piano di finanziamento del settore bellico verso la soglia del 2% del PIL. Dal Partito Democratico e i suoi satelliti, ai fascisti di FDI, passando dalla Lega, FI e Movimento 5 Stelle, c’è stato un accordo unanime nel momento decisivo in cui decidere se fare il passo in avanti e avviare il paese in guerra e dentro l’economia di guerra.
Oggi la svolta alla partecipazione alla guerra sta diventando sempre più concreta, così come la complicità con il sionismo nel genocidio dei palestinesi e nell’aggressione ai popoli del medio oriente.
La cortina fumogena della superiorità civilizzatrice, ambientalista e pacifista che caratterizza la retorica delle classi dirigenti europee si sgretola sempre di più davanti ai fatti, restituendo uno stato di cose in cui ai binari della guerra esterna trovano continuità con un attacco interno sempre più duro alle condizioni di vita materiali e alla possibilità delle popolazioni in occidente di esprimere ed esigere un’ alternativa alla corsa verso la terza guerra mondiale.
Lo scollamento tra i popoli e le politiche dei governi, oggi più che mai nel segno della guerra, ha toccato livelli mai visti negli ultimi trent’anni, a dimostrazione di una crisi di consenso ed egemonia su cui le soggettività politiche e sociali possono trovare terreno di aggregazione per rafforzare un movimento contro la guerra che porti in seno un punto di vista totalmente alternativo a quello del Capitale.
Sentiamo la necessità quindi di continuare ad interrogarci e confrontarci con chi ha espresso in questi ultimi anni alcuni dei punti di resistenza, per aumentare gli strumenti con cui poter rafforzare e organizzare sempre di più la costruzione di un’opposizione sociale e politica verso chi, alle nostre latitudini, rappresenta concretamente l’inimicizia alla pace, alla democrazia e alla possibilità di concepire i rapporti sociali e di produzione in senso progressivo e in armonia con la natura: all’imperialismo di casa nostra, i cui interessi sono ben rappresentati dai fascisti del Governo Meloni fino alla sinistra euro-atlantica della falsa opposizione.
Con questo obiettivo invitiamo al confronto per aggiornare l’analisi delle tendenze attuali della militarizzazione dell’economia e della società, e rafforzare la mobilitazione che porti all’allontanamento di quei responsabili politici che anche sul piano locale, in Toscana, sono complici di questo processo da cui è necessario liberarsi.
E per questo il primo appuntamento di mobilitazione che rilanceremo con l’iniziativa “Fermiamo la guerra in casa!” è quello del 17 dicembre, quando insieme al Movimento No Base saremo sotto al consiglio regionale per esigere le dimissioni del presidente dell’ente parco Migliarino San Rossore, che con Giani e il Partito Democratico rappresentano gli interessi della guerra nella Regione Toscana.
Potere al Popolo Toscana